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04 Dicembre 2009
La scelta del Crocifisso di Cimabue (Santa Croce, Cappella dei Pazzi) è emblematica, perché indica la sofferenza del Cristo deturpato allora dalla furia delle acque, (era il 1966)oggi ancora di più dalla violenza degli uomini. La tragedia si legge sul suo corpo e nelle parti lese dall’impeto della natura ma pienamente integra è la drammatica intensità nell’atteggiamento del corpo. Dal 1290, Cristo mostra il suo sacrificio. Il volto deturpato e sofferente grida la propria ingiuria agli uomini che in varie epoche hanno fatto di lui uno strumento. Che cosa è diventato il Crocifisso se proprio coloro che dividono e segregano se ne fanno scudo e ne reclamano la visibilità proprio nelle aule (dove è stato commesso il più efferato delitto contro l’infanzia) e addirittura sulla Bandiera italiana ? Il Crocifisso cerca il dialogo interreligioso e ne implica il rispetto. È un fatto di coscienza per chi, per credere nel suo messaggio e applicare il suo credo, non ha bisogno di simboli. Il Crocifisso, almeno per me, si vive nella quotidianità. Cristo ha parlato all’uomo, ai popoli, al mondo e da questa Croce, da cui emana una profonda spiritualità, oggi si chiede se è servito il suo sacrificio. Egli non ha chiesto di essere mostrato ma di essere seguito.
Anna Lanzetta | | Articoli correlati
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