Poesia come resistenza e innovazione. Il sonetto “Tardo autunno a Venezia” di R. M. Rilke
 
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   17-11-2008
Poiché "mal comune è mezzo gaudio" prendo sempre atto con una sorta di "Schadenfreude" che esistono altri malati di rilkite come me, come me, che purtroppo ne soffro da cinquant'anni: rilkite cronica, dunque. Dico "purtroppo" perché (merito o colpa del poeta praghese?) da mezzo secolo fatico ad accostare altra poesia e solo rarissimamente resto fedele non dico a qualche poeta, ma a qualche poesia.
Fra le reazioni sconsiderate ad una malattia esiste anche quella di esasperarne gli effetti: nel caso specifico ecco la traduzione, una personalissima cura. Nel mio delirio l'ho usata in dosi massicce, non solo, ma, delittuosa scelta, la diffondo nella collettività, con azione scorretta e tutta personale. Un esempio? Oggi me ne offrite Voi l'esca con questa creatura di acqua, di luce, di caducità e sospiro che ha nome Venezia. Con Rilke, il primo europeo senza patria, incontriamoci dunque oggi in questo luogo dell'irrealtà, una patria che pur deve esistere se ancora ci è concesso individualmente sopravvivere.
Grazie!
Marino
(segue allegato all'indirizzo info@tellusfolio.it )
Marino Marchello   
 

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