Diario di bordo
Valter Vecellio. Ricordo di Leo Solari
06 Luglio 2009
 

Non si sono davvero sprecati, sui giornali, a ricordare la figura di Leo Solari, scomparso la settimana scorsa. Forse perché Solari era un esponente e incarnava quell’Italia “civile” di minoranza che spesso ha perso e perde, ma non per questo ha torto; anzi, spesso ha ragione, e riconoscerlo diventa qualcosa di irritante, inaccettabile.

Una biografia ricca, quella di Solari. Durante gli anni della dittatura fascista fa parte del Movimento di Unità Proletaria, organizzazione nata nel 1939, che si fonderà con il Partito Socialista. Membro del primo esecutivo nazionale dei Giovani Socialisti, dirige Rivoluzione socialista, la rivista della FGS. Amico e stretto collaboratore di Eugenio Colorni è prima segretario dei Giovani Socialisti, e successivamente membro della direzione nazionale del Psiup.

Scrittore elegante caratterizzato da uno stile fluido, nei suoi testi si indovina la persona che si è formata ed ha assimilato i “classici” del pensiero politico che sa rileggere con originalità, attualizzandoli. Tra le molte sue pubblicazioni, piace ricordarne due, che ancor oggi si possono sfogliare con profitto: La rivoluzione obbligata, pubblicata da SugarCo, nel 1975; e Eugenio Colorni, pubblicato da Marsilio, nel 1980.

«L’alternativa al tracollo confusionale ed alle terapie di brutali costrizioni è una rivoluzione completa del corso storico», annotava in La rivoluzione obbligata. «La lotta contro lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo deve integrarsi con una volontà di riconciliazione con la natura. È, questa, una condizione essenziale perché l’uomo, restituito alla ragione della fantasia e dei sensi, emancipato dai veleni del suo ‘razzismo’ verso altre forme della vita, teso a realizzare se stesso anche con un rapporto con la natura diverso da quello di un arrogante ‘dominio’, possa efficacemente operare per la propria liberazione e per la sua stessa sopravvivenza. Si tratta di non temere di sfidare i problemi del mondo con l’utopia di una società a misura di un “uomo diverso”».

Colorni, a cui è dedicato l’altro libro che il tempo non ha usurato, è stato uno dei protagonisti della lotta antifascista e della Resistenza; e fu tra i fondatori del Movimento Federalista Europeo. Nel maggio del 1944, a un passo dalla liberazione venne ucciso a Roma, da una pattuglia della polizia fascista. Assieme ad Ernesto Rossi e ad Altiero Spinelli, partecipò alla formulazione dell’oggi celeberrimo “Manifesto di Ventotene”.

Socialista di quel socialismo di cui sembra essersi perso lo stampo, Solari è stato anche radicale: una doppia tessera, come Loris Fortuna: aveva ben compreso e apprezzava il modulo organizzativo del Partito Radicale, il saper essere organizzazione politica non burocratica senza per questo trasformarsi in mero comitato elettorale. Interventi puntuali e meditati, i suoi, più spesso ascoltava.

Il primo testo che offriamo è ricavato da La rivoluzione obbligata: antologia di scritti che hanno come filo conduttore la tematica dell’ambiente, «nell’ambito di una visione intesa a raccogliere in un arco unitario di istanze e valutazioni generali le varie implicazioni di detta tematica sul piano politico, economico, sociale e civile». L’altro testo, è di due anni fa, pubblicato da Il Riformista, e parla della Rosa nel Pugno, un progetto politico in cui Solari ha creduto e che ha sostenuto. Così come ha creduto e ha sostenuto finché ha potuto tutte le successive iniziative dei radicali. Se un giorno quella “rivoluzione obbligata” riusciremo a farla, sarà anche per merito suo, di persone come Leo Solari.


Valter Vecellio

(da Notizie radicali, 6 luglio 2009)

 

 

Un tema di importanza prioritaria per l’azione della Comunità Europea

 

L’esigenza di un’azione internazionale per la difesa dell’ambiente appare imposta dalla natura stessa dei problemi che debbono essere affrontati, problemi che, per i fenomeni ai quali si riferiscono e per le loro implicazioni sul piano economico, debordano per lo più dal quadro nazionale.

Non occorre qui ricordare che gli effetti di squilibri generati dalle interferenze delle attività umane nella biosfera tendono a diffondersi attraverso una catena di reazioni su vastissime aree, e anche a livello planetario, come è testimoniato, ad esempio, dalla documentazione sulla estrema mobilità delle sostanze inquinanti e sulle conseguenze che opere di macroingegneria hanno nelle condizioni ambientali di intere regioni del globo terrestre. Alle ragioni di ordine tecnico per cui determinati fenomeni di degenerazione delle condizioni ambientali possono essere neutralizzati o contrastati efficacemente solo in base ad un’azione internazionale si aggiungono considerazioni, che possono ritenersi ovvie, di natura economica e politica.

