Wendy Guerra. Avvolti nella storia ufficiale
 
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   25-02-2014
I fatti di Granada si svolsero di maniera fulminea in pochi giorni. Quel colpo di Stato preparato, dalla testa ai piedi, dagli Usa finì con l’assassinato – e non destituzione – del primo ministro ELETTO e vari suoi seguitori, l’invasione militare e la costituzione di un governo di comodo. Tagliate le comunicazioni, le notizie che arrivavano erano frammentate, filtrate e trasmesse delle forse di opposizioni colpiste e l’ambasciata degli Usa.
Dall’altra parte, a Cuba si aveva fresco le epopee scritta dai cubani in Angola.
Tutti due elementi messi assieme diedero spazio a leggende. Ma di qua al «comunicato» va molto. MAI si disse che TUTTI cubani si erano immolati avvolti in UNA bandiera, se non che c’erano stati dei cubani che si erano immolati con la bandiera.

Tortolò che fu inviato nell’imminenza dell’invasione e il pericolo che la presenza dei cubani fosse manipolata e ridicolizzata. Di Tortolò, nella voragine degli eventi, si persero le tracce ed esso diede spazio alla leggenda – non notizia né comunicato – che si era andato alle montagne per continuare la lotta. Leggenda ridicola perché Granada è molto piccola, senza orografia che permetta una difesa e occupata in pieno dalla 82° Divisione, l’unità più élite degli Usa all’epoca. Alle leggende si sommò la NOTIZIA proveniente dagli USA che i «numerosi militari cubani» continuavano a «attaccare» le forse ed erano «decise a opporsi al popolo». L’obiettivo era coinvolgere al governo cubano in una difesa che sarebbe stata del tutto illegale e così stendere l’occupazione. Si ricordo che il motivo dello sbarco Usa era proteggere gli studenti universitari statunitensi. La giustificazione per andare oltre fu trasmettere delle NOTIZIE del pericolo militare dei communisti cubani. Di punto in bianco i circa 500 lavoratori e 50 militari si convertirono in «migliaia di militari» «ostili».
Mentre il popolo, che credeva a Tortolò resistendo fino alla morte, seppe – da notizie Usa e cubane – che si era rifugiato nell’ambasciata dell’Urss, calò lo scompiglio.
Tortolò non entrò trionfale. Fu ricevuto da Fidel nell’aeroporto perché assieme venivano tutti gli altri, ma non può essere sfuggito a nessuno che nonostante abbia pronunciato la ridicola frase «Missione compiuta» scese con una magliettina colorata e non con la sua divisa. Non può essere sfuggito il silenzio e la freddezza di Fidel nel suo confronto.
Nei funerali Fidel disse che alcuni dei morti e feriti non l’erano stato per resistenza eroica, disse qualcosa come: alcuni per puro caso. Anche se doveva avere detto per la volontà assassina dei militari Usa nel confronto di civili. Infatti dei due feriti gravi, di uno se ne parlò come eroe, dell’altro no.

Al tutto seguì un lungo analisi dove Trotolò fu destituito ed espulso dalle forse armate e se produce un materiale filmico con pezzi presso da molte parti dove si vedeva, oltre all’accanimento Usa, la disfatta. Il film fu mostrato soltanto ai militanti del Partito e la Gioventù, ma essendo 2 milioni in una popolazione di 11 se può capire che non aveva nessuna intensione di essere segreto. In fatti, non capisco il perché non fu fatto vedere in tv.

De Venezuela. Maduro è stato legalmente eletto, in qualsiasi parte del mondo quel che succede in Venezuela – e non per prima volta – sarebbe stato soffocato in partenza, anche con i militarie i ribelli sarebbero stati tacciati da antidemocratici, quando non di violenti e terroristi. Ma Venezuela non è alleato Usa. Quando si tratta d’alleati Usa tutto cambia come quando il colpo di stato in Honduras, le proteste degli studenti in Cile o le rivolte “primaverile” soffocate dalle forse armate dell’Arabia Saudita. È curioso come le rivolte in Venezuela sono cominciate per le città che dirige e amministra l’OPPOSIZIONE che con la complicità di essa ha lasciato via libera e, a quanto la logica indica, attizzato. Nel frattempo la stampa di opposizione ha creato la sua storia ufficiale trasmettendo – come in passato – immagini decontestualizzate e perfino di fatti accaduti in ALTRI Paesi.

Sono fatti, non opinioni. E così anche Wendy resta impigliata nella storia ufficiale… dell’altra sponda.

(Raccomando lo scritto di Gabriela Jacomella «Come vi racconto una guerra»)

Leonardo Mesa   
 

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