Carlotta Zanobini: Ernesto gufo leale e onesto. Fiabe della domenica 4
Carlotta Zanobini, Gufo Ernesto, 2008
Carlotta Zanobini, Gufo Ernesto, 2008 
17 Settembre 2009
 

Ernesto è gufo leale e onesto che fischietta canzonette sul tetto restando nel giorno desto! Infatti, mentre tutti i gufi del mondo, di giorno dormono, lui no... lui svolazza goffo qua e là, mangia e canta, tutt'al più... sonnecchia qualche frazione di secondo... La sua stranezza consiste in questo: non dorme. Lui non dorme mai, né di giorno quando dovrebbe, né di notte quando vorrebbe...

Io, quale sua migliore amica (occasionalmente venale), avevo pensato di sottoporre il caso a qualche studioso del sonno, qualche ricercatore celebre, tanto per raccattar quattrini... Per celar questa mia piccola e poco nobile verità pensai bene di contattare lo scienziato senza avvisare Ernesto.

Alcuni mesi fa scrissi direttamente a Monsieur Mattie Coucher residente nel sud della Francia in una zona collinare chiamata Averon,  che studia prevalentemente i disturbi del sonno nelle mucche.

Il sig. Coucher rispose interessato e in quattro e quattr'otto mi piombò in casa e, senza il minimo accenno al compenso che mi sarebbe spettato di diritto, mi ritrovai con una matita in mano e un block notes sulle ginocchia per appuntare gli orari in cui Ernesto si spostava, poi mangiava, poi fischiettava... poi faceva i bisogni... e così via.

Sulla finestra della cucina aveva installato una specie di radar collegato ad un microfono emettente strani suoni (ai quali, sia detto tra noi, Ernesto non mi sembrava affatto interessato).

I giorni passavano, io mi ero trasformata nell'assistente perfetta di Monsieur Coucher, nel frattempo lui si era impossessato prima della mia cucina, poi del mio bagno e infine delle mie pantofole. La sua presenza m’innervosiva giorno dopo giorno, svuotava il frigo in un tempo da guinnes e soprattutto... non accennava minimamente a quantificare la mia ricompensa... L'ho trovavo sdraiato per terra, le mani sotto la schiena spingendo le gambe in aria (stava ricreando l'habitat naturale sul quale secondo lui Ernesto avrebbe dovuto appollaiarsi scambiando le sue gambe ed i suoi piedi per rami di un albero)... poi l'ho trovato sdraiato di fianco sulla soglia della finestra con l'orecchio appiccicato al vetro e coperto da un lenzuolo bianco... (si mimetizzava con la soglia di marmo della finestra per ascoltare Ernesto convinto di non essere visto)...

Più il tempo passava, più mi rendevo conto della cattiveria che avevo rivolto al mio fedele amico (in verità ero rabbiosa come una iena perchè oltre al disagio di avere un inquilino invadente per casa ero ormai certa che non avrei beccato un centesimo... anche se - e ribadisco se - dall'osservazione di Ernesto ne fosse uscito qualcosa di interessante...).

Togliendo dalla mia mente anche la remota probabilità di incassare una rendita da questa manfrina, misi alla porta Monsieur Coucher, caricandolo del suo fantasmagorico radar, dei suoi cavetti gialli e neri, degli iperbolici amplificatori e... per poco la mia pianta non lo accompagnò definitivamente ... ovviamente non la Kenzia, ma la mia pianta del piede.

Il tempo di rassettare casa, aspirare le briciole dalla moquette, togliere la mostarda dalle tende che lo scienziato aveva macchiato strizzando quel maledetto hot dog.... e soprattutto... mi stavo prendendo tutto il tempo necessario per concentrarmi e dire a Ernesto tutta la verità... Preparai al mio amico il suo bocconcino preferito (si sa, noi donne siamo brave a addolcire la pillola!), involtino di lattuga e lucertola sfilettata, e aspettai che buffo e sorridente come al solito venisse giù a gustarselo... Scese, se lo mangiò e mi disse: "Saprò mai ripagarti per la tua fedeltà?"... Nelle mie vene il sangue si sciolse in acqua, ma gli risposi immediatamente, se avessi indugiato anche solo un attimo non so se avrei nuovamente trovato il coraggio... Svuotai il sacco, Ermesto restò immobile a guardarmi "Dai vola, canta, fischietta Ernesto, ma fai qualcosa! Dimmi qualcosa!!!..."

   

"Nessuno scienziato al mondo ti spiegherebbe che non dormo di giorno perché voglio guardare quant'è bello il tuo viso illuminato dai raggi del sole e non dormo di notte perché quando la luna ti sfiora i capelli non c'è mistero più grande della gioia che mi frulla in cuore... perchè anch'io ho un cuore, sotto le piume, un cuore che batte e anche se sono il gufo più umoristico e allegro che esiste… sai cosa ti dico?... Che me ne vado, ma ti lascerò io l'onesta ricompensa che meriti!... ecco, ogni notte, quando vedrai la luna mi sentirai accanto, come ti sono sempre stato, mi cercherai con lo sguardo sul ramo vicino al mio nido, dove ciondolavo fissandoti mentre dormivi! ecco,... ma non ci sarò. Mi sentirai a un centimetro da te,... invece volerò dall'altra parte del cielo. Ecco... in tutte queste notti di luna, tu piangerai sangue e nessuno scienziato al mondo avrà una spiegazione da darti... la verità sarà scritta nella notte e potremo leggerla solo noi due!"

 

 

 

                                            Carlotta Zanobini, 2008

 

 


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