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Gordiano Lupi. Meno male che non sono Baricco
 
Commenti presenti : 6 In questa pagina : da 1 a 6
   02-09-2009
Fulminante atipica elegia per Angelo Quattrocchi. Ritmata in paralello al destino di Baricco da parte di Gordiano Lupi. Elenco nomade tra generi e pulsioni. Che TF riceve e presenta spesso. Questo "nomadismo" m'interessa molto e i generi cosiddetti "bassi" (ma in realtà la vera letteratura popolare ai tempi del web e della decostruzione caotica dei linguaggi) li attendo nel giornale per segnare autori e scomode presenze. In questo autunno, anticipo, la Redazione e io stesso e credo che GL sarà d'accordo, ne diffonderà esiti e mappatura. CDS
CDS   
 
   10-08-2009
Le cosiddette "anime pure" perché mai dovrebbero spaventarsi al solo titolo del film dell'Ubalda? Saranno semmai anime sessualmente represse, ma non certo pure. E le anine cosiddette normali restano tutt'al più indifferenti a idiozie del genere, certo non si magnificano per il solo fatto di non scandalizzarsi... Tutta questa ostentazione di una pseudoapertura mentale non è più di moda, caro editore.
Si guardi intorno, ma non solo a Cuba...

Alessandro Cruz   
 
   10-08-2009
caro Giordano, anche a me è sfuggito qualche passaggio. dici di scrivere un racconto, ma alla fine il racconto si risolve nell'attesa del racconto stesso; nella sua prolusione, potremmo dire. a me non procura alcun fastidio che nel breve testo venga utilizzato 5 volte il termine cazzo, in sue varie declinazioni. il punto non è questo, davvero. ma perché non sono presenti anche termini come "bello" o "brutto", se il contenuto, per quanto indiretto, voleva essere una riflessione estetica intorno alle forme narrative del presente. oppure "bene", "male", "giusto", "sbagliato", se l'intenzione verbale fosse piuttosto di natura etica o politica - che in teoria e solo in teoria, dovrebbe essere lo stesso. onestamente io non me la sento di scomodare heidegger, ma mi sembra che il tuo "racconto" ricorra unicamente alla figura retorica dell'antitesi, che personalmente trovo uno dei maggiori rischi non solo letterari, ma di deriva cognitiva di questo tempo idiosincratico (e infatti sei tu a scriverlo, che ti senti "sempre più solo"). trovo, insomma, che sia giunto il momento di dire non solo "ciò che non siamo e ciò che non vogliamo", ma anche cosa ci piace, che desideriamo e a cui siamo disposti di sacrificare qualche piccolo pezzo di noi, della nostra amata irriducibilità. perché non parlare allora di quel che il tuo amico Angelo Quattrocchi è stato e ha desiderato, invece di quel che non è stato - baricco, la tamaro - e che non sei nemmeno tu?

(ps - io, ad esempio, non lo desidero un mondo dove "quel gran pezzo dell’ubalda tutta nuda e tutta calda", sia la misura del bello e del vero. perché no: preferisco baricco, la tamaro)

cordialmente

gb
guido bussoli   
 
   10-08-2009
Che il suo testo sia "amori ac silentio sacrum". Con tutto il dovuto e sentito rispetto per la persona defunta a cui lei fa riferimento.
Non era questa la sede opportuna per manifestare la mia (e di molti) insofferenza per una letteratura ideologizzata intrisa di turpiloquio, e me ne scuso.
Alessandro Cruz   
 
   08-08-2009
Della serie: "non aver capito niente di quello che ho scritto", ma va bene così.


Gordiano Lupi   
 
   08-08-2009
Meno male che lei non è Baricco... allora perché cita la altrettanto integrata Tamaro? E inneggia agli scrittori politicizzati? Non varrebbe la pena fare un passo indietro (o forse avanti)e magari chiedersi, con Heidegger, cosa significhi pensare e, nel caso specifico, scrivere?
Alessandro Cruz   
 
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