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   27-11-2008
A Enrico Peyretti.
Ci sono studiosi che affermano che Gesù Cristo non sia manco esistito...
Popper&Chiapper   
 
   27-11-2008
Grazie, Enrico! Concordo su tutto quanto dici!
Comunque vivere 'il simbolo' in tal modo fa parte di un percorso e, comunque, di una scelta profonda e personale e non può essere issato e imposto, in luoghi pubblici per di più, dove chi li frequenta, può essere su posizioni altre e rispettabili. Ci fossero anche da noi al governo persone che dessero a Dio quanto gli spetta e a Cesare quanto è dovuto a lui, scoprendo anche lo spessore forte della laicità e del rispetto degli altri, nell'ottica 'della convivialità delle differenze', alla Tonino Bello!!!
Atei devoti, per non aggiunger di peggio, invece, ci toccano in sorte, conniventi alcuni vip della chiesa-istituzione!
Un abbraccio,
Chiara   
 
   27-11-2008
Chi è arrabbiato col crocifisso ha avuto sfortuna. Ha conosciuto la croce non come il ricordo di un uomo giusto e buono, torturato e ucciso dalla congiura dei poteri politico e religioso, ma come il simbolo di questi stessi poteri, assurdamente.
Si può essere più ingannati? La croce, con o senza la raffigurazione di Gesù di Nazareth, è stata forza e speranza e dignità di generazioni di poveri, oppressi, sofferenti. Infatti, essa rappresenta e ricorda che quell'ucciso è più vivo dei suoi uccisori, non solo per i cristiani, ma nella memoria e nel cuore di tutta l'umanità sensibile. Gandhi lo considerava tra i segni più alti di umanità nonviolenta e forte.
Se invece la croce viene usata e imposta, fuori da convinzioni interiori di fede e di compassione, come segno di una identità etnica o politica, così come veniva issata sulle bandiere dei violenti guerrieri, conquistatori e crociati, e negli stemmi dei re, allora diventa un'offesa allo stesso Gesù Crocifisso, e con lui a tutte le vittime di tutte le violenze di tutti i tempi. Ma se viene accettata liberamente da cristiani e non cristiani come un segno di amore forte e coraggioso, fino a dare la vita per gli altri e riaverla più viva, allora può stare nelle nostre case, nelle città, nei luoghi comuni, tra i pochi simboli della storia umana che aiutano e incoraggiano a vivere nella giustizia.
Enrico Peyretti   
 
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