Lisistrata
Lidia Menapace. Lettera felice
11 Ottobre 2009
 
Poi andrò con ordine, ma non posso non cominciare con un “grazie!” grande come una casa alla Corte Costituzionale per il giudizio dato sul Lodo Alfano. E già questo è un segnale dell'anomalia in cui si trova il nostro paese, se si deve ringraziare calorosamente il supremo organo di garanzia per aver fatto il suo lavoro come doveva.
 
A parte questo, ho sentito direttamente per Tv Berlusconi, dopo che la sentenza era stata resa nota, e sono impressionata per la sua incapacità di tenere i nervi a freno, per l'iracondia e la sguaiataggine del suo eloquio: uno che pretende di essere un “Capo”, non può permettersi di essere così emotivo e sempre e subito sopra le righe e poi “rimediare” dicendo che è stato frainteso, calunniato, che c'è una congiura della sinistra malvagia e truffaldina. Lui che è furbo (la furberia è una forma minore dell'intelligenza, purtroppo molto valutata nel nostro paese) come può andare via di testa così clamorosamente, mettendo in difficoltà persino i suoi più acritici sostenitori (salvo Gelmini e Gasparri che sono privi di capacità critiche al livello minimo richiesto)? A parte il “Viva l'Italia, viva Berlusconi” gridato di suo senza il minimo senso del ridicolo, a parte che parla di sé in terza persona come fosse Giulio Cesare, il top è stato quando nell'andare in vistoso ritardo a inaugurare a Palazzo Venezia una mostra dal titolo: “La Grazia e il Potere”, fatta insieme al Vaticano, appunto col Cardinale segretario di Stato, se ne è uscito dicendo che lì mancava un solo santo, “San Silvio da Arcore”! Significa che vuol essere santo subito? Ora dirà che scherzava, ma un popolare proverbio avvisa: “scherza coi fanti e lascia stare i santi!” C'è il rischio di essere ascoltati.
 
E torniamo al 29 settembre, quando la sera, dopo un consiglio noioso c'è una riunione con i movimenti pacifisti di Novara, per concordare il modo di stare nella Marcia mondiale quando si avvicinerà a noi (nel passaggio tra Torino e Milano): una bella discussione, semplice chiara non allusiva, non senza qualche punta e qualche residuo di pacifismo assolutista, ma insomma tutto bene, si va avanti a lavorare. Introduco uno dei miei chiodi fissi, che è la neutralità militare: vari sono gli stati europei neutrali (Svizzera, Svezia, Finlandia, Austria, Malta). Bisognerà pur chiedersi che farne quando si porrà la questione dell'esercito europeo: o vogliamo limitarci a dire no e lasciare che facciano tornare a un militarismo attivo i paesi ora neutrali? e aggiungo un altro punto di riflessione, che riguarda la riforma delle N.U. I presenti hanno la gentilezza di ascoltare e si prende un certo impegno a rimettere in agenda il tema: ve ne parlerò quando ci torneremo.
 
Il giorno dopo, il 30, vado a Roma, perché sono stata invitata da Massimo e Antonia Sani a una festa per gli 80 anni di Massimo, questo giovanotto! È una bella ricorrenza, una platea piena di persone importanti, vari incontri, particolarmente gradito quello con Luciana Castellina, con la quale ho di rado l'occasione di trovarmi. Di Massimo viene proiettato un film fatto per Rai3 e che riassume benissimo (anche se col riassunto vanno perse molte pagine importanti) tre suoi lavori più diffusi. Non potrò mai cancellare l'affettuoso debito che ho con Massimo per come ha trattato -quasi unico- il tema della prigionia dei militari italiani, specialmente di quelli catturati e inviati in campo di concentramento dai Nazi, che non riconobbero loro nemmeno il titolo di prigionieri di guerra (mio padre fu tra loro). Il debito è grande, ma non è privato, infatti la storiografia italiana è ancora reticente (a dir poco) su quella vicenda che, a voler essere precisi, è stata la prima grande espressione della Resistenza. La mattina ero stata alla riunione del Coordinamento nazionale delle Donne ANPI, che si è costituito da poco e del quale faccio parte. Sarebbe giusto mettere in relazione le Donne Anpi con altre organizzazioni di donne e con la politica mista. Comunque è stato deciso di celebrare come merita il decimo anniversario della morte di Nilde Jotti, e un'altra decisione è di mettersi in relazione con giovani insegnanti precarie per vedere se è possibile far entrare nelle scuole i racconti della Resistenza e dell'antifascismo. Anche le opere di Massimo potrebbero far parte del “pacchetto”.
 
