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Augusto Ancillotti. I rischi della comunicazione emotiva e coinvolgente
Una lezione popolarWeb che prende spunto dal 'Battisti by Panella' trattato per Tf da Diodati
 
Commenti presenti : 6 In questa pagina : da 1 a 6
   21-02-2010
mi unisco allo psichiatra e chiedo ad Ancilloti se ha mai letto i esti di Panella. Se ne ha letto qualcuno, per favore ci usi la gentilezza di indicare dove ha visto la cominicazione emotiva e da che cosa è stato coinvolto. A me sembra che abbia fatto una lezione totalmente fuori tema e che poi abbia assunto un atteggiamento altezzoso, non degnandoci di una risposta. Altro che modesto e disponibile.
E non credo che il suo scritto inutile e semincomprensibile sia il più letto.
domenico marcacci   
 
   01-02-2010
Torno per la seconda e ultima volta in questa querelle.
Ho riletto più volte la lectio ex-cattedra del prof Ancillotti. traggo queste ulteriori riflessioni:
Sbaglia Diodati a dire che Ancillotti sia salito sul ring. Ha dato una lezione, da arbitro, che capisco sempre meno, soprattutto a Diodati. La carenza di cultura linguistica di cui parla, si riferisce, ovviamente soprattutto agli scritti di diodati, visto che è senza dubbio quello che ha scritto di più.
Allora, l'unico intervento di un dotto che non ha questa carenza, il prof Ancillotti, quale contributo ha dato? Emittente, ricevente, tutto scientifico, e il contenuto della comunicazione? Su quello, nel mondo occidentale e accademico, guai a pronunciarsi. Se no si finisce tra gli animali impressionisti. Posso dire "roba da matti", visto il mestiere che farò? Ma si può dire "capisco", "non capisco", "mi piace", "non mi piace"?. Senza offesa, tra le scombinatezze di Panella e lo scritto dotto del prof Ancillotti, rivaluto Panella, Amen

Pierpaolo   
 
   25-01-2010
Un "Benvenuto sul ring!" al prof Augusto Ancillotti.

Se non ricordo male, ne "Il Gioco continua...", compilai un nutrito elenco di insegnanti di lettere/filosofia o comunque di persone di cultura a cui chiedevo di esprimere un parere sulla comprensibilità del Panella-Battisti.
Ancillotti e l'attentissima prof.ssa Patrizia Garofalo, sono gli unici ad aver risposto alla sollecitazione.
Ancillotti, in particolare, è certamente l'esperto che più poteva ritenere disdicevole salire sul ring per una tematica così a basso livello e per giunta, non su una rivista accademica di prestigio. Ha dato, invece, un'altra prova delle sue note doti di disponibilità e umiltà.
A tutte le considerazioni svolte negli articoli e negli oltre 150 commenti, forse si dovrebbe aggiungere ( per la Direzione e altri: NO ALARM! Ho detto "forse si dovrebbe")il "piccolo" approfondimento seguente: Il Bello, l'Arte, il Brutto e l'Orrendo, in funzione del tempo. Ricordo d'aver letto centinaia di endecasillabi insopportabili, del Menzini ('600). Era ritenuto, allora, ben superiore a Dante... . Andai a scovarlo incuriosito dai continui riferimenti di versi che Leopardi copiava da lui e da morti, li faceva vivere. Sta a vedere (per modo di dire...) che tra 4 secoli Mogol sarà ritenuto il Menzini del 1900!
Ma qui mi arrendo. Non voglio cambiare mestiere (o non ancora...).
Ciao e grazie, Augusto!
Paolo Diodati   
 
   23-01-2010
La domanda che pongo è: Una forma d’arte è una forma di comunicazione? Una domanda che si può ripresentare nella sua formulazione assoluta: Può esserci arte senza comunicazione?
Dico programmaticamente che non risponderò alla domanda.

