Lo scaffale di Tellus
Marco Cipollini. L’arte dell’imitazione (X). “The Lamb” e “The Fly” di William Blake
William Blake
William Blake 
29 Luglio 2009
 

Nel mondo creaturale e simbolico di Blake oltre alla simmetria agghiacciante della Tigre c’è posto per esseri più miti, quali la Mosca e l’Agnello. La mia affezione a Blake deriva non poco dall’aver lui dedicato una poesia a una mosca… Mi correggo: alla Mosca. Insetto che io detesto, quasi quanto la inarrivabilmente detestata zanzara. E dire che nell’Appendix Vergiliana c’è un poemetto, Culex, erudito e un tantino ozioso, di 414 (quattrocentoquattordici) versi, dedicato appunto all’insetto vampiresco! (Se Blake vivesse oggi, dedicherebbe un’ode all’agghiacciante simmetria della Zanzara Tigre? Dubito che la sua pietas giungerebbe a tanto!)

Egli con The Fly non scrive una poesiola di maniera: la sua mosca riflette la perfezione del creato; di più: è partecipe dell’umano. In The Lamb si tocca con mano un amore sincero e ispirato per questo essere vivente, tanto che esso e l’uomo sono ugualmente legati alla seconda persona divina, il verace Agnello. The Lamb è in realtà una teodia. Blake si identifica, letteralmente, sia con la Mosca sia con l’Agnello; non con la Tigre, la terribilità del mondo, che è opposta a loro, pur essendo stata forgiata dalla medesima Mano: mistero di ogni teodicea. All’inizio non ho colpito nel segno usando l’aggettivo “simbolico”, buono per una gamma semantica troppo vasta. Il bestiario di Blake è, precisamente, spirituale, al pari delle figure zoomorfe dei quattro evangelisti, e in tutto adeguato a comparire nel capoverso miniato di un antico libro di preghiere. I suoi fratelli animali fanno parte di un mondo che non ha colpa della Caduta, di cui subiscono però le sofferenze causate dall’uomo, ed è il poeta, quasi novello Adamo onomaturgo, a svelare loro il senso del loro essere («Little Lamb, I’ll tell thee»). Perché Blake è l’ultimo poeta medievale, e la feroce industrializzazione, che lui ben conobbe nella sua carbonosa periferia londinese, lo incicciò (si accetti il toscanismo) come una piastra rovente. La ribellione dei Romantici allo sferragliante mondo moderno era supportata dalla nostalgia per una Natura che stava però sul medesimo piano ontologico di quel mondo. La ribellione di Blake ha radici metafisiche, in quanto la “modernità” è il frutto estremo della colpa adamitica, che solo Cristo può redimere. Blake, di fronte all’ultima enciclica sull’economia, è forse più papale del Papa…

Come sempre, traducendo dall’inglese in italiano, bisogna allargare l’ordito metrico. Quanto più un verso rimato è breve tanto più è difficile da imitare. The Fly ha un ritmo di cantilena, come se Blake prendesse sulle ginocchia un infante e gli cantasse una nenia tragicamente beata sul destino comune di tutti i viventi. The Lamb ha un ritmo più disteso, ma ugualmente vivace; è l’inno al creato di un sanfrancesco vissuto tra Illuminismo e Romanticismo. Poesie che valgono quanto l’intero scaffale di una biblioteca di teologia.

Dio ti benedica, William! Ma non mi riesce di estendere l’invocazione alla mosca (minuscola).


William Blake (1757 – 1827)



The Lamb


Little Lamb, who made thee?

Dost thou know who made thee?

Gave thee life, & bid thee feed

By the stream & o’er the mead;

Gave thee clothing of delight,

Softest clothing, wooly, bright;

Gave thee such a tender voice,

Making all the vales rejoice?

Little Lamb, who made thee?

Dost thou know who made thee?


Little Lamb, I’ll tell thee,

Little Lamb, I’ll tell thee:

He is called by thy name,

For he calls himself a Lamb.

He is meek, & he is mild;

He became a little child.

I a child, & thou a lamb,

We are called by his name.

Little Lamb, God bless thee!

Little Lamb, God bless thee!



L’Agnello


Chi ti ha fatto, Agnellino, così?

Tu lo sai chi ti ha fatto così?

Darti vita e nutrire ti volle

presso il torrente e il pascolo molle;

e una giubba di soffice lana,

deliziosa, che luce promana;

chi una voce sì tenera, quale

fa ogni valle gioire e crinale?

Chi ti ha fatto, Agnellino, così?

Tu lo sai chi ti ha fatto così?


Agnellino, io a te lo dirò,

Agnellino, io te lo dirò:

se chiamo lui chiamo te, siccome

porta di Agnello il tuo stesso nome;

docile e dolce è della tua specie,

cucciolo d’uomo per noi si fece;

io sono un bimbo, tu sei un agnello,

ma il nome nostro di lui è gemello.

Agnellino, Dio ti benedica!

Agnellino, Dio te benedica!



The Fly


Little Fly,

Thy summer’s play

My thoughtless hand

Has brush’d away.


Am not I

A fly like thee?

Or art not thou

A man like me?


For I dance,

And drink, & sing,

Till some blind hand

Shall brush my wing.


If thought is life

And strength & breath,

And the want

Of thought is death;


Then am I

A happy fly,

If I live

Or if I die.



La mosca


Piccola alata,

le mani avventate

la tua hanno spazzata

spensierata estate.


Il viver mio

non è il tuo penare?

E d’uomo un ronzio

non è il tuo volare?


Canto e a te eco

fo a bere e a ballare,

finché un gesto cieco

mi tronca il volare.


Se è forza e vita

la mente ed è fiato,

e quando è sparita

la morte ha trionfato,


allora anch’io

son fatto di gioia

che ha il tuo ronzio,

che viva o che muoia.



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