Diario di bordo
Gianni Somigli. Contrordine casuale prefestivo
30 Luglio 2009
 

Arriva il terremoto, cascano le case e muoiono le persone. Ricostruiremo tutto, faremo una new town. Anzi no. Faremo case vere. E ad agosto prenderò una di quelle case vere. Ci passerò l’estate. Perché il padrone deve seguire i lavori. Anzi no. Andrò in pellegrinaggio a Pietrelcina. Magari. Almeno per una volta si assisterà a un miracolo vero: la salma imbalsamata di un santo che fa il dito medio. Miracolo. Però a Obama assicuriamo un impegno maggiore in Afghanistan. Manderemo più truppe e più mezzi. Dobbiamo esportare la democrazia del resto. Il nostro modello di vita, il vincente modello occidentale. Anzi no. La democrazia non si può esportare. Il modello occidentale crolla tutto d’un botto come due torri della nuova York. Quindi, ce ne andiamo. Studiamo una exit strategy. Soprattutto dai nostri labirinti mentali. Nel frattempo meglio mettere in galera chi frequenta prostitute. Anzi no. Se si è utilizzatori finali. E poi, a che serve un partito del Sud? A nulla. C’è già quello del Nord. Basta e avanza. E poi non è una richiesta di quattrini. No, no, non è una richiesta di quattrini. Anzi sì. Dateci i quattrini. Sbloccate i fondi, fate i ponti, buttate giù ospedali. Anche perché la mafia non esiste in questo paese. La mafia esiste solo nei film di Coppola. Si capisce pure dal nome. Anzi no: la mafia esiste. E ci sono stati contatti con lo Stato. Ma le stragi e Falcone e Borsellino li ha ammazzati Brusca. I mandanti esterni alla mafia ma interni allo Stato sono inesistenti. Anzi no: esistono e si sanno pure i nomi. La democrazia della seconda repubblica nasce con questi “padri nobili”. Democrazia. Che parola sopravvalutata. Anche perché, in fondo, cosa si chiede ad un partito per essere definito democratico? Il minimo. Cioè: essere democratico. Dettagli. Dettagli prevalenti, come le posizioni espresse sul 98% dei temi scottanti. Democraticità che si traduce in identità multiple. In personalità multiple. Il partito democratico denota i sintomi dei disturbi di personalità fin dalla nascita. Una nascita a metà. Come quando il neonato se ne sta ancora tra le grinfie di genitori perdenti. Che hanno sempre perso. Che vogliono insegnare come si perde, fingendo di farlo con dignità. Forse arriverà il momento in cui il neonato rivendicherà la propria autonomia. Il proprio diritto a vivere. A perdere da solo. Forse pure a vincere. E a non attendere l’ennesimo messia da tradire, poi, pugnalandolo alle spalle, nell’ombra. Anche perché il messia dall’altra sponda dichiarò di essere Unto. Anzi no. Ora dice che non è un santo. Ma nonostante qualcuno ne sostenga l’immortalità, si avvicina inesorabilmente l’ora in cui l’Unto sarà Unto davvero. Ma non dal Signore. Bensì dal prete. Ed in modo estremo. Sempre se a quel momento sarà ancora ammesso ai sacramenti. Potrebbe sempre chiedere una deroga, come fece per la comunione. E c’è da scommettere che gli sarà concessa. Perché da San Pietro si assiste a un giro di vite: durissimi! Englaro assassino! Ma se c’è da chiudere un occhio, lo spirito santo discende a chiudere occhi ad personam. La chiesa non interferisce nella vita politica del paese. Anzi sì. Ed è forse il caso che Englaro e Marino abbiano più voce in capitolo. In modo democratico. I democratici etichettati che vietano di essere democratici. Un assioma mica male. E i radicali che si sentono parlare solo se si vanno a cercare. Perché, mi dispiace signor utente della tv nazionale, ma a te deve interessare il parere di Roccella, che ti spiega quanto vale la tua vita. E più l’ascolti e più veleggi alla deriva. Derive eutanasiche. Suicidio assistito. Come quello del nostro paese, il suicidio italico quotidiano a cui assistiamo tutti e a cui non badiamo. Siamo troppo impegnati a lavorare al nostro, di suicidio. Anzi no. Perché dicono che abbiamo più cellulari e tv degli altri paesi. Quindi siamo più ricchi. Quindi più felici. Uguale: più rincoglioniti. Ma questo, oh, questo non ce lo dite. Fateci credere per un giorno a quello che ci raccontate. Perché adesso andremo in ferie. E al mare pensiamo a culi sodi e abbronzature e cene di pesce. Sospendiamo la quotidiana somministrazione di gasparri nella minestra. Almeno per un po’. Una promessa, un patto, una richiesta di tregua tra noi e voi. Noi che siamo noi. Voi che dovreste essere noi. E anzi no. Invece nulla. Ma torneremo, ascolteremo, scriveremo, leggeremo. E saremo ubbidienti. Praticheremo obbedienza civile non violenta. È una promessa, lo giuro, lo giuro, lo giuro. Anzi no.


Gianni Somigli


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