Lucio Garofalo. “Lettera a un Giudice” di Paolo Saggese
 
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   28-08-2016
Caro Paolo, soltanto ora ho letto il tuo intervento. Io non sono un critico letterario di professione, né uno specialista esperto di lettere classiche e moderne come te. Sono, più semplicemente, un lettore a cui, talvolta, capita e va di scrivere una sorta di \"recensione critica\" a commento di cio che ha letto. Se mi sono cimentato nella stesura di una siffatta \"recensione\" (per diletto, ripeto, e non per lavoro), evidentemente significa che il libro mi ha colpito, ha destato in me un interesse, ha suscitato una riflessione critica. Ovviamente, non mi permetterei mai di sostituirmi all\'autore. Inoltre, mi sono permesso di evidenziare quelli che, a mio modesto avvisto, risultano i \"limiti\" o le \"carenze\" del libro, non sotto il profilo squisitamente tecnico-linguistico e letterario, bensì sul terreno stesso dell\'oggetto della narrazione, vale a dire i tema della corruzione. Rispetto al quale mi sono preso la \"licenza\" di esternare alcune mie perplessità e le mie proposte per un\'eventuale, ipotetica estirpazione di questa piaga sociale. Avrei altro da aggiungere, ma temo di risultare fin troppo noioso e digressivo. A presto.

Lucio Garofalo
Lucio Garofalo   
 
   24-08-2016
Ognuno deve essere libero di dare l'interpretazione che vuole, è ovvio questo, cara Patrizia. Il lettore può dire che il libro non gli è piaciuto, ma non può dire come l'autore avrebbe dovuto scriverlo. Ovvero, la volontà dell'autore non può essere contestata: se uno scrittore vuole scrivere un libro ironico, o fantastico, non gli si può dire che il libro non è bello, perché non è realistico! Insomma, io ho scritto un romanzo fantastico, l'ho dichiarato in copertina e nel prologo, il lettore lo sa. Se avessi detto che avevo scritto un racconto realistico, ma poi ne avessi proposto uno fantastico, avrei barato! Ma così non è stato. Pertanto, il lettore può criticare il libro, ma non pretendere che lo scrittore faccia altro da ciò che è il suo intento. Sarebbe come dire: questa tragedia non mi fa ridere! Infatti, è una tragedia, non può far ridere!
Paolo Saggese   
 
   23-08-2016
è mio parere che una volta pubblicato un libro , esso appartenga al lettore al quale compete qualsiasi interpretazione ne voglia dare.
patrizia garofalo   
 
   23-08-2016
Caro Lucio, grazie per queste continue recensioni.
Come ho già scritto altrove, il libro sta avendo un buon successo di pubblico, perché racconta una vicenda di "ordinaria" corruzione in una Repubblica dei Pomodori. Alcuni lo hanno definito un capolavoro, a molti è piaciuto, a pochi non è piaciuto, ed hanno obiettato, che si tratta di un libro poco coraggioso, perché fantastico. A dire il vero, io lo trovo molto coraggioso!
Rispetto alla tua recensione, ti ringrazio. Tuttavia, metodologicamente riterrei utile che si eviti di dire all'autore cosa sia giusto o sbagliato: nel senso che il lettore non può sostituirsi all'autore. Il mio intento era proprio quello di compiere una sorta di parodia tragicomica, a volte drammatica, a volte patetica, a volte dissacrante di questa RDP. La satira è volutamente sfumata, non urlata, pacata, perché questo è il mio "stile" e perché gli autori, che ho scelto come modello, lo suggerivano: Sciscia, Voltaire, Simenon, Kafka, Canetti, ...
Presto uscirà il secondo racconto, che è la continuazione della "Lettera", dal titolo "Il processo". Attendo anche di questo una recensione!
Paolo Saggese   
 

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