È uscito il nuovo numero (19) della rivista Diritto e Libertà fondata e diretta da Mariano Giustino. Questo fascicolo è interamente dedicato alla Turchia. Di seguito pubblichiamo l’editoriale del direttore Giustino e il sommario del nuovo numero. Per informazioni: redazione@dirittoeliberta.it (Notizie Radicali, 25 maggio 2011)
Benvenuta Turchia! Sia benvenuta la Turchia nell’Unione europea. È il nostro sincero e convinto auspicio ed è la nostra speranza. Sarà, quello, un giorno nuovo per l’Europa. Ma il nostro non è solo un auspicio.
Con questo ampio e articolato numero di Diritto e Libertà vogliamo documentare il lungo percorso di un paese che si sta trasformando, e offrire un concreto contributo a che il negoziato di adesione acquisisca nuova vita e nuovo slancio, sollecitando le cancellerie europee a superare ostilità e diffidenze che si nutrono di immotivate paure e meschini egoismi; affinché entro l’importante e significativa data del 2023, anno in cui si celebrerà il 100° Anniversario della fondazione della Repubblica di Turchia, l’adesione sia il coronamento di quel cammino di libertà e di cambiamento.
L’ingresso della Turchia nell’Unione europea sarebbe un grande evento di democrazia e un potente fattore di dialogo e di pace per il mondo. Significherebbe che si invera nella realtà l’ambizioso progetto di libertà di un’Europa aperta al futuro e capace di sfide di indicibile bellezza. Sarebbe di inestimabile valore l’apporto di energie umane di questo paese dall’antichissimo retaggio culturale, che sta vorticosamente cambiando, divenendo strumento di pacificazione e di progresso in tutta l’area e quindi nel mondo. Di qui, la scelta di questo numero.
È necessario mettere da parte i risorgenti e arrugginiti pregiudizi del passato, che minacciano e umiliano le aspirazioni migliori dell’Europa, che rappresentano una triste regressione. L’ingresso della Turchia va nel segno di quei valori di federalismo e di democrazia indicati dai padri fondatori, e che Kant segnala come strumento fondamentale di pace e di possibile «pace perpetua».
Le 10 sezioni di questo numero di Diritto e Libertà diventano le tappe di un viaggio che svela e descrive il percorso difficile e inarrestabile della Turchia verso quella destinazione europea che la sua antichissima storia e le sue migliori speranze per il futuro, a buon diritto, reclamano con chiarezza e forza.
I contributi della prima sezione definiscono le ragioni dell’adesione, che sono ragioni di libertà e di democrazia ma che, al contempo, danno il giusto rilievo all’importanza dei fattori economici, alla rilevanza dei vicendevoli e indiscutibili vantaggi, attraverso le parole del ministro Egemen Bağış e di illustri parlamentari ed esperti.
Vi sono poi i saggi della sezione che si incarica di ricordare il fecondo intreccio di storia tra Bisanzio-İstanbul e l’Europa; l’importante ruolo svolto dalla Sublime Porta nell’emersione dell’assetto politico ed economico del Vecchio Continente; la sua politica coincidente con quella della Santa Sede nel comune obiettivo di ridurre l’interferenza delle potenze europee e dei loro protettorati religiosi. E che ricorda quando, con la guerra russo-ottomana, e a seguito della vittoria zarista, Roma dovette confrontarsi con i disegni panslavi di Pietroburgo, nella convinzione che a İstanbul si giocassero i destini dell’intero continente europeo: il sistema ottomano appariva infatti preferibile al nazionalismo etnico-religioso che si era manifestato nei Balcani e la dissoluzione dell’Impero lasciò un grande vuoto. E non si può non fare cenno alle Repubbliche Marinare, che in epoca bizantina crearono nuclei insediativi di quella comunità levantina e italiana che prosperò a lungo.
Nella terza sezione si delinea l’evoluzione dell’Islam turco nella sua unicità e singolarità: esiste infatti una molteplicità di Islamismi, che sono espressione di contesti sociopolitici precisi e che propongono diverse letture del testo e della tradizione. L’Islam turco è stato sempre avverso ai movimenti islamisti del Medio Oriente e non ha prodotto terrorismo; ha partecipato al processo democratico ed è entrato in un’era post-islamista, abbandonando ogni retorica antioccidentale e interiorizzando le norme democratiche. La Turchia – come emerge da questa sezione – è in una fase post-ideologica, in cui l’Islam e il secolarismo coesistono e si influenzano vicendevolmente in una dinamica di trasformazione. Essa ha prodotto la sua stessa modernità e rappresenta un percorso di democratizzazione alternativo che è organicamente collegato alla cultura locale, e dialogante con le norme e le idee locali.
