Diario di bordo
Francesca Ribeiro. La Ru486 in Vaticano 
C'è proporzione tra la preoccupazione della Chiesa per gli embrioni, e la sua preoccupazione per donne e bambine?
24 Settembre 2009
 

Sembra che l'aborto sia un problema che riguardi soprattutto gli uomini, e segnatamente gli uomini della Chiesa. Questi, infatti, non perdono occasione per parlarne. Adesso l'occasione è data dalla pillola Ru486. Renderebbe meno complicato l'aborto e gli ecclesiastici temono che le donne lo scambino per un giochino.

Ai signori della Chiesa vorrei chiedere se ritengono ci sia la giusta proporzione tra il loro continuo parlare a favore dell'embrione, essere debole e indifeso, e il loro parlare a favore dei 100 milioni nel mondo di bambine, pure deboli e indifese, costrette a lavorare, metà delle quali impiegate in mansioni pericolose, e moltissime delle quali obbligate a lavori forzati, o sfruttate nel commercio sessuale minorile (rapporto “Give girls a chance” - 11 giugno 2009). Vorrei chiedere loro se la vita di queste creature che soffrono pene indicibili, è meno importante della vita dell'embrione. Se l'importanza è la stessa, allora dovremmo sentir parlare di quelle bambine tante volte, quante volte sentiamo parlare degli embrioni. Allora il nostro Papa dovrebbe dire che chi sfrutta quelle innocenti, commette un crimine simile a quello di Caino, come fece Giovanni Paolo II nei riguardi delle donne che abortiscono. Oppure sfruttare, tormentare, e magari far morire anzi tempo quelle creature, è crimine meno grave dell'aborto?

Vorrei infine chiedere se c'è la giusta proporzione tra il loro parlare a favore dell'embrione, e il loro parlare a favore delle donne che nel nostro Paese sono maltrattate, ferite, e uccise dagli uomini.

 

Francesca Ribeiro


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