Quanto meno è necessario che al riguardo possa avviarsi al più presto un’organica collaborazione delle maggiori nazioni industriali. Un particolare rilievo per presentare l’azione della Comunità Europea, che deve porsi in grado di elaborare ed attuare una politica di tutela dell’ambiente, accordando a tale tema un’importanza prioritaria. La Comunità Europea dovrebbe trovare infatti uno degli aspetti più qualificanti delle prossime fasi del processo di integrazione in un programma di azione che comprendesse una disciplina comunitaria in campo ecologico. Un coordinamento della ricerca degli agenti inquinanti e del modo per neutralizzarli, iniziative per la difesa di patrimoni comuni, accordi con Paesi terzi, ecc.

Occorrerà fra l’altro, definire indirizzi e meccanismi che consentano di compensare gli oneri addizionali che determinati settori debbano sostenere per l’adozione di tecnologie non inquinanti e di evitare d’altra parte che la disparità delle disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative adottate dai singoli Stati per la tutela dell’ambiente provochi distorsioni nelle condizioni della concorrenza ed influisca negativamente sugli scambi.

Ciò porrà di fronte a problemi di ordine giuridico che  potranno essere risolti solo con decisioni politiche. Le norme attuali dei Trattati non consentono alla Comunità i poteri necessari per realizzare un’incisiva politica in campo ecologico. Si richiede che le autorità comunitarie abbiano la possibilità di emanare per quanto concerne tale materia disposizioni direttamente applicabili in ciascuno Stato membro che, una volta adottate, si sostituiscano alle eventuali normative nazionali già esistenti. Ciò equivale a dire che si rendono indispensabili opportune modificazioni dei trattati istitutivi della Comunità.

In tal modo l’azione della Comunità anche se inevitabilmente destinata a risultare di per sé inadeguata rispetto ai problemi da affrontare, potrà essere una delle più importanti leve per realizzare la condizione pregiudiziale per interventi in profondità, cioè l’attivazione di un processo di coordinamento a livello mondiale degli sforzi per la difesa dell’ambiente.

Bisogna pur convincersi peraltro che di fronte alle dimensioni dei problemi che emergono dalla tematica ambientale i livelli attuali di cooperazione internazionale risultano inadeguati e che, perché possano essere sviluppate azioni idonee, si richiede l’adozione di un nuovo ordine, nelle relazioni tra i paesi, che in qualche modo consenta l’esplicar di forme di direzione mondiale della società umana.

Anche in considerazione del complesso sistema di correlazioni e condizionamenti reciproci dei fenomeni ecologici, la lotta per la salvaguardia delle possibilità di progresso della civiltà umana deve considerarsi indivisibile. Ciascuna delle grandi direttrici lungo le quali essa deve svilupparsi – continenza produttiva in base a modelli di espansione deliberatamente rallentata, disarmo demografico, nuovi indirizzi della ricerca scientifica e dello sviluppo tecnologico, attività di riabilitazione delle condizioni della biosfera – richiede inderogabilmente, quali condizioni di successo, una sintonizzazione dei comportamenti di tutti i paesi con gli obiettivi di riequilibrio e piani di cooperazione che debbono impegnare le nazioni economicamente più progredite ad accollarsi i maggiori oneri e ad assumere ruoli di punta.

Ci si dovrebbe infatti proporre di gettare progressivamente le basi di una pianificazione mondiale che permettesse di preordinare, razionalizzare e contingentare, nel quadro di una visione sistematica di necessità e problemi a lungo termine, sfruttamento delle risorse naturali in modo da limitare il più possibile le conseguenze negative che l’espansione delle attività umane può avere sullo stato delle risorse fisiche e sui sistemi ecologici.

Un’istanza di questo tipo, posta a raffronto con le persistenti lacerazioni della vita internazionale, può apparire utopistica. In effetti presuppone in conseguimento di traguardi che siamo stati finora abituati a considerare raggiungibili solo ben al di là della presente era. E’ necessario tuttavia rendersi conto che è certamente ancor più utopistico pensare che la società umana possa evitare nel prossimo futuro tensioni fatali e porre le basi di una vera civiltà conservando un sistema in cui circa 200 miliardi di dollari l’anno (pari al 10 per cento del reddito mondiale) sono dedicati, dal complesso degli Stati oggi esistenti, agli armamenti ed alle altