Il teologo Vito Mancuso si è posto il problema: «Come posso continuare a pubblicare con la Mondadori e rimanere a posto con la mia coscienza? ...Come posso fondare il mio pensiero sul bene e sulla giustizia, e poi contribuire al programma editoriale di un'azienda che a quanto pare, godendo di favori parlamentari ed extra-parlamentari, pagherebbe al fisco solo una minima parte (8,6 milioni versati) di un antico ed enorme debito (350 milioni dovuti)?». Ed io che sono un po' maliziosa, mi chiedo: Vito Mancuso si porrebbe il problema se fosse ancora uno sconosciuto, e la Mondadori gli offrisse un vantaggioso contratto? Rinuncerebbe alla possibilità di diffondere il proprio pensiero? Oggi ha la possibilità di scegliere, e pubblicare con altra casa editrice, e il discorso viene facile. Ma a parte ciò, credo che il problema sia abbastanza complesso.
Talvolta il pensiero, le idee, le notizie, le denunce, diffuse da uno scrittore (vedi il caso di Saviano), possono produrre un bene per la società. In tal caso l'azione dello scrittore ha un fine buono e, direi, quasi necessario, e pubblicare non è solo un piacere per lo scrittore, ma anche un dovere. Ora, è vero che il mezzo potrebbe essere ritenuto cattivo, giacché porta vantaggi alla Mondadori, però il male che ne deriva è irrilevante e non voluto dall'autore; se così posso dire, è un effetto collaterale. Un mezzo cattivo del quale l'autore avrebbe fatto volentieri a meno.
Io pure fondo il mio pensiero sul bene e sulla giustizia, però, avendo scritto libri a mio parere importanti e da pochi conosciuti, se mi venisse offerta la possibilità di farli conoscere ad un vasto pubblico, non starei a guardare all'etica della casa editrice, e mi sentirei ugualmente a posto con la coscienza.
Miriam Della Croce