Nella giornata di ieri, 1° dicembre 2009, sono stati pubblicati alcuni stralci di una lettera inviata dal Cardinale di Bologna Carlo Caffarra (foto) al Presidente della Regione Emilia Romagna Vasco Errani. In questa lettera, Caffarra inviata la Giunta regionale a riconsiderare l’articolo 42 della legge finanziaria regionale 2010, approvata in Giunta, che ha esteso alle famiglie anagrafiche tutti i servizi pubblici e privati sul territorio regionale.
In particolare, il cardinale afferma: «L'approvazione eventuale avrebbe a lungo andare effetti devastanti sul nostro tessuto sociale. Il matrimonio e la famiglia fondata su di esso è l'istituto più importante per promuovere il bene comune della nostra regione. Dove sono erosi, la società è maggiormente esposta alle più gravi patologie sociali».
L’Italia, come è noto, è uno dei pochi paesi al mondo a non avere una legislazione sulle coppie di fatto. Quali effetti devastanti potrebbe mai dare un simile riconoscimento? In molti paesi del mondo le coppie di fatto sono riconosciute già da anni, quelle società sono pervase da “effetti devastanti”? Una delle patologie più gravi di una società è la chiusura verso l’altro che prende la forma della xenofobia e dell’omofobia. Mi pare che la società italiana sia gravemente malata sotto questo punto di vista molto più di altre.
Ancora il Cardinale dice: «Se è ingiusto trattare in modo diverso gli uguali, è ugualmente ingiusto trattare in modo uguale i diversi». Il Cardinale ignora la nostra Costituzione evidentemente. Il riconoscimento della diversità è il punto di partenza per meglio eguagliare in positivo. I diversi (ovvero i discriminati da condizioni sociali o materiali) devono ricevere un intervento da parte dello Stato affinché possano essere concretamente uguali agli altri (uguaglianza sostanziale). Quindi il Cardinale ha ben ragione che i diversi devono essere trattati in modo diverso, ovvero devono essere oggetto di attenzioni specifiche e particolari per rimuovere le causa della loro discriminazione.
Infine, Caffarra afferma: «Dio vi giudicherà, anche chi non crede alla sua esistenza, se date a Cesare ciò che è di Dio stesso». Tralascio il tono di minaccia che viene usato in conclusione della lettera. Ricordo al Cardinale che, visto che Lui ci crede, Dio avrà modo di chiedergli conto delle sue considerazioni così poco cristiane sugli omosessuali. Desidero sottolineare che le politiche sociali sono di competenza di “Cesare” e nello specifico della Regione, per Costituzione.
Zeno Gobetti
(da Notizie radicali, 2 dicembre 2009)