Nella messinscena di un classico, uno di quei testi visti, rivisti, digeriti nei secoli, un buon regista cura il proprio progetto generando un’idea forte e basilare, curando in seguito i dettagli che rendono lo spettacolo solido, coerente.
«Il buon Dio sta nel dettaglio», disse Aby Warburg.
Una versione interessante del Macbeth è stata inscenata a Locarno, al teatro “Cambusa”, in uno di quei luoghi preziosi dove si può godere qualità.
Il luogo, così raccolto, ci ricorda l’Agorà di Magliaso, altra realtà Svizzero italiana in cui, tempo fa, vidi un riuscitissimo Vestire gli ignudi di Pirandello (La stessa Cristina Zamboni di Vestire gli ignudi, la ritroviamo nei panni della strega e della Lady).
In questo spazio teatrale alternativo e in crescita, il regista Maurizio Salvalalio (foto) ha rielaborato il testo di Shakespeare cogliendone i momenti più densi, producendo un condensato zeppo si simbologie. Il pubblico è disposto in cerchio, i posti sono 45 e suddivisi in tre spicchi da 15. Lo spazio principale di recita è al centro, arricchito da tre corridoi per l’entrata in scena e tre finestre illuminate secondo la necessità “scenico-simbolica”.
Il tre è un numero ripreso con insistenza: dalle tre streghe si passa alla figura di Lady Macbeth, rappresentata da tre figure simili (Cristina Zamboni, Elisa Conti, Laura Rullo). Una donna con tre corpi, come un demone che richiama le streghe: Lady Macbeth incalza il marito affinché uccida per conquistare le ambiziose posizioni del potere, così il fatto che la Lady acquisti una tridimensionalità nel corpo di una triade, la fa più potente. Il tre è un numero tanto potente che il regista l’ha voluto condensare per mostrare la ricerca di interezza a cui l’uomo tende. Qui abbiamo un marito (Macbeth, interpretato con forza da Massimo Villucci) e un moglie (Lady), demoni ambiziosi di potere, che non hanno generato vita, non hanno figli. La ricerca di interezza è data dal punto di vista della Lady (della Lady-triade) che, non essendo madre, si sbudella al centro della scena: un cerchio che rappresenta un ventre materno irrealizzato.
La femminilità è devastante.
Tutto si svolge in un ambiente sonoro costruito molto bene, con una polifonia di voci che il pubblico coglie da vicino, infernali. Il pubblico è dentro la scena, in fondo. La quarta parete è inesistente. Proprio perché la sete di potere (ma anche di interezza umana) è tanto attuale da far parte di noi. Ecco perché un classico è sempre attuale.
LadiesMacbeth, “Teatro Cambusa”, Locarno: un lavoro degno di nota.
Daniele Dell'Agnola