Vi sono poi le pagine che ci informano del volo alto e profondo della politica estera del ministro degli Esteri Ahmet Davutoğlu, descritta nell’intervista che ha concesso a Diritto e Libertà. Una politica che interpreta un grande ruolo nella regione e nel mondo, che è consapevole della responsabilità che le assegnano l’antichissima storia e la peculiare collocazione geografica del suo paese. La Turchia sta vivendo ora il suo più intenso momento di occidentalizzazione dal Tanzimat ad oggi e tutta la sua politica estera si fonda su un retroterra di grande «profondità storica».
L’ambasciatore della Repubblica di Turchia in Italia, Hakkı Akil – che ha voluto a sua volta onorarci della sua firma – ha illustrato la vorticosa ascesa dell’economia del suo paese, che si trova nel mezzo di tre Continenti e guarda al traguardo del 2023 con l’obiettivo dell’ingresso tra le prime dieci economie mondiali.
Un’intera sezione riflette sulla necessità di una rapida soluzione federale e democratica per Cipro, per questa antica isola ricca di storia e di paesaggi, che vive un dramma che ha i contorni del grottesco e dell’assurdo.
E non manca il ricco e approfondito contributo di un’altra sezione sul cammino inarrestabile della Turchia verso la riforma della sua Costituzione e del suo ordinamento giuridico; e sul cambiamento che sta attraversando il maggiore partito di opposizione, il Partito repubblicano del popolo, tratteggiato in queste pagine dal suo leader Kemal Kılıçdaroğlu; sull’irruzione nella ribalta politica del Partito della giustizia e dello sviluppo, del primo ministro Recep Tayyip Erdoğan, che ben rappresenta la fase post-kemalista e post-islamista della politica turca. La sua sintesi comunitario-liberale riconcilia il libero mercato con i valori della comunità, le credenze religiose con il secolarismo, il locale con il globale. E noi auspichiamo che acquisisca nuovo slancio il processo di riforma che è in atto e che possano trovare una più compiuta affermazione Stato di diritto e rispetto delle libertà civili: non ultima, certo, quella di espressione.
Vi sono poi le pagine che descrivono le minoranze che abitano questo grande paese, che rappresentano una ricchezza umana e culturale di cui fare tesoro; che di questo paese che guarda a due, a tre continenti descrivono la complessità con uno sguardo che si perde nella storia.
E pagine che registrano le voci di due tra le più amate scrittrici turche: Elif Safak e İpek Çalışlar.
L’artista Bedri Baykam, pittore e scrittore turco, ha arricchito queste 440 dense pagine di Diritto e Libertà col contributo delle sue pregevolissime illustrazioni come quella che campeggia in copertina dando forma alle «Leggende di İstanbul». Baykam, considerato l’Andy Warhol della Turchia, è uno degli artisti e intellettuali turchi più noti al mondo e non ha voluto mancare al nostro importante appuntamento. Egli espone le sue opere soprattutto negli Stati Uniti e in Francia. In uno dei suoi libri più famosi, «Monkeys’ Right to Paint», pubblicato in turco e in inglese, ha portato alla luce il problema dei diritti degli artisti non occidentali e ha dunque criticato duramente l’atteggiamento intriso di miope pregiudizio di coloro che continuano a redigere una storia dell’arte che si snoda in un’unica direzione: quella occidentale. Lo ringraziamo dunque vivamente per questa sua preziosa partecipazione.
L’Europa – come dicevamo all’inizio – non può tradire tanta storia, tanta ricchezza e le speranze di un futuro migliore. Se lo facesse, tradirebbe innanzitutto se stessa e le sue più alte aspirazioni. Non può dunque mancare all’appuntamento con l’evento storico dell’arrivo dell’antichissima terra di Troia. Con Enea che giunge, questa volta, non sull’ancestrale terra del Lazio, ma per concorrere a dare vita ad un’Europa più grande, di più ambizioso progetto, che guarda alle vertiginose sfide che si dischiudono; che non esita dinnanzi alla grande svolta che attende tutta l’umanità.
Mariano Giustino
Benvenuta TURCHIA!
L’adesione, all’alba di una nuova Europa
Il sommario del n. 19 di DIRITTO & LIBERTÀ
Gli innegabili vantaggi dell’ingresso della Turchia nell’Unione europea
Le ragioni dell’adesione in un’Europa aperta
Un secolare intreccio di storia tra Bisanzio-İstanbul e l’Occidente europeo
Genesi e trasformazione dell’Islam turco
Un valore aggiunto su scala mondiale
Un laboratorio di politica economica alle porte dell’Unione europea
Cipro: al di là dei risentimenti, una soluzione federale
Dalla teoria della sovranità nazionale alla riforma democratica
Ricchezza di società civile e di minoranze
Una complessità storica di sinergismi culturali
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