Yoani Sánchez. Shangai. Il gioco cinese in versione cubana
 
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   27-06-2008
I cubani non sono tutti uguali, come non sono tutti uguali gli italiani. Leggete La straniera di Karla Suarez. Ci sono pagine e pagine su questo argomento. Esistono cubani vigliacchi e cubani consumisti. Esistono cubani eroici e cubani che vogliono cambiare le cose. Esistono i qualunquisti e gli impegnati. Esistono gli stupidi e gli intelligenti. Come si fa a scrivere e a dire i cubani? Yoani è una cubana coraggiosa e colta. Conosco molte cubane che vivono in Italia che non aprono bocca e che non rispondono neppure alle domande sul loro regime per la paura delle ritorsioni e di perdere il prezioso PRE che permette di tornare a casa a portare soldi (il solo motivo per cui sono espatriate). Non facciamo di tutta l'erba un fascio. Non scrivo per i cubani che scappano alla ricerca del miraggio consumista. Scrivo per il cubano che vuole migliorare le cose senza perdere il buono che la sua realtà ancora conserva.
Gordiano Lupi   
 
   21-06-2008
Non capisco come mai i cubani in Europa non parlano per timore alle ritorsioni contro la famiglia, mentre ci sono tanti cubani che parlano proprio dentro Cuba. Sarà che hanno la famiglia al riparo in Europa?
Leonardo Mesa   
 
   21-06-2008
Molti tornato a casa perché amano la propria terra... ma sono rancorosi, eccomi, nei confronti del regime castrista.
Molti cubani non parlano in europa, non esprimono liberamente le proprie opinioni... per timore di ritorsioni verso la propria famiglia che resta a Cuba.

Ho visto con i miei occhi delegati del consolato cubano fotografare i convenuti al convengno su un film relativo allo sbarco del granma. I cubani in sala non hanno aperto bocca.


Massimo   
 
   20-06-2008
si,ma molti vanno via in cerca del benessere e non per motivi politici,tornano volentieri a casa e non sono rancorosi.
marcello   
 
   20-06-2008
Non confondiamo emigrazione economica con fuga. Sono due cose diverse. Da Cuba si scappa, non si emigra. Mi pare abbastanza evidente.
Gordiano Lupi   
 
   20-06-2008
Le statistiche non sono altro che l’espressione matematica della realtà. I numeri si possono spiegare e giustificare però non negare. Il tasso d’emigrazione cubano si colloca oltre il 43° posto mondiale e al 14° regionale, nonostante la vicinanza con gli Stati Uniti, la strumentalizzazione politica e la Legge di Aggiustamento; vorrei vedere cosa succederebbe se fossi estesa a tutti paesi, ricchi inclusi.
Anche se Messico è ricco, capitalista con elezioni all’occidentale, alleato degli Stati Uniti, beneficiario del NAFTA, gli emigrati sono più di 28 milioni, equivalente al 25% dei residenti in terra messicana. E lì non c’è, né c’è stato, Castro né socialismo.
Si scappa dai paesi poveri verso i ricchi, dai poveri verso quelli meno poveri, dei ricchi verso quelli più ricchi, da una provincia ad un’altra, perfino da una ad altra parte della città.
Signore Lupi, non parlo in vesta castrista, se non realista; l’emigrazione è un fatto principalmente economico.

Leonardo Mesa   
 
   19-06-2008
Nel contesto dell'analisi delle dinamiche storico-sociali dei regimi dittatoriali... ha un ruolo importante uno splendido libro di Daniel J. Goldhagen: I volenterosi carnefici di Hitler.

I fiancheggiatori dei regimi dittatoriali hanno sempre giustificato le proprie azioni in funzione di un ipotetico bene-comune. hanno sempre utilizzato la parola come strumento... i moderno dittatori (rispetto al passato storico) scendono in piazza! parlano spesso alla tv.

Ma esiste un solo valore: la democrazia.

Occorre diffidare dalle %, dalle statistiche... e combattere per la propria libertà.
I fiancheggiatori, come insegna Goldhagen, sono ovunque.
Viva Cuba libera (da Castro)!


Massimo   
 
   19-06-2008
Che bella la statistica. Piace tanto anche a Berlusconi. Peccato che a Cuba si fugga per motivi noti. Non scappano solo cervelli, questo è vero. Conosco tati cubani cretini che vivono all'estero per spedire le Nike alla famiglia, i telefonini, i videogiochi... ecco, non è per loro che parlo!

Gordiano Lupi   
 
   19-06-2008
Chiunque (Yoani inclusa) pretenda con il fenomeno migratorio trarre delle evidenze del fallimento cubano andrà a schiantarsi contro la realtà. Nel periodo 2000-2005 Europa e Canada aportarono agli Stati Uniti il 18% degli immigrati, mentre rappresentano il 13% della popolazione mondiale (escluso USA). Al totale d’emigrati laureati, Europa contribuì con un 16% (2004), per il secondo posto. Curiosamente il 21,8% e il 20,2% degli emigrati italiani e cubani, rispettivamente, hanno un livello oltre la licenza media. In testa si trovano (in ordine decrescente) India, Giappone, ex URSS, Corea del Sud, Regno Unito, Cina, Canada, Iran, Filippine e Germania.
L’emigrazione scappa a qualsiasi inquadratura politica. Porto Rico, stato libero associato, ha una popolazione residenti negli Stati Uniti equivalente al 86,0% di quella in terra madre; Cuba il 10,9%.
Quando si è sentito parlare nell’UNEAC, nel Parlamento e in tanti altre sede di «rubo di cervelli» o «fuga di cervelli» parlavano proprio del problema dei laureati che abbandonano Cuba; parlavano di Yoani quando era in Svizzera, dei suoi colleghi e dei miei che risiedono al estero, e anche di me.

Fonti:
Immigration: wages, education and mobility. Ron Haskins; The Brookings institution.
Immigrants in the United States, 2007. Steven A. Camarota; Center for immigration studies.
U.S. Government Information.

Leonardo Mesa   
 
   17-06-2008
E' bello il modo in cui Yoani descrive il fallimento della dittatura castrista. Con una pacata poeticità. Ma forse è solo spirito di sopravvivenza.
Massimo   
 

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