Le parole precedenti sono copiate dall'articolo.
Non capirò nulla e dovrei subito cambiare corso di laurea e facoltà, ma a me le due domande, che poi si riducono a una sola, sembrano chiarissimamente retoriche, ammettendo, per forza di cose e quindi di logica, la sola risposta negativa.
Può esserci arte senza comunicazione?
Ma se uno scritto non comunica niente, chi dice che è o potrebbe essere un'opera d'arte, il Padreterno?
A me sembra che diodati abbia sollevato, sviscerato e risposto al problema nell'unico modo possibile.



Alessandro Del Monte   
 
   22-01-2010
Ecco alcune parole di Panella che forse possono aiutare e integrare il dibattito

"Io rifiuto la concezione borghese del senso come lucro.
Con me gli [al pubblico, ndr] manca una cosa più importante, in realtà: il disinteresse.
Si trova il piacere quando c'è il disinteresse,
se si è vogliosi fino all'usura non si ha piacere.
Ed anche la canzone, l'arte dovrebbe essere piacere, godimento.
C'è chi cerca un senso anche nel piacere?"

"Sono canzoni che appartengono al Novecento, vivono già nel passato.
Canzoni che chiudevano un secolo, che davano un senso
a tutte le sperimentazioni linguistiche e artistiche di quel periodo.
Ora non sarebbe più possibile rifarle, non sarebbero più avanguardia,
in quanto, come tutte le avanguardie, hanno un destino limitato nel tempo.
Ma ebbero una funzione ben precisa.

Cambiarono il ruolo dell'ascoltatore, troppo tollerante e passivo verso prodotti inutili e di basso livello.
Lo sfidammo a essere attivo, a giudicare, a reagire alla sopportazione obbligatoria."


"I musicisti che parlano di musica sono penosi
come quei pittori che cercano di spiegare i loro quadri.
I musicisti dovrebbero suonare o stare zitti.
Le canzoni sono povere cose, risolte solo in termini strutturali
in cui, come in poesia, solo la rima è casuale, anche se sembra il contrario.
Il cantante, l'autore, il poeta sono dei gran truffatori che si trastullano con le parole.
Se questo è il gioco, beh... a me piace portare la canzone all'estenuazione,
cercarne il limite estremo, dare alle parole ed al loro susseguirsi una strana configurazione.
Mettere a rischio le parole, provare a confonderle,
prima che loro - e la noia - abbiano il sopravvento."





roberto   
 
   22-01-2010
come vede, direttore, fornisco anche il mio indirizzo, con preghiera di non pubblicarlo. Le faccio notare comunque il rilevante numero di lettori che scrivono in modo anonimo.
Ho terminato da poco la lettura di tutto quello che avete pubblicato sul tema, interessantissimo sollevato da Diodati. Più interssante addirittura, di 30 anni fa.
Devo confessare d'aver capito gli scritti di Diodati al 100%, di condividerli al 100% e di ammirare lo stile piano ed effervescente, sempre interessante del fisico così originale. Ho capito quasi tutti gli interventi, ma l'articolo del prof Ancillotti, certamente per mie carenze, l'ho capito e con fatica, solo a tratti. Sarà certamente un'ottima lezione, non credo a livello di studenti al primo anno, ma secondo me dice in un mare di parole quello già detto da Diodati sulla imperscrutabile alchimia della misica o dei testi che piacciono.
Non me ne voglia il prof. Ancillotti, se faccio due domande. Riuserebbe lo stesso titolo dato all'articolo, se uno gli desse da leggere solo le poesie di Panella, oggetto dell'inchiesta? Non riesco proprio a capire dove vede tentativi di comunicazione emotiva e coinvolgente. Si tratta alo 95%, di costruzioni astruse. Me ne faccia qualche esempio che giustifichino il suo titolo. Inoltre, può rispondere con un sì o con un no, alla domanda "Professore, le piacciono i testi di Panella per Battisti"?
Pierpaolo, specializzando in psichiatria   
 
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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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