Diario di bordo
Miriam Della Croce. Una donna non è una lavatrice
03 Agosto 2009
 

Monsignor Fisichella e monsignor Sgreccia si sono pronunciati contro l'uso della Ru-486. La Chiesa è contro l'aborto, e poiché la pillola abortiva sembrerebbe rendere l'aborto meno doloroso e meno complicato, teme che le donne abortiscano con maggiore facilità. Il che significa: è bene che l'aborto sia complicato e doloroso, anzi meglio sarebbe che fosse complicatissimo e dolorosissimo, così da scoraggiare le donne, e costringerle a portare avanti una gravidanza indesiderata.

Il pensiero che una donna possa mettere al mondo un figlio solo per la paura di soffrire abortendo, non turba la coscienza degli uomini della Chiesa. Si dà il caso che la mia ragione e la mia coscienza di credente non coincidano perfettamente con la ragione e la coscienza della gerarchia ecclesiastica. E così anch’io sono contro l'aborto, ma non contro l'aborto necessario. E nessuno può negare che esistono casi in cui portare avanti per forza una gravidanza, significa compromettere la salute e la libertà di una persona. Una donna non è una lavatrice che, una volta programmata, e carica d'acqua e sapone, deve in qualche modo portare a termine il suo ciclo. Si può obiettare che nel grembo della donna c'è un essere in via di sviluppo, e non acqua e sapone. Ma è necessario scegliere il male minore. Un caso esemplare è la gravidanza a seguito di stupro, soprattutto se si tratta di una ragazza minorenne, o addirittura di una bambina. In questo caso la salute psichica e fisica della bambina è una priorità assoluta. Esistono casi in cui si ricorre all'aborto per senso di responsabilità, ed anche per amore. È ingiusto che una donna, come qualsiasi animale, possa concepire un figlio a prescindere dalla sua volontà, ma la natura non conosce la giustizia. Alle volte gli uomini della Chiesa seguono la natura anziché seguire Cristo.

 

Miriam Della Croce


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