“Il carcere nuoce gravemente alla salute”, parafrasando le avvertenze delle sigarette, è la scritta sulla maglietta di un internato in uno degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (Opg) che ho visitato lo scorso 11 giugno, l'unica certezza con la quale uscire da un manicomio criminale.
La Commissione d'Inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale del Senato si è accorta del buco della legge Basaglia. La 180 ha chiuso i manicomi, ma non quelli criminali.
Gli Ospedali psichiatrici giudiziari sono sei in tutta Italia per circa 1.500 internati. Tra gli “ospiti” si trova chi è prosciolto in sede di processo, chi impazzisce dopo la condanna in carcere e chi è matto a metà (i seminfermi). Si sa quando e come si entra, ma non se, quando e come se ne esce.
Prima tappa in Sicilia: Opg di Barcellona Pozzo di Gotto. La prima stanza cui si accede è un tuffo nella mobilia dei primi del Novecento. Il cortile è soleggiato, siamo in Sicilia. Nel primo padiglione, l'ultima stanza è l'unica con soli tre letti, ma di contenzione. I pazienti vengono legati al letto, il materasso ha un buco all'altezza del sedere e sotto nel pavimento c'è una pozzetta dove finiscono gli escrementi. Però c'è l'aria condizionata. Uno dei letti è occupato da un signore che parla tanto, forse è legato da poche ore, ma non è stato ancora registrato. Le contenzioni durano 3-5 giorni lo testimonia un librone di carta marrone che sembra uscito da un museo, ma sono attuali le date di registrazione dei matti legati. Il signore legato pare che desse fastidio, aveva anche fatto delle sgradevoli battute a sfondo sessuale alle infermiere. Era pericoloso a se stesso o agli altri tanto da giustificare la contenzione? L'esperienza del medico di turno dice solo che andava legato. È vent'anni che funziona così.
Nella farmacia nessun antidolorifico che si possa dir tale, lo psicologo riesce a visitare l'internato una sola volta all'arrivo, poi lo psichiatra va in reparto due volte a settimana. Sovraffollamento. La Sicilia, essendo Regione a statuto autonomo, non ha recepito il passaggio al Servizio Sanitario nazionale della medicina penitenziaria, il decreto che doveva affidare alle Asl l'aspetto sanitario non è passato da Barcellona. Ma anche la giustizia si fa attendere, all'uscita il cappellano ci parla di un internato che da 12 anni è in attesa di giudizio.
Seconda tappa in Campania: Opg di Aversa. C'ero stata tanti anni fa e la ricordavo come una buona struttura, con delle belle palazzine, con dei bei cortili, ora l'impressione è di abbandono totale, come fosse in dismissione, invece i pazienti sono più che raddoppiati, gli agenti penitenziari dimezzati, il personale medico e sanitario sempre insufficiente.
Internati ovunque, padiglioni ovunque. Gli infermieri hanno lo spogliatoio ricavato nel vano scale con gli armadietti posti a semicerchio e un paravento che avrà due o trecento anni. Anche gli internati che scendono le scale possono vederli mentre si spogliano, la responsabile ci assicura che stanno studiando una soluzione ottimale... da anni.
Un padiglione nuovo di zecca aspetta da mesi l'agibilità tecnica del provveditore, un altro aspetta la fine della consegna del lavoro dalla ditta che ha eseguito l'appalto ma è ultimato da mesi, intanto le celle con gli internati sono il degrado umano, sporcizia e fatiscenza le uniche impressioni.
I pazienti sono sedati, non curati. Sono gonfi, storditi. Tanti farmaci, tanti sedativi, le loro schede sono pagine con elenchi di tot gocce e tot pasticche, la metà di una loro dose quotidiana mi addormenterebbe per giorni. Un internato racconta di aver dovuto smettere di lavorare nella barberia interna, non riusciva dal sonno.
Quando andiamo via, la campagna casertana è unica: tra le bufale, come funghi, spuntano tanti edifici costruiti dalla sera alla mattina, senza cantiere, palazzi che raddoppiano, di lato o in altezza, scheletri di case con solo il tetto, o solo il camino... E ripenso a Danilo, dentro per stalking telefonava alla sua ex fidanzata: sì, l'ho minacciata... volevo tornasse con me, ma non gli avrei fatto male... confessa. Si commuove appena una persona entra nella cella: “mi chiamo Danilo, voglio la mia mamma” e si mette a piangere... È dentro da un anno, chissà se e quando uscirà.
Giornata infernale nel degrado della società. Le carceri sono la pattumiera della società, la mancata soluzione ai problemi sociali: povertà, immigrazione, tossicodipendenza. Gli Opg, sono il girone infernale del sistema penitenziario.
Donatella Poretti
Qui un altro articolo sugli Opg