Carlos Carralero. «Con Fidel finita l'era del grande comunicatore; ora riforme!?»
Parla il dissidente cubano, esule nel nostro paese: «Il totalitarismo isolano? Un regime che da 'carismatico' diventerà burocratico»
 
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   29-03-2008
m26, non troverà facilmente le dichiarazioni della figlia di Ochoa. Già Lupi commise disguido al riferirsi (in precedenza) al libro “Il sole nero. Dall'esilio cubano sette storie contro Fidel” dove c’è una testimonianza di Jorge Ricardo Massetti, sposo della figlia di Antonio de la Guardia (non di Ochoa). Le accuse di Ileana de la Guardia la troverà in “Nel nome di mio padre”.
Se predilige avere un quadro più ampio e obbiettivo li raccomando “Causa 1/89” (1989) con la trascrizione INTEGRALE del giudizio; non facilmente reperibili in Italia.
Il film “For Love or Country: The Arturo Sandoval Story” allude di sfuggita al caso Ochoa: “fu condannato perché troppo popolare”.
Sandoval non lascia Cuba perchè deluso; e meno, perché ulteriormente deluso dal caso Ochoa. Uno sguardo cronologico dei fatti lo confermano. Nel 1989, raggiunge l’apice della crescente popolarità negli Stati Uniti con l’esplosivo rivivere Dizzi Gillespie, suo patrocinatore, con chi fa l’indimenticabile duetto al Royal Festival Hall. In luglio di 1990 richiede asilo DOPO che i suoi avevano già lasciato Cuba e DOPO coordinare succosi contratti, tramite Gillespie.
A partire del 1973 Sandoval diventa popolare in Cuba. Nel 1978, Irakere, il gruppo di Jazz del quale faceva parte, vince il Grammy latino. Dal 1982 fino al 1990, consecutivamente, fu premiato come il Migliore musicista strumentale e fece molti viaggi al estero, dichiarandosi ambasciatore culturale di Cuba, il paese... deludente e comunista che lo opprimeva.... Sandoval ancora insiste a dire: “quello che più desideravo nella vita era suonare il jazz, e questo veniva chiamato (in Cuba) la musica del imperialismo”. Lui che Jazz faceva da ragazzo.
Sandoval diviene esule politico; ovvero, accolto “sotto protezione” perché “costretto a fuggire” perché “perseguito nel suo paese”. Proprio lui? Una vera e propria barzelletta, la più raccontata, la prediletta da tanti altri esuli. Tanti.
Affettuosi saluti.
Leonardo   
 
   28-03-2008
...ho appena scoperto che Andy Garcia e' un esule cubano (per lo meno..lo erano i genitori)....
...detto tutto...
come si puo' essere obiettivi??

come se la invitassi a vedere il film di Oliver Stone
se volesse sapere tutto su Castro.

comunque il film di Garcia lo vedro' lo stesso...
Saluti.
m26   
 
   27-03-2008
Come ben avra' capito, non la penso esattamente come lei a proposito della politica cubana(per il resto..sfido chiunque a non apprezzare Cuba e i cubani).
Sono appassionato anche della politica e cerco di essere obiettivo, volendo conoscere e dialogare anche con chi non la pensa come me.
La ringrazio per le segnalazioni che mi ha fatto, mi servira' per avere, su questo argomento, un piu' vasto panorama di angolazioni e punti di vista, ma non le prometto (credo sara' impossibile) di cambiare completamente idea.

Alla prossima.
Saluti.
m26   
 
   26-03-2008
La verità è sempre la più semplice, ma non è detto che siamo sempre disposti ad accettarla. I fatti sono abbastanza precisi. Ochoa voleva la perestroika anche a Cuba, vedeva molto bene la svolta di Gorbaciov. Castro no. Ochoa era molto, troppo popolare dopo la guerra in Angola e pure amato dall'esercito. A Cuba poteva essere popolare solo Castro. Ochoa sapeva tutto del narcotraffico, nel quale era coinvolto come pedina piccola, come lo erano i fratelli Castro come mandanti. Tragga lei le conclusioni. Questa è la mia verità, ma lei può credere alla barzelletta castrista del generale corrotto dedito al narcotraffico per arricchirsi alle spalle della Rivoluzione. Arturo Sandoval abbandonò Cuba proprio dopo il caso Ochoa: le consiglio il bel film di Andy Garcia (Arturo Sandoval Story). Propongo di leggere anche le dichiarazioni della figlia di Ochoa su questi tragici fatti.


