Manuale Tellus
Viaggio in Turchia 4. A cura di Anna Lanzetta
Asli Temel miss Turchia
Asli Temel miss Turchia 
05 Ottobre 2009
 

Istanbul è una città che incanta a qualsiasi ora del giorno, di mattina presto quando la voce del muezzin invita alla preghiera,  quando la vita riprende e lentamente le strade si affollano, quando fermi sul ponte si ammirano i pescatori e si aspetta con ansia il pescato, quando si mangia un panino col kebap o si gusta un baklava o un lokum, squisiti pasticcini, o si sorseggia il Cay, il te nero o aromatizzato alla frutta, quando il tramonto avvolge ogni cosa coi suoi colori, quando la sera le luci inghiottano ogni brulichio, lo spettacolo che offre Istanbul è unico. Trovarsi in una città posta su due continenti è una sensazione inimmaginabile e altrettanto scoprirne i tesori. Proprio accanto a Santa Sofia, il tempio della cristianità, oggi museo, si eleva la Sultan Ahmet Camii detta “Moschea Blu” (1609-1616), dal colore delle piastrelle che la ricoprono.

La moschea è il luogo in cui i fedeli musulmani, cinque volte al giorno, si inchinano fino a terra per pregare Dio. La parola araba masjid, (in spagnolo mezquita, e nelle varie lingue europee moschea), deriva dalla radice s-j-d che significa prostrarsi e che, tradotta, significa “luogo di prostrazione”.

Eretta tra il 1609 e il 1616 per il sultano Ahmed I da Mehmed Agha, allievo di Sinan la Moschea Blu riprende la struttura di Santa Sofia: uno spazio a pianta quadrata sormontato da una cupola, cinta ai quattro lati da semicupole e circondata da una serie di torrette, cupole e semicupole. La Moschea Blu è l’unica ad avere sei minareti, voluti dal Sultano per mania di grandezza, superata solo dalla moschea della Kaaba, alla Mecca, che ne ha sette. La cupola al centro è alta 43 metri con un diametro di 23metri. L’interno della moschea è dominato dal colore turchese; le pareti, le colonne e gli archi sono ricoperti da  21.043 piastrelle di maiolica del XVI e del XVII secolo, con motivi floreali, dalle rose ai tulipani, dai garofani ai lillà, con toni sfumati dal blu al verde, provenienti da Iznik (Nicea). La luce che filtra dalle finestre, (se ne contano 260) le conferisce un’atmosfera surreale e l’ampiezza la rende maestosa: la sala  misura 51 mt. di lato, un tappeto rosso ricopre l’intero pavimento e un enorme lampadario troneggia al centro. L'interno delle cupole e le parti superiori della moschea sono decorati con arabeschi blu che creano straordinari giochi di luci e di colori.

Elementi caratteristici della moschea sono: il minbar in marmo, un podio alto dal quale predica l’Imam, e il mihrab (nicchia posta in una delle pareti interne della moschea che indica la direzione della Mecca), la parte più sacra della moschea, dalla quale l’Imam conduce la preghiera.

Intarsi in avorio, conchiglie e madreperla impreziosiscono le porte.

Prima di entrare nella moschea bisogna assolvere il rito dell’abluzione che si svolge presso le fontanelle poste all’esterno, lasciare le scarpe sulla soglia e le donne devono coprirsi il capo.

 

A est della Aya Sofya si trova il Topkapi Sarayi, il palazzo del sultano, meraviglia delle meraviglie. L’immensa costruzione si eleva su una delle sette colline di Istanbul e domina il mar di Marmara e il Corno d’oro. Il palazzo del Topkapi che significa “porta del cannone”, fu iniziato nel 1462 e terminato nel 1478. Il palazzo è circondato da 1.400 metri di mura che lo separano dal resto della città. In tempi antichi Topkapi era a tutti gli effetti una città nella città. Al palazzo si accede attraverso la Ortakapi, detta Bab-i-Salaam, o porta della salvezza: solo il sultano poteva oltrepassarla a cavallo. Il palazzo fu sede dei sultani fino al 1855, quando Abdül Mecil preferì il lussuoso palazzo di Dolmabahce. Il Topkapi fu centro del potere dell'lmpero Ottomano tra il XV ed il XIX sec. Il palazzo si sviluppa attorno a quattro cortili, che racchiudono meravigliosi giardini; nel terzo cortile si trova il padiglione del Mantello Sacro che conserva le reliquie del Profeta Maometto. Le cucine dove un tempo lavoravano 1.200 cuochi raccolgono oggi e mostrano tesori inestimabili e tra questi collezioni di porcellane cinesi e giapponesi. Il tesoro del palazzo racchiude una tale ricchezza di elementi che diventa difficile scegliere quelli da indicare: il trono di Nadir, è di ebano rivestito in oro con smeraldi, rubini e perle incastonati su uno strato di smalto; nove pigne di rubini sormontate da uno smeraldo coronano il bordo esterno. Il cuscino di color porpora è ornato di placche d’oro con raffigurazioni floreali di perle, rubini e turchesi. È un’opera di manifattura indiana di grandissimo pregio. Si fa l’ipotesi che fosse appartenuto a Tamerlano. Ma il vero gioiello da Mille e una notte è il diamante detto “del cucchiaio” di ottantasei carati circondato da quarantanove purissimi brillanti.

Una parte del palazzo è occupata dall’harem; dall’arabo haram significa illegale e nel tempo ha assunto il significato di riservato; formato da 259 stanze magnificamente decorate era la residenza privata del sultano, riservata alle donne: madre, mogli, concubine e figli.

 

Il Kapali Carsi, è il gran bazar, una città coperta da cupole emisferiche, con una miriade di piazze e 80 vie che si diramano poi esternamente; con ben diciotto porte d’accesso, cinque moschee, sei fontane, e con i suoi 200.000 metri quadrati di estensione è uno dei più grandi souk del mondo.

I negozi, divisi per tipologia, vendono ogni sorta di merce: tessuti, lampade, oro, argento, tappeti, abbigliamento, un insieme di colori e di profumi inebrianti; un viaggio senza sosta tra manifatture raffinate, artigianato locale, maioliche preziose e oggetti lussuosi e: aphrodisiaque des sultan. Mesir Macum.

Vicino al Gran Bazar si erge maestosa la Moschea Nuruosmaniye

Di fronte al ponte di Galata si trova il Bazar egiziano dove si possono acquistare e gustare: formaggi, carne secca, marmellate, miele, dolcetti locali, profumi e spezie.

 

Istanbul è ricca di monumenti antichi e moderni: la torre di Galata richiama la presenza del quartiere genovese e con i suoi 67 metri domina il Corno d’oro.

Il ponte sospeso del Bosforo: 1560 mt. di acciaio uniscono i due continenti; di notte illuminato è uno spettacolo indimenticabile.

Istanbul è stata dichiarata una delle capitali europee della cultura per il 2010.

Sin dal 1985, i quartieri storici di Istanbul fanno parte della lista UNESCO, patrimonio dell’umanità...

Istanbul è abitata da diverse comunità religiose. La religione con più fedeli è l’Islam. Le minoranze includono: i greco-ortodossi, gli armeno-cattolici, i cattolici-levantini e gli ebrei sefarditi (Gli ebrei sefarditi hanno vissuto nella città per oltre 500 anni. Essi lasciarono la penisola iberica durante l'inquisizione spagnola del 1492, quando dopo la caduta del Regno moresco di Andalusia furono costretti a convertirsi al cristianesimo oppure morire). La città è stata la sede del patriarcato ecumenico fin dal IV secolo d.C. e continua ad essere la sede di altre chiese ortodosse come la Chiesa Turco-Ortodossa e il Patriarcato Armeno.

In alcuni quartieri, come nel Kuzguncuk, si trovano affiancate: una chiesa armena, una sinagoga, una chiesa greco-ortodossa e una moschea.


Questa è Istanbul, città di storia millenaria, di indescrivibile bellezza e a chi potevamo affidarci, per concludere il nostro percorso se non alla poesia di colui che ci ha seguito con i suoi versi:

come sei bella, Dio mio, come sei bella / l’aria e l’acqua d’Istanbul nel tuo sorriso / la voluttà della mia città nel tuo sguardo / o mia sultana, o mia signora, se tu lo permettessi / e se il tuo schiavo Nazim Hikmet l’osasse / sarebbe come se respirasse e baciasse / Istanbul sulla tua guancia / ma sta’ attenta / sta’ attenta a non dirmi “avvicinati”/ mi sembra che se la tua mano toccasse la mia / cadrei morto sul pavimento.

Nazim Hikmet, Da Lettere dal carcere a Munevver, 1944, Prigione di Bursa, Anatolia

 

A cura di Anna Lanzetta


4. Fine


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