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Sergio Caivano. La ritirata di Russia
 
Commenti presenti : 3 In questa pagina : da 1 a 3
   06-03-2024
La fiducia nell'esistenza della dimensione dello Spirito sola può aiutarci a ricordare la storia della spedizione sul Don (DUN = Padrone in zumero) senza cadere nella depressione.
Le anime dei morti di allora avranno avuto giustizia secondo le loro invocazioni.
Dio, che hai cura per ogni anima, abbi pietà di noi!
Carlo Forin   
 
   05-03-2024
Dell'Armata italiana in Russia fece parte un giovane che ho conosciuto da bambina : si chiamava Nino ed era figlio di un'amica di mia madre. E'sopravvissuto al gelo ( 45 gradi sotto zero ) ma è tornato a casa tetraplegioco . Grazie alla famiglia potè vivere quasi "normalmente " e circolare per le strade del paese su una carrozza-letto costruitagli appositamente. Nonostante le condizioni fisiche lo ricordo sempre gioviale ed allegro . La forza dello spirito.
G.R.   
 
   21-02-2024
TESTIMONIANZA DI RENZO NANNI, tra i superstiti della Divisione Julia:

Le Divisioni Alpine dall’ARMIR (Armata Italiana in Russia) partirono dall’Italia nel giugno 1942, convinti tutti di essere diretti al Caucaso.
Invece superiori ordini comandarono l’interruzione del viaggio a Jsjum, sul fiume Donez, e gli Alpini dovettero, senza armi e mezzi adatti alla guerra di pianura, raggiungere con lunghe marce la linea del fronte che correva sulla riva del Don.
Combattimenti di particolare violenza si ebbero nella seconda metà di dicembre, finché il 15 gennaio 1943 iniziò la ritirata, dovuta non ad uno sfondamento frontale da parte dei russi ma ad un arretramento, forse preordinato, di reparti tedeschi e, sembra, ungheresi, ai lati estremi dello schieramento italiano.
Così si formò la “sacca” e, in essa, più sacche minori, ossia accerchiamenti rapidamente effettuati da carri armati, che bloccarono i punti di passaggio obbligato lungo le poche “piste” che si snodavano sui dossi delle colline (gli avvallamenti erano troppo colmi di neve) verso occidente.
L’accerchiamento, sconvolgendo le retrovie e i Comandi superiori, tolse possibilità di collegamento e coordinamento tra Divisioni e persino tra Battaglioni, tanto che si formarono, nel costretto ripiegamento, più colonne e diversi furono gli itinerari seguiti.
Punto di passaggio d’obbligo, sulla via di Belgorod, fu per tutti Nikolajewka, al limite della grande sacca. Qui infuriarono i maggiori combattimenti, culminati in quelli leggendari del 26 gennaio.
Fuori dalla sacca, in giorni e giorni di marce per villaggi distrutti o semivuoti, la decimazione fu compiuta dal gelo, dal sonno, dalla fame, finché al termine della prima decade di febbraio può dirsi che i superstiti, raggiungendo a Belgorod la prima ferrovia funzionante, poterono contare sulla salvezza.
Poche centinaia d’uomini di contro ai quasi centomila morti.

(Nota tratta da Minuscoli su pagina bianca - Forum/Quinta Generazione, 1982 - di Renzo Nanni, fra i superstiti della leggendaria Divisione Julia, Ottavo Reggimento)


http://www.tellusfolio.it/index.php?comandoindex=commento&valcommento=1&did=24789


maria lanciotti   
 
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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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