Maledetto suffragio universale. Maledetto. Il voto io lo odio. Io, personalmente, odio le schede, l’aria stantia delle scuole sigillate manco fossero Fort Knox, io odio le matite copiative e gli squallidi scatoloni di cartone con la fessura e l’adesivone colorato. Io odio le elezioni perché odio gli elettori e gli eletti. E più che io le odio, più che me ne mettono sul gozzo. Si vota ogni cinque o sei giorni, porca qui miseria là. La campagna elettorale permanente a noi ci fa una sega. Poi dice che uno vende il voto. Vorrei anche vedere. Con tutte le volte che votiamo uno ci fa i quattrini. Mica come noi che ci si rompe il culo tutti i giorni. E vota i Comuni. E le Circoscrizioni. E le Province. E le Regioni. E la Camere, e i Senati. E il Parlamento Europeo. L’ultima trovata: elezione diretta del Capo dello Stato. Pure. Io il voto lo odio, odio il mio diritto a scegliere. Odio le promesse elettorali, odio i refrain. Odio le litanie liturgiche, il parossismo markettaro dei giuramenti. Io odio il mio diritto elettorale, me lo sento addosso come una gabbia, me lo sento stretto come una camicia di forza; lo odio perché mi fanno sentire un demente, uno stupido da abbindolare, un minorato mentale della democrazia. Io odio le vostre facce di plastica in televisione a tutte le ore, io odio le vostre parole di plastica a tutte le ore, in ogni occasione, sportiva-culturale-gossippara, io odio il vostro rendere politico tutto ciò che succede nel mondo tranne la politica. È un odio feroce, che mi rende instabile, che ribolle, che è come un moscerino in gola. Non è invidia. È proprio odio, atavico, luccicante, sanguinario odio. Io sono il Patito dell’Odio. E allora sapete cosa c’è? Fate come vi pare. Eliminatemi dal gioco, senza passare dalla nomination e dal televoto. Esco io dalla casa, Alessia, me ne vado, insieme a voi non ci sto più. E sapete perché? Lo volete sapere? Per la ragione più vecchia del mondo, la più antica che c’è: perché mi avete rotto i coglioni.
Gianni Somigli