Secondo il TAR della Lombardia, nel ricorso presentato dopo le elezioni regionali riguardanti le irregolarità formali (assenza di timbri, ecc.), non avevamo allegato «alcun principio di prova» o «elemento indiziario riferito a precisi fatti concreti». È irrilevante, per il TAR, il fatto che noi, non disponendo di copie dei moduli, potevamo solo riferirci a ciò che avevamo visto con i nostri occhi e che anche l'Ufficio elettorale stesso confermò quando furono costretti a rifare i controlli. Addirittura il TAR arriva a definire «privo di rilevanza» anche il conteggio che rifece l'Ufficio elettorale, e che rappresenta la certificazione da parte di un giudice della fondatezza del nostro ricorso. Il risultato è che quelle irregolarità sono certe e evidenti, ma che ci si è impedito di contestarle sia prima delle elezioni che dopo le elezioni.
Per quanto riguarda le firme false, secondo il TAR Lombardia il fatto di aver avuto finalmente l'accesso ai moduli non costituirebbe un fatto nuovo, meritevole di accogliere «motivi aggiunti» rispetto al ricorso iniziale, dal momento che già a febbraio avevamo potuto procedere, per nostra stessa «ammissione», «a un esame dettagliato dei moduli». Il TAR sceglie così di ignorare la differenza tra il fatto di poter esaminare migliaia di moduli (di tutte le liste) per sole tre ore da parte di quattro militanti radicali e invece il fatto di ottenere una copia da far esaminare per giorni da parte di un perito. Secondo il TAR infatti, dal primo esame che avevano potuto fare nella sede del tribunale, Cappato e Lipparini «avevano anche tratto alcune circostanziate illazioni che non pare possano considerarsi come semplicemente desumibili ictu oculi».
Insomma il TAR non può “considerare” che sia accaduto ciò che è esattamente accaduto, cioè che Lipparini e io abbiamo visto subito (icto oculi) che quei moduli erano una porcheria, ma naturalmente non potevamo sapere (perché nell'ufficio elettorale non disponevamo di altro che dell'icto oculi, e non si capisce di cos'altro avremmo potuto disporre) che vi fossero addirittura oltre 500 firme false prima di aver avuto la consegna di una copia dei moduli, alla quale è seguita immediatamente la nostra contestazione al TAR. Il risultato è che il TAR si è rifiutato di aprire quei moduli, sapendo che lì dentro avrebbe trovato della mondezza lombarda made in Firmigoni più tossica di quella campana.
Le Motivazioni rese sotto la firma del Presidente estensore Adriano Leo rappresentano un testo che andrà studiato nelle università. Se e quando l'Italia diverrà uno Stato di diritto e democratico, sarà necessario studiare la peste che aveva colpito le nostre istituzioni, nel silenzio dei potenti del regime tanto della maggioranza quanto di quella che continua senza vergogna a chiamarsi opposizione, in questo caso in particolare quel Partito democratico che “le prove” contro Firmigoni, a noi inaccessibili, richieste dal TAR, le custodisce nei propri cassetti da 9 mesi.
Marco Cappato
(da Notizie Radicali, 22 dicembre 2010)
A questo link la sentenza del Tar [pdf]