Sė, viaggiare
Carlo Forin: Sul significato di Amen
16 Agosto 2009
 

Tellusfolio ha pubblicato “Amen” il 12 agosto 2009 ( Critica della cultura > Viaggi e altri Viaggi) corredando l’articolo con la foto di un fanciullo (che assomiglia molto alle mie in quella età, ma… più bella –lodi alla redattrice/redattore che ce la propone!–).

Ho letto lì amen in sumero: A ME EN, ‘seme parola Signore’.

Una parola isolata da ogni contesto può venir qualificata come l’opinione bizzarra di un originale e… scordata. In particolare, la soggettivizzazione di Amen, parola che di solito conclude ogni preghiera in latino, potrebbe essere imputata alla mia fantasia.

Da dove l’ho presa? Ho preso la parola ebraica dall’Apocalisse di Giovanni, ultimo libro della Bibbia cristiana –ed è un fenomeno metalinguistico, ovvero di migrazione di un termine che rimane integro tra le lingue. Osservate come la soggettivazione impoverisca il ‘così sia’, come la convertiamo in italiano:


All’angelo della Chiesa di Laodicea scrivi:

Così parla l’Amen, il Testimone fedele e verace, il Principio della creazione di Dio: Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca. Tu dici: -Sono ricco, mi sono arricchito; non ho bisogno di nulla-, ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo. Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco, vesti bianche per coprirti e nascondere la vergognosa tua nudità e collirio per ungerti gli occhi e recuperare la vista. Io tutti quelli che amo li rimprovero e li castigo. Mostrati dunque zelante e ravvediti. Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. Il vincitore lo farò sedere presso di me, sul mio trono, come io ho vinto e mi sono assiso presso il Padre mio sul mio trono. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese. (Apocalisse, 3:14-22)


Sapendo che la Bibbia viene aperta poco dagli Italiani, mi preoccupo di divulgare il passo e giro questo discorso a tutti i Cristiani battezzati, ricchi e non: l’Amen bussa alla porta di ognuno!

Dice che la vita è una gara, aperta a tutti. Non è una gita turistica, è una gara! Non una scorreria, non un bliz caotico, ma una ‘competizione regolare’ con il Giudice alla fine, che può sollevare un concorrente al suo trono oppure… può vomitare gli indegni, i né freddi né caldi, quelli che si lasciano alla corrente!

L’Amen direbbe ‘ti vomito’, in latino: vomo e uomo, come attestano gli indoeuropei Ernout e Meillet: uomo, -is, -ui, -itum, -ere, vomir (absolu et transitif), rejeter [tr.: vomitare (assoluto e transitivo), rigettare.

L’Amen vomita uomini e donne che non vivono convertendosi alla sua azione salvifica, concretamente… che non lottano per corrispondere all’Amore.

Non si tratta di idee (–sono cristiano perché mi piace l’etica-), ma di azioni –vivo con Cristo ed ho sempre la mia porta aperta a Lui!-.

Dopo averci lasciato tanti santi, la zona delle sette Chiese, alle quali l’Amen scrisse al tempo in cui era il punto più cristianizzato dell’impero romano, è diventata Turchia.

Con quante Chiese?


Che cosa sarà l’Italia dei Cristiani che non cenano con Cristo fra un po’ di tempo?


Carlo Forin


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