Gianni Somigli. Renzi e la spina laicità
Imbarazzi istituzionali in Firenze
 
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   29-10-2009
(laico) indipendenza da qualsiasi chiesa o ideologia» (Dizionario Sabatini Coletti)
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La mia vecchia e collaudata abitudine di non accettare come verità indiscutibile tutto ciò che risulta stampato o pubblicato, mi conforta anche in questo caso, dove la definizione del dizionario Sabatini Colletti attribuita a laicità, altro non è che un guardare il bicchiere mezzo vuoto, come se l’intera esistenza dell’uomo fosse condizionata, prioritariamente, dalla sua adesione ad una confessione, pena l’indicazione penitente di “laico”.
Detto nei termini del dizionario, allora bisognerebbe prendere per buona la definizione fantasiosa che ne fornisce Marcello Pera, in uno dei suoi cervellotici aforismi, dedicato proprio al termine laico, laicità, laicismo; dice il rag. Pera, quando si inventa filosofo:

"Nel vocabolario corrente, laico è chi non crede, laicista è colui che crede che chi crede non abbia alcuna ragione per credere. Non è uno scioglilingua. Il laico non appoggia la propria concezione del mondo su una fede rivelata; il laicista ritiene che qualunque fede rivelata non abbia senso, se non banalmente privato, come un tic o un vizietto. L'uno non crede, o non riesce a credere, ma riconosce che la fede è una dimensione dell'esperienza umana che svolge una funzione propria, ad esempio il conferimento di senso alla vita, l'attribuzione all'uomo di un ruolo nel mondo, l'interpretazione del male. L'altro, il laicista, nega questa dimensione: la fede per lui è un'illusione o un fraintendimento o uno scacco alla ragione."

Visto che hanno diritto alla parola sia il dizionario Sabatini e Coletti che il rag. Marcello Pera, diventato filosofo e consigliere laico di Benedetto XVI, profitto di quel residuo di libertà che ancora ci resta per dire anch’io la mia.

Cristo: biografia di un laico

La lettura dei Vangeli può essere motivata dalla Fede oppure dalla Ragione, ottenendone una interpretazione confessionale oppure laica; il momento alto di ciascuna di queste interpretazioni sta nella valutazione in ciò che divergono e in ciò che coincidono.

Analogo argomento può essere utilizzato per la lettura del Corano, dove la presenza di Gesù è molto più significativa di quanto si voglia far emergere nella cultura occidentale.
C’è una specie di ansiosa prudenza nell’accostarsi al Corano da parte del mondo cattolico e cristiano, come se fosse un esercizio blasfemo, contraddittorio agli insegnamenti della Chiesa, che, in verità, ha ben poco da insegnare avendo privilegiato, o messo sul medesimo piano, l’esercizio del potere temporale in quanto Stato Città del Vaticano con la testimonianza di una Fede che vuole tutti uguali innanzi a Dio: credenti e non credenti, cristiani e fedeli di altre religioni e confessioni.
Il cattolico è farcito di dottrina fin dalla prima infanzia, iniziando con un catechismo per il quale periodicamente si sente l’esigenza di aggiornamento, quindi non parole eterne di Dio, ma parole mutabili degli uomini.
Nel cattolico l’immagine di Cristo sfuma nella Fede e nella fede si fortifica, perché la dimensione dell’uomo Gesù si confonde e si assimila alla dimensione divina, per cui si accoglie con Fede tutto ciò che l’intelletto non arriva a comprendere. Ma resta immutato e immutabile l’insegnamento, che è profondamente laico e universale, che scaturisce da quella biografia, con valori che non hanno avuto bisogno di aggiornamenti o adeguamento alle mutate condizioni sociali dopo 2.000 anni di una sola verità.

Per riassumere il concetto, il cattolico crede per Fede ma non con intelligenza.

La religione musulmana, che tra le religioni monoteiste è quella più vicina al cristianesimo, nel suo testo sacro, il Corano, manifesta una grandissima devozione per Gesù e per il suo insegnamento, ma il musulmano deve capire (capuire non condiziona necessariamente il condividere), non accetta altre verità se non quelle contenute nel testo sacro; capire vuol dire “intelligere”, cioè far partecipe l’intelligenza nell’itinerario dell’apprendimento.
Nel Corano si esalta la figura di Maria, nata senza peccato, la sua particolare condizione la resero la sola donna in grado di essere visitata dallo Spirito di Dio ( arsalna ilaiha ruHana ) per poter ricevere e ospitare in sé il Verbo di Dio (kalimatin min Allah ) e poterlo offrire al mondo intero, pur nella consapevolezza del dolore/amore, diventando, così, essa stessa Ar-Rahman , amore infinito che non attende di essere corrisposto, itinerario che Dio desidera per tutti gli uomini.
(V. http://www.famvin.org/it/modules.php?name=Sections&op=viewarticle&artid=264).

E Dio propone ad esempio, per coloro che credono, Maria, che si conservò vergine,.. sì che Noi insufflammo in Lei il Nostro Spirito; Maria che credette alla parole del suo Signore e dei Suoi Libri e fu una donna devota” (Corano LXVI, 11-12)

La figura di Gesù è esaltata come (,Khalifat Hallah), rappresentante di Dio in terra, ( rahamatn minna ) amore di Dio , figlio della Rivelazione, infatti così l’Angelo si rivolge a Maria:

“ O Maria, Dio ti annuncia la lieta novella di una Parola da Lui proveniente: il suo nome è il Messia, Gesù figlio di Maria, eminente in questo mondo e nell'altro, uno dei più vicini. Dalla culla parlerà alle genti e nella sua età adulta sarà tra gli uomini devoti".

Anche qui possiamo riassumente il concetto con una esemplificazione e cioè che

l’Islam venera Gesù con intelligenza, ma non con Fede.

Rimane il pilastro portante dell’insegnamento che non è cristiano, né musulmano, né di nessun’altra religione, è universale, spirituale e laico nel medesimo tempo, in quanto viene descritta un’etica non suscettibile ad alterazioni, interpretazioni, dottrinologie, epistemologie, perché contiene una verità universale, perfettamente identificabile come laico-confessionale.
Cristo è l'antesignano della religiosità laica, avendo operato nella "scelta umanistica" che esalta l'uomo e dall'uomo realizzata.
Tutto il resto ci riposta ai tempi dell'Inquisizione, che tanto piacerebbe a questo pontefice.



Rosario Amico Roxas   
 

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