Yoani Sánchez. Violenza domestica, silenzio letale
 
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   10-08-2008
Concordo con te, Leonardo. Non c'entra il partito in questi casi di violenza domestica. E' il machismo il vero responsabile. La colpa del governo - forse - è quella di non reprimere a sufficienza e di non dare adeguata pubblicità a questi casi di violenza.
Gordiano Lupi   
 
   10-08-2008
La spiegativi e obbiettiva nota di Lupi situa la maggioranza dei casi di violenza nel sottoproletariato, come in effetto avviene. Yoani invece trova giusto giusto un militante del Partito. Non dico che si siano casi di militanti, dico che se si vuole parlare del problema sarebbe più corretto e effettivo scegliere un rappresentante della vergognosa maggioranza. Lo che è inammissibili comunque è pretendere di insinuare la impunità del militante: «è militante del Partito e nel quartiere nessuno gli rinfaccia i suoi testosteroni in eccesso». I militanti non sono impune; anzi sono sommessi a doppia punizione: penale e partidista.
Chi soffre violenze di questo tipo non deve fare altro che denunciarlo a qualunque istituzione statale che ha l’OBLIGO di denunziare alla Polizia. In Cuba c’è la certezza della pena e pure la protezione contro vendette.
Chi pratica violenza su altri rischia una multa da cento a trecento quote o privazione di libertà fra tre messi e un anno se si limita alla soltanto minaccia (art. 284) o le lesioni non sono gravi (art. 274); se sono gravi – includendo sequele psicologiche – la pena va da 2 a 5 anni di privazione di libertà (art. 272). Questo, se non subentra alcuna aggravante che appesantisca ancora di più la sanzione.
Chi sappia di un caso di violenza – inclusa Yoani – ha l’OBLIGO di denunciarlo. Così precisa il codice penale alla voce «Sottrarsi del dovere di denunciare» (art. 161.1).

Leonardo Mesa   
 

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