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In questa pagina : da 1 a 4 | 04-04-2008 | A proposito di Nonna Abelarda, vogliamo dire qulacosa di Soldino Ferrara, anche se il diminutivo non gli cade propriamente a pennello? Eh sì, Soldino, come i soldini che si sarà preso per dirottare i voti degli estremisti cattolici dall'UDC a questa lista fantasma, il cui unico programma elettorale è l'abolizione del diritto all'aborto! Non mi importa chi abbia organizzato questo complotto, forse avranno fatto una colletta, ma qualche pomodoro penso se lo sia proprio meritato, così come lo meriterebbe chi lo difende. Davide | 04-04-2008 | Gentile Signora Ornella,… la situazione è esattamente come la descrive. Sono un “teppistaweb”. Però il coltello lo uso per sbucciare le mele valtellinesi. CDS Claudio Di Scalzo | 03-04-2008 | Dopo la mutazione degli ex di Lotta Continua in sostenitori - col ruolo di capi - di Berlusconi, del Partito Democratico, del volontariato, delle trasmissioni sportive, della televisione impegnata, degli assessorati alla cultura, delle fiere di auto, dei musei,... abbiamo i sostenitori (e fondatori) del "teppismo web" con Claudio Di Scalzo. Ermetico-raffinato in poesia e narratore di storie brevi evocative,... accoltellatore in politica. Evoluzione della specie LOTTACONTIINUISTA (complessiva) a doppio binario in CDS?
Ornella... a cui la Mafai ha insegnato tanto Ornella | 03-04-2008 | Il diritto di parola della Piazza
di MIRIAM MAFAI (?)
Fossi stata ieri sera a Bologna, sarei stata dalla parte della Piazza, contro coloro che, con la violenza, gli impediscono di parlare.
Fossi stata ieri sera a Bologna, avrei difeso il diritto della Piazza di esporre in pubblico (!) le sue idee, anche se non ne condivido lo stile, i modi e la rozzezza che io combatto e continuerò a combattere perché scrivo su questo giornale e posso quindi esprimermi in difesa della legge 194, della libertà delle donne e della laicità dello Stato con modi di gran lunga più urbani di quelli di una Piazza. Fossi stata ieri sera a Bologna avrei difeso la Piazza dalla insensata aggressione di cui è stata vittima perché non credo, non ho mai creduto, nemmeno in tempi assai più torbidi di quelli che attraversiamo, che sia lecito aggredire, manganellare e togliere con la forza la parola ad assembramenti di persone di cui non condividiamo le contestazioni.
La scena alla quale abbiamo assistito ieri sera a Bologna mi appare una sorta di grottesca replica di altre aggressioni che abbiamo visto in anni recentissimi contro militanti e manifestazioni di opposti schieramenti. Una replica grottesca, ma non per questo meno pericolosa. I ragazzi e le ragazze che lanciavano contro il palco e l'oratore insulti, pomodori e qualche corpo contundente avevano facce allegre, divertite perché sapevano che - da sempre - quello è l'unico modo che ha la Piazza di esprimere dissenso nei confronti di tesi e posizioni rappresentate in una manifestazione pubblica e in una pubblica piazza.
Ne abbiamo viste facce così, altrettanto allegre e divertite, in altre manifestazioni e cortei, che hanno dato luogo poi, in breve volger di tempo, ad aggressioni ingiustificate e odiose violenze di cui noi, e tutto il paese, stiamo conoscendo tutti i dettagli solo 8 anni dopo, grazie alle risultanze processuali sui fatti di Genova.
E' infatti molto breve la strada che, dal gusto totalmente giornalistico del dileggio, conduce al più robusto piacere della violenza repressiva con lo stesso obiettivo. Quello di costringere la Piazza, trasformata in convitata di pietra, prima all'umiliazione e poi al silenzio. E' intollerabile. Non solo in nome della famosa ed abusata massima democratica che vuole che io difenda fino alla morte il diritto di una Piazza ad esprimere una contestazione, ma per una esperienza recente. Perché conosco, come tutti coloro che hanno attraversato la storia degli ultimissimi anni di questo paese, la realtà di un annientamento (o meglio di un occultamento), non più controllabile, del vero dissenso politico.
La democrazia, nella quale crediamo, è fatta - lo sappiamo tutti ma va forse ripetuto - di opinioni diverse, opposte, contrastanti e del diritto di una Piazza di esprimersi in pubblico, raccogliendo consensi e dissensi. La contestazione di Piazza incarna in questo momento una modalità politica e culturale che mi offende come giornalista e che rischia, se fosse vincente, di far tornare centinaia di migliaia di donne alla possibilità di contestare qualcuno all'interno di una manifestazione pubblica. Ma non saranno i manganelli e le cariche o gli editoriali contundenti lanciati contro una Piazza e dei contestatori a sconfiggere quelle contestazioni. La democrazia non viene messa in pericolo dalle contestazioni di una Piazza, ma rischia di essere messa in pericolo da quei manganellii, da quelle cariche, da quel dileggio giornalistico esibito e assordante e da quella violenza mediatica che semplicemente non tollera più che una Piazza si possa esprimere, neppure nei limiti di una contestazione fatta solamente di parole forti e ortaggi (come da secolare tradizione).
mauro mercatanti | | 1 | |
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