In tutta onestà mi sembra che il centro-sinistra esageri nel cavalcare il fenomeno Beppe Grillo. Senza dubbio pesa il 7% nell'Emilia Romagna, dove peraltro Errani è stato riconfermato, ma quel 3% di media nelle altre Regioni non può e non deve costituire alibi per le sconfitte. I grillini hanno ribadito la loro presenza sul territorio, in quantità grossomodo immutata rispetto alle ultime amministrative: sono un gruppo stabile, che si percepisce estraneo alle logiche del potere, cui il PD, che al potere dovrebbe (si spera) ambire, non può guardare. Detto ciò comprendo lo sfogo di Bresso, nel commentare, all'una di notte, la sconfitta sul fil di lana ad un sorridente Bruno Vespa - a proposito, che tristezza il siparietto televisivo Bondi-Bindi, più Bo che Bi, ovvio. Lo comprendo ma non lo giustifico, perché nella sconfitta bisogna comunque mostrare eleganza; come peraltro nella vittoria, e qui stendo un velo pietoso su Cota ed il suo entourage: chiedere all'inviata di “Porta a Porta”, sommersa dagli anti-comunisti in camicia verde.
Non conosco la situazione delle altre Regioni, posso dire, per esperienza diretta, che nella “rossa” Toscana il 10% in più di astenuti e la Lega al 8-9% in alcune province, mi preoccupano: nel comune Prato, dove il Carroccio ha quasi raddoppiato i voti nel giro di pochi mesi (da 4 a 7 mila abbondanti), il centro-sinistra perdente alle comunali del 2009 non ha cambiato di una virgola la propria strategia. Per questo motivo, mi sono convertito da tempo al voto razionale, avendo presto capito che in Italia nessuno impara dalle sconfitte, poiché si è troppo orgogliosi per farlo. L'unico modo per cambiare le cose è far vincere i propri rappresentati, imponendo poi, in separata sede, il ricatto del voto di scambio. È questa una visione limitata, arida, di democrazia, ma temo la sola possibile in questo paese.
Nel centro-destra, Lega inclusa (anzi Lega innanzi a tutti), lo hanno capito subito, sarà per tradizione craxiana e democristiana, o per effettiva capacità di leggere cinicamente un popolo cui i variegati eredi del socialismo europeo non riescono a prendere le misure.
Marco Lombardi