Lisistrata
Lidia Menapace. Ricominciando da Novara
30 Settembre 2009
 

Ricomincio le mie lettere a chi desidera essere informato sulla mia attività: ora prevalentemente dal consiglio provinciale di Novara, dove appunto sono stata eletta da una lista unitaria Pdci, Prc e altri e ho iniziato una attività allargata ad associazioni e singoli.


Ieri, dopo lunghe more, il consiglio provinciale di Novara, consumato tempo a perder tempo eleggendo una commissione alla volta ecc. ha cominciato l'attività consigliare; faccio parte dell'opposizione composta, oltre che da noi, dal Pd, Idv, Udc.

L'andamento dell'assemblea è lento e faticoso, anche perché la maggioranza sembra molto imbastita e reciprocamente diffidente, ma ne parlerò quando mi sarò un po' meglio familiarizzata con le persone.

Intanto abbiamo fatto alcune riunioni presso l'una o l'altra sede dei due partiti della federazione anticapitalista e comunista e una riunione con il movimento per la pace, una ne faremo questa sera...

Ma intanto di tutta l'attività del consiglio devo rilevare un paio di cose. Ieri la maggioranza ha iniziato con la solita commemorazione degli “eroi” di Kabul, cui non ho obiettato nulla, ma continuo a pensare di fare prima o poi quel convegno sul concetto di difesa, e quella proposta per l'Europa neutrale e sulla riforma delle N.U. cui rifletto da tempo. Alla prossima riunione del consiglio sono intenzionata a chiedere un minuto di silenzio per un operaio morto sul lavoro e per una donna violentata. Questa mattina siamo andati davanti alla Granarolo, una delle aziende del gruppo minacciata di chiusura, pur essendo assolutamente produttiva e in attivo.

Sono molto contenta di esserci andata: gli operai che facevano un presidio davanti alla fabbrica fino alla fine del turno, alle 15, ci hanno accolto molto cordialmente, anche ammettendo le nostre bandiere e concedendoci la parola. Il presidio si è inventato un blocco stradale a senso unico alternato, che ha consentito di segnalare la nostra presenza, senza intralciare il traffico fatto in parte significativa di lavoratori e lavoratrici della Pavesi e di altre fabbriche del distretto. In generale anche il passaggio automobilistico è stato molto tollerante, non abbiamo avuto un suono di clacson, né altri segni di nervosismo, anzi un bus navetta che portava operaie della Pavesi ci ha salutato con pugni chiusi e grida di solidarietà.

Mi sembrano primi indizi di mutamento del giudizio e dello stato d'animo nei nostri confronti: ho imparato che è molto importante accorgersi subito dei mutamenti anche incipienti; non è statisticamente importante chi dal 60% ti fa passare al 61, ma piuttosto chi dal 3 ti fa passare al 4% (e lo sappiamo bene noi!).

Osservo perciò che le nuove lotte sono caratterizzate piuttosto dalla novità dei padroni che dalla mutata condizione dei lavoratori. Lo racconto così: il proprietario dell'Innse, o quello dell'Ideal Standard o una cooperativa capitasitica come la Granarolo, non sono tanto capitalisti che sfruttano il lavoro produttivo, ma conoscono il prodotto e si intendono della produzione, ma finanzieri, speculatori, commercianti: vendono una fabbrica come fosse una merce, terreno, capannoni, macchinari e operai in blocco, senza alcuna considerazione per la produzione. La finanziarizzazione della produzione nell'economia capitalistica avanza ancora, e benché sia eticamente apprezzabile condannare gli eccessi della finanza e dei guadagni dei finanzieri ciò non basta per contenere, lottare l'economia capitalistica. Il capitalismo non cambia, diceva stamani un sindacalista davanti alla Granarolo, ciò che noi esprimiamo con le parole: “il capitalismo non è riformabile”. E per questo siamo anticapitalisti.


Lidia Menapace


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