Gordiano Lupi   
 
   25-03-2008
Sig. Lupi,
il suo "recente" parla del 1989...ma poco importa.
Ho letto qualcosa su quell' episodio...come sempre "farsi un' idea" dipende molto da cio' che si legge...
ho letto entrambe "le versioni"..che sono ovviamente contrastanti...
mi dica..ma lei sa qual' e' la verita'??
Saluti.
m26   
 
   24-03-2008
Ricordo a m26 che Raul in tempi recenti ha firmato l'esecuzione del generale Ochoa. Invito m26 a rileggersi la questione Ochoa, il narcotraffico cubano per finanziare le guerriglie sudamericane, la perestroika che avrebbe voluto Ochoa, le colpe finite tutte su un capro espiatorio...Raul non è un criminale, è un comunista... basta la parola.

Gordiano Lupi
Gordiano Lupi   
 
   20-03-2008
Sig. Carlos,
resto allibito per le sue parole...voi "anticastristi", ci "gridate" che il "regime" cubano e' ottuso e fermo al 1959, ricordando a Fidel che siamo nel 2008..e le cose nel mondo sono cambiate...e poi..lei mi invita a vedere delle foto appunto del 1959 di Raul definendolo un criminale.
Ma siamo nel 2008 Sig. Carlos!!
Essendo cubano forse non sa che alla fine della seconda guerra mondiale anche qui in italia, ci sono stati un numero altissimo di "regolazione di conti" tra vinti e vincitori.Credo che sia una cosa fisiologica che alla fine di una guerra ci siano queste cose...
Per cui mi sembra ottusa la sua definizione di criminale per Raul solo perche' appena finita la rivoluzione i vinti hanno fatto "pulizia" della vecchia classe dirigente battistiana.
Saluti.

m26   
 
   18-03-2008
Raul Castro è un criminale pragmatico e che ha vissuto in qualche modo più vicino alla realtà. Mi spiego: Raul ha avuto amici dentro e fuori del regime, cubani tra l'altro.
Fidel, per convenienza o, chi lo sa, in casi isolati anche per simpatia, ha avuto qualche amichetto, come Garcia Marquez, motivo per cui il mediocre Gianni Minà ha avuto la possibilità d'intervistare Castro, ma sostanzialmente ha vissuto in un'altra dimensione: quella dei dittatori che vivono isolati. Primo per paura e, secondo, perché 'il resto dell'umanità non vale niente', né vale la pena dedicarle secondi di tempo.
Raul beve Vodka, parla e fa altre cose con certi amici. Non perché sia buono, ma solo perché a lui mancano i meccanismi per essere una 'macchina di potere' come Fidel. Raul, ripeto, è un criminale e, se volete, vi faccio vedere le foto dove compare il 'fratellino' che chiude gli occhi ad un condannato a morte per dargli il colpo finale o compare in una foto della sua prima grande opera: le più di cento persone fucilate a Santiago de Cuba tra i giorni 8 e 9 gennaio 1959.
Le opere teatrali, e i romanzi anche, tante volte prendono spunto dalla realtà. Pushkin diceva: “Fatemi scrivere e vi racconterò la realtà della vita”. Niente di quello che dico su questo libro è sull'altro Saturno pubblicato in lingua spagnola, “Requiem per Saturno”, potrebbe raccontare l'orrore. E per questo che ci sono altre esperienze, altri racconti, altri saggi.
Valladares diceva, sabato scorso, che tutto quello che lui racconta si può trovare a Ginevra negli archivi della Commissione per i Diritti Umani.
Carlos   
 
   18-03-2008
Non commento il libro perché ancora non lo ho letto; per tanto, mi limito alla presentazione qui fatta.
Dal trionfo della rivoluzione si indicava a Raùl Castro (assieme al Che Guevara) come il più radicale. Per anni - e credo fino oggi - i servizi di intelligenza degli Stati Uniti la hanno pensato così e anche il presidente Bush. Mi chiedo, quelli sarebbero gli elementi per “contraddirli” con il paragone rispetto a suo fratello. Innalzando Raùl, demoralizzare a Fidel, l’indiscusso condottiero della rivoluzione cubana? Mi sembra sentire lo stesso rumore quando con la morte del Che Guevara dichiarati detrattori della sua opera cominciarono a lodarlo: tanto buono il Che, quanto cattivo Fidel.
Mi chiedo pure quali sarebbero gli elementi per definire Carlos Lage politicamente debole e potenziale fantoccio quando nella sua carica di vicepresidente del Consiglio di Stato e segretario del Consiglio di Ministri ha sostituito Fidel Castro nei più alti conclavi regionali e mondiali. Quale le ragioni per affermare Ricardo Alarcón ha scarsa autorevolezza. Se basato nel incontro con gli studenti invito a vedere l’intero colloquio (2 ore circa) per ascoltare molto di più delle insidiose domande degli studenti e le stupide risposte di Alarcón che ci hanno fatto imparare a memoria, con evidente tergiversazione.
Vorrei sapere se il libro è un saggio o di un romanzo? Sono due cose così differenti che la classificazione saggio romanzato farà dubitare: dove finisce la realtà, dove comincia la fiction?
A presto.

Leonardo   
 

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