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Niccolò Bulanti. Il muro del pianto 
Come ci si pone rispetto al significato delle varie scritte che sfregiano il bene pubblico
23 Novembre 2009
 

Specifico immediatamente che termine “negro” è usato in questo articolo esclusivamente riprendendolo dall'esempio riportato dal quale l'articolo stesso si sviluppa. Lo stesso uso è applicato al termine “merda”.

Quando sul muro morbegnese dell'arengario albergava la scritta: «non ci sono negri, negri italiani» (di cui scrissi nel settembre 2006 su questa rivista), nessuno si indignò più di tanto, nessuno lo trovò davvero incivile: ci misero più di sei mesi a cancellarla dopo la mia prima segnalazione negli uffici dell'allora sindaco. La scritta fu rimossa nel contesto di una totale riverniciatura della struttura. Questo mi fa pensare che non si è provveduto a cancellare quella scritta ma ad eseguire la manutenzione di routine, se così la posso chiamare. Quella scritta non fu ritenuta di grande peso.

Lo stesso si può dire del manifesto della Lega Nord sul quale l'immagine di una donna musulmana nel proprio abito tradizionale era chiusa entro la sagoma di un cartello di divieto. Alla mia segnalazione mi fu detto che era legale. Evidente è che la legge non tutela il buon senso, non in ogni singolo caso: legale era pure manganellare i neri in Sud Africa durante l'apartheid.

Ma oggi, o meglio, il 15 agosto 2009, la gente si è svegliata dal suo torpore per difendere la sua morale!

Alle scritte di Delebio recitanti testualmente: «questa non è zona di padani, state attenti» e «padania di merda» il pubblico ha così reagito nelle parole riportate sul Centro Valle di quel giorno: «il gesto ha riempito di sdegno cittadini ed amministratori». L'articolo prosegue dicendo che sono stati allertate le forze dell'ordine e che quelli che sono stati indicati in questi termini: «non possono che essere stati dei giovani», non sono ancora stati identificati. Si parla di «dura condanna di questo atto incivile» eccetera eccetera; insomma scrivete ciò che volete, fomentate divisione laddove serve unione, alimentate xenofobia e odio, ma fatelo sempre dalla parte “giusta”. Giù le mani dalla Lega!

Ecco ciò che leggo in quell'articolo, forte delle mie due esperienze precedenti con le quali ho aperto queste mie righe.

Mi si può controbattere che in queste scritte appare la volontà della minaccia: «...state attenti» e che sia quello lo stimolo che realmente sdegna i cittadini e che abbia fatto scrivere addirittura un articolo.

Ma torniamo ai due fatti che ho proposto in apertura: «non ci sono negri, negri italiani» cosa significa? La negazione implica il fatto che se dovessero essercene, di quei negri, non è un fatto positivo, perché così c'è scritto: non ci sono. Che si traduce ovviamente in non devono esserci. Qualora qualsiasi cosa o persona ci sia laddove non deve, è in pericolo, eccoci quindi a: «state attenti». Lo stesso vale per l'immagine della musulmana barrata nel manifesto leghista. Anche qui è presente la volontà della minaccia, solo che non ha minacciato nessuno di coloro che qualcuno definisce “i nostri”. Personalmente lo ritengo molto triste. La mia personale tristezza deriva dal fatto che ci si “sdegni” di fronte ad una scritta simile (quella di Delebio) che, certo volgare nei toni, esprime con immediatezza il significato improponibile e inaccettabile insito in tale formazione politica.

Qualora “di merda” fosse il “negro” (ci sono anche queste di scritte!, non facciamo gli sbadati) non prendiamocela. E non usiamo come scudo il fatto che «il rispetto delle strutture pubbliche è uno dei primi doveri del cittadino». Parole, queste, che rispetto e condivido totalmente.

Io voglio segnalare qui la differenza valutativa nell'atteggiamento ammonitore e una, malcelata a mio avviso, ipocrisia. E anche il fatto che, a parità di danno pubblico, quale l'imbrattamento comunque è, il peggiore tra i due messaggi a livello umano è certamente quello rivolto agli africani: è qui che ci si dovrebbe sdegnare!

Qualcuno l'avrà già notato tra sé e sé: sindaco e cittadini di Delebio non sono, ovviamente, quelli di Morbegno all'epoca delle scritte sul nostro arengario. Forse, gli abitanti di Delebio, avrebbero davvero trovato oltraggiosa la scritta morbegnese; considerando che la scritta di Delebio era (non so se ancora lo sia) in una struttura pubblica non ancora agibile all'utenza cittadina al momento del suo rinvenimento: chissà se fosse stata in pieno centro cittadino come quella morbegnese. Gli abitanti di Delebio sarebbero scesi di spontanea volontà al cospetto del “muro razzista” incriminato con vernice e pennelli a ripulire la vergogna che “non rispetta le strutture pubbliche”.

Ma la vicinanza spaziale e culturale dei due paesi e delle due popolazioni, mi fa almeno sorgere il lecito dubbio del contrario.

Ancora mi chiedo se pesa di più l'imbrattamento del bene pubblico o il significato di quell'imbrattamento. La mia esperienza precedente che, a dover di cronaca ripeto, non è stata fatta a Delebio, mi porta a credere che, qui ed ora, pesi di più il significato. Sarebbe apparso un articolo simile se la scritta fosse stata: «viva Juve»?! Certo, un articolo per ogni scritta e la notizia non fa più notizia, permettetemi la ripetizione.

Se dovessi aver ragione in questa mia personale argomentazione che sostiene che lo scalpore non è suscitato dall'irrispettoso gesto verso il pubblico, quanto da quello che ci sta scritto, (cosa che i vari “indizi” mi invitano a pensare) non stupiamoci di trovare, un bel giorno, un articolo su qualche giornale nel quale si elogia l'imbrattatore che scriverà: “Bossi imperatore, Africa di merda”, chiudendo gli occhi sul “non rispetto delle strutture pubbliche”.

Pensiamoci, coerentemente.

 

Niccolò Bulanti

(da 'l Gazetin, novembre 2009)


 
 
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