Diario di bordo
Gianni Somigli. La politica sotto al letto
08 Luglio 2009
 

Soy una raya en el mar

Fantasma en la ciudad

Mi vida va prohibida

Dice la autoridad

(Manu Chao – Clandestino)


Il nero che mi fa paura non è quello che cammina per le strade, che mi siede a fianco in tram, che vuol vendermi gli occhiali sulla spiaggia, mentre io prendo il sole e mi lagno del caldo e lui osa venire a disturbarmi, se ne andasse, ma vattene, va’.

 

Il nero che mi fa paura è quello che intravedo in fondo ai discorsi dei miei colleghi e dei miei amici. Quelli che “rimandiamoli a casa”. Come se una casa ce l’avessero. Quelli che “non sono razzista, ma”. Quelli che “andrebbero ammazzati da piccini”. Quelli che “sono contro la pena di morte”. Ma.

 

Il nero che mi spaventa non è quello dei chador, dei burqa. Non è quello degli occhi grandi grandi dei bambini cinesi che giocano a pallone sotto il mio ufficio. Uno di loro si chiama Giancarlo. Il nero degli occhi di Giancarlo non mi fa paura.

 

Il nero che mi terrorizza è quello delle camicie di fanatici che scendono in strada, la notte, perché vogliono città sicure. Da liberare attraverso cacce all’uomo. All’uomo nero. Quell’uomo nero che non hanno mai dimenticato. Che ha continuato a tormentare le loro notti. E i loro giorni. Fin da quando, ancora bambini, si nascondevano sotto il letto. E tremavano.

 

Oggi, la politica ha abdicato dal suo ruolo originale. Non si comporta più da genitore. Non ci protegge più. Non fa uscire i bambini in camicia nera da sotto il letto. Non li tranquillizza, portando un bicchiere di latte caldo, spiegando che va tutto bene.

 

La politica, oggi, si nasconde sotto al letto. Si fa spazio strillando più degli stessi bambini terrorizzati. Strilla, strilla, strilla ancora di più.

Il bambino tremante osserva e pensa che allora è così che deve andare. L’identificazione è naturale. Ma è un’identificazione sbagliata, illogica, fuorviante. La politica che si nasconde sotto il letto insieme ai bambini in camicia nera che strillano perché hanno paura dell’uomo nero è quella politica che ha perso la sua stessa ragion d’essere.

 

La politica moderna ha iniziato a sgonfiarsi nel momento in cui ha smesso di formare, di guidare il pensiero, ed ha iniziato a strillare più. A dire ciò che la gente si vuol sentir dire.

I partiti cavalcano i terrori popolari. “Solo noi siamo in grado di intercettare i sentimenti della gente”, dicono. Strillano. Ufficializzando la morte della politica come guida, la piazzano in coda alla fila. A seguito. A rimorchio.

 

Le volte in cui ho avuto paura dell’uomo nero, il mio babbo e la mia mamma mi prendevano per mano e mi tiravano fuori da sotto il letto. Mi spiegavano di cosa dovevo aver paura e di cosa no. Mi insegnavano a comprendere, e a difendermi quando necessario, perché gli Uomini Neri esistono, esistono eccome, ma non sempre hanno la pelle nera. A volte non sono neppure ebrei, pensa. Mi spiegavano queste cose. Sotto al letto non ci sono mai venuti. E hanno sempre parlato con voce pacata.

 

Gianni Somigli


TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - R.O.C. N. 7205 I. 5510 - ISSN 1124-1276