Adesso si scopre che Berlusconi fa anche molta beneficenza, e non lo dice nemmeno: addirittura ha più di una casa attrezzata per farvi abitare ragazze prive di sostentamento e bisognose d'aiuto. Che nobile cuore!
Ad ogni cosa che dice, Berlusconi si manifesta sempre più come l'immagine di tutto ciò che di peggio vi è in un patriarca italico, ignorante, volgare, prepotente e bugiardo. È un particolare impasto di prepotenza e vigliaccheria, frutto della nostra storia, della peggiore.
Vorrei che ci fosse risparmiata almeno l'ipocrisia della “beneficenza”: lui se ne gloria; a me capita sempre di dire che ogni volta che dò qualcosa (ovviamente nei limiti delle mie modeste disponibilità di mezzi) mi vergogno, e mi vergogno anche se non dò, perché la mendicità non dovrebbe esistere. E Berlusconi avrebbe da fare altro che mettere su casini sotto veste di beneficenza (altra violazione della legge, perché la prostituzione in Italia non è un reato -e meno male che la legge della senatrice socialista Merlin esiste- ma fare il magnaccia cioè organizzare o indurre alla prostituzione invece lo è. Nelle relazioni sessuali tra umani non ci può essere passaggio di denaro).
È possibile che Berlusconi interpreti una opinione diffusa e che susciti più invidia che schifo e qui si scopre l'impasto di sesso e morbosità, ereditata dalla nostra cultura cattolico-tridentina ormai macerata e ridotta a meschinità. Soprattutto sessualità e politica risentono di questa impostazione, come è giusto che sia perché per la Chiesa tridentina Machiavelli viene travestito da Ragion di stato e la sessualità diventa sessuofobia e oppressione.
Credo sarebbe necessario risvegliare il femminismo e costruire un movimento per la libertà sessuale, composto da donne e uomini: ma purtroppo la sinistra in gran parte non si distingue su questi argomenti da un cattolicesimo gesuitico e non ha ancora capito che le relazioni libere sono un pezzo decisivo della rifondazione del comunismo. Non per nulla il primo articolo dello statuto del Prc dice che siamo anticapitalisti e antiopatrarcali: ma poi non è vero.
Lidia Menapace