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Salvatore Sblando: In condizione precaria
Salvatore Sblando
Salvatore Sblando 
26 Ottobre 2009
 

Chi di noi non ha mai concesso tutto se stesso a semplici ed apparenti gesti, ad innocue quanto accese sensazioni.

A seguire, poco dopo, come naturale dicotomia ci si perde in una sorta d’abbandono; esso può essere l'abbandonarsi vero e proprio quanto l'essere abbandonati in una quasi innaturale superficialità, la stessa che invece, a volte paradossalmente, risulta leggerezza.

Da qui si corre spediti verso tutte quelle titubanze, quelle apnee che rendono così precario ed inquieto il nostro convivere sociale.

Da qui, da quest’essere solitudine nella moltitudine perde forma il mio “qualunque uomo”

e diventa parola…

 

 

 

COME NOI 

Concedo tutto me stesso ad una passeggiata 
di portici e schiamazzi, di profumi ed erbe 
di vento e di bandiere. 
Siamo in questo esistere di cose non dette 
un garbuglio di giochi e silenzi 
nell’abbandono di un’apparenza disattesa 

Parliamo di strade, fra mendici e rimandi 
di vento, solitudini d’asfalto e sigarette. 
Preghiamo ché sia la distanza 
l’inappetenza del destino a renderci 
singolare moltitudine fra specchi deformati 

E che non sia la curva di una rotaia 
ad indicarci la precisa direzione 

(inedito, giugno ’09)

  

Salvatore Sblando

www.youtube.com/watch?v=pXZ9aZBrYOc


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