Diario di bordo
Gianni Somigli. Che gossip mi metto stasera?
03 Novembre 2009
 

In tanti ricorderanno quella pietra miliare del giornalismo che fu l’editoriale, giudicato scandaloso da tutti tranne la parte affaristico-politica coinvolta, del direttore del tg1 Augusto Minzolini. Accusato di oscurare le notizie riguardanti il giro di escort nelle ville del presidente del consiglio, il direttore decise, senz’altro dimostrando una vasta dose di coraggio e spalle coperte, di intervenire in prima persona snocciolando concetti tra la metafisica e l’etica giornalistica.

Spiegò, con voce monocorde, che le notizie in questione non erano notizie, bensì gossip, e che per questo motivo, in veste di direttore del telegiornale dell’ammiraglia del servizio pubblico, aveva preso la decisione che non era necessario informare i cittadini.

In molti sollevarono un dubbio: ma se un caso del genere fosse capitato a un politico del versante opposto, sarebbe stata presa la stessa decisione?

La risposta non ha tardato a venire. Per quello che attualmente sappiamo, anche l’ex governatore Marrazzo non è formalmente indagato. Ipotesi non da escludere.

Uno si sarebbe atteso che, non ritenendo il “gossip” una materia da diffondere, Minzolini e il suo telegiornale avrebbero tenuto un comportamento lineare. Se qualcuno, malauguratamente, ha dato un’occhiata al tg negli ultimi giorni, può fare da solo un paragone e capire se esista una differenza tra notizia e gossip. O meglio: tra gossip e gossip, se la vogliamo mettere su questo piano.

La realtà è che il gossip, quando verificato, è eccome una notizia. Politici di tutto il mondo spariscono dalla vita pubblica in seguito a scandali sessuali che ne provocano una delegittimazione, una caduta nel fango.

La realtà è che esiste solo una differenza tra una notizia e l’altra, tra il gossip e l’altro: la parte politica che va a toccare. E che questa sia una banalità, tra l’altro nemmeno troppo contemporanea, è “normale” in Italia. Cioè, è la norma un comportamento del genere, e in quanto tale è accettato dai più. Ma questo non deve portarci a considerarlo un comportamento “giusto” solo perché normale e consuetudinario.

Questo è un atteggiamento sbagliato, affarista, familista. Questo è un atteggiamento mafioso. Il fatto che sia normale, dev’essere illuminante. Ma anche questa è una banalità. Una banalità illuminante, una scheggia di legno con cui costruire una bella cassa e mettere a dormire per sempre questo strano, banale paese.


Gianni Somigli


TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - R.O.C. N. 7205 I. 5510 - ISSN 1124-1276