Ma se queste sono prime avvisaglie di qualcosa di buono, il clou è il 3 di ottobre, quando la manifestazione per la libertà di stampa, che sembrava un po' marginale, cancellata dal rinvio e snobbata dalla grande stampa, scoppia come una grande critica e allegrissima festa, sottovalutata e strizzata fino all'inverosimile e alla mancanza di ossigeno a Piazza del popolo, (e pensare che alcuni organizzatori avrebbero voluto ripiegare su Piazza santi Apostoli o su un teatro, ci sarebbero stati soffocamenti e deliqui). Bellissima manifestazione dunque e ormai lo sappiamo e lo hanno detto tutti, ma la cosa che più mi ha colpito (non ho potuto entrare in piazza e ho ascoltato tutto da Radio popolare in macchina al Muro torto con altre compagne che tornavano come me dalla riunione del Forum che si era tenuta quella mattina) è stato di sentire che era una piazza che non faceva sconti a nessuno (nemmeno all'“opposizione” di “sinistra”). Ma non si limitava a dire il suo scontento da un ideale Aventino, agiva, diceva, proponeva, insomma riprendeva l'iniziativa politica a tutto campo. Speriamo bene, soprattutto di non aiutare a spegnere, e invece di mettersi a fianco e agire insieme.
 
Passo la notte tra sabato e domenica in treno per raggiungere Ovada (Al), dove arrivo la mattina del 4 e vengo raccattata con solerzia da un compagno mandato ad hoc e comincio ad assaporare l'organizzazione piemontese: accompagnata in albergo riposo un bel po' e poi vengo scarrozzata tutto il giorno (è una vera vacanza) a vedere Ovada, che è in un giorno fortunato con la fiera del piccolo antiquariato e vengo a sapere che è anche un famoso mercato del mobile e del restauro. Incontro compagne che mi ricordano da quando (e si perde nella notte dei tempi) venni qui per festeggiare un 25 aprile con Bobbio. Visitiamo due castelli bellissimi e la sera, dopo un buffet che mi prostra, perché si può dire che non ho fatto altro che mangiare, c'è la premiazione. Sono convinta, mi spiace per chi non è d'accordo, che la cucina piemontese è la più raffinata del nostro paese, sia per i primi in brodo, che per antipasti di crudità formaggi salumi ecc. carne, pesci, salse e ortaggi e non dite che il Bunet non è il miglior dolce che ci sia: batte la Sacher! Sui vini mi taccio, siamo in vetta. Basta con l'epicureismo!
 

Tutta la sera e il giorno dopo sono occupati dalla premiazione e proiezione delle opere del premio “Testimone di pace”, bandito e gestito dal Comune di Ovada ormai da quattro edizioni. Sono opere molto belle, espressioni di notevolissimo valore, ricche di capacità tecniche e di creatività espressiva, molto diverse tra loro, e che vedono spesso la compresenza di studenti ragazze e ragazzi di differenti culture e nazionalità: davvero una scoperta, le tante facce della nostra scuola! mostrano con stili del tutto contemporanei i luoghi buoni ed efficienti, la verità della gioventù e dei comportamenti buoni. Le opere premiate vengono da Mazara del Vallo, da Parma, da Pozzuoli, da Genova, da Bergamo, insomma una rappresentanza del paese intero. Ma straordinaria è la narrazione di un salvataggio di 350 migranti alla deriva nel canale di Sicilia operato in condizioni marine proibitive (tanto che la Guardia costiera chiede a comandanti di pescherecci se vogliono affrontare un mare che per i mezzi militari è impossibile). Il racconto ha alte punte di drammaticità, e insieme il massimo di verità e umano coraggio (“noi conosciamo il mare, sappiamo i rischi che ci sono”) e di generosità (“ho chiamato l'equipaggio e ho raccontato dei naufraghi e si sono subito offerti di uscire per salvarli”) (“non possiamo trovare corpi nelle nostre reti e zaini e carte e passaporti sul fondo marino, se lasciassero fare a noi, i morti sarebbero molti di meno, quelli che si sanno saranno un 20%, così non si può”). Certo non si può, ed è grande un paese che ha simili eroi modesti e ignoti, e meschino lo stesso paese se le sue autorità invece di onorarli li ignorano.

 

Pensavo di fare tutta una puntata, ma è meglio che divida un po': alla prossima dunque con il racconto della Granarolo e di altro, oltre che ulteriori aggiornamenti su Berlusconi e sullo strano Nobel per la pace ad Obama.

 

Lidia Menapace


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