Indagine Ru486: si apra un dibattito nel Pd
23 Settembre 2009
 

Sarebbe un atto dovuto quello delle dimissioni di Dorina Bianchi (foto) da capogruppo Pd in commissione Sanità. La gestione politicamente suicida della vicenda del testamento biologico avrebbe dovuto insegnare che stare sui giornali non equivale sempre ad ottenere risultati politici per il gruppo che si dice di rappresentare, e nemmeno per le idee che si dice di voler sostenere.

Oggi ci risiamo: la senatrice Bianchi si fa nominare relatrice di una indagine conoscitiva su cui i componenti della commissione e la presidenza del gruppo avevano manifestato forti perplessità su modalità e tempi, e in alcuni casi contrarietà, forse le darà visibilità mediatica, ma non giova al suo gruppo.

Nella migliore delle ipotesi l'indagine si chiuderà con la messa all'indice della donna che non può essere lasciata da sola ad affrontare l'aborto, e rafforzerà la tesi secondo la quale l'aborto farmacologico è un metodo che per le donne italiane non va bene, come fossero una specie a parte rispetto al resto del mondo. Nella peggiore delle ipotesi l'indagine si chiuderà aprendo la strada ad una modifica alla legge 194 in senso restrittivo prostrandosi alle richieste della Chiesa. Di certo cercherà di dare una copertura istituzionale alle posizioni oscurantiste del Governo in vista delle linee guida che verranno emanate a fine mese.

Questa è la posizione del Partito Democratico o di Dorina Bianchi? La fase delle primarie del Pd potrebbe risultare utile proprio a dibattere i temi, anche quelli più scomodi.


Donatella Poretti


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