Itaca
Bevilacqua e Osti. Anonimati (quarta parte)
19 Luglio 2009
 

Ha fermato l’aria, la nitida immagine del mezzogiorno stampata sul manifesto ritiro oro pago cash; poi ha rilanciato la partita, la posta in gioco, e così traffica nel sottobosco fra bilancini e cassetti, in uffici ieri lasciati bianchi, oggi affrescati con l’ultima cena. Sento il canale, la vena inaridita con le sue barche affondate: compro fallimenti, spazi liberi… Mentre in altri luoghi finemente raccolti, alogenati a 12 volt, resta vero lo sguardo sopra la fiamma di una candela, viva la noia, l’apatia.

Francesco Osti



Operai in centro scoperchiano le nuvole

girano gli occhi sulle gru o le scale mobili

sputano schegge di fierezza sulla città

tagliata di buchi grezzi e irregolari.

Gli uomini più vecchi più schiacciati passano

ore davanti al nastro bianco e rosso, quello

dei lavori in corso a compiersi negli sguardi,

a morire nelle mani ferme e nelle voci secche.

Il nostro peso sulla città conta una parte

un’altra sono quegli uomini che lavorano

e si cercano, un’altra i signori che si inseguono

nelle frasi, per dirsi del lavoro giusto,

il commento che tengono nelle mani.

Massimo Bevilacqua



Materiali per la manutenzione. John Mayer, album The village sessions. –Rachel Unthank & The Winterset, album The bairns.


(4 – continua)


(da 'l Gazetin, giugno 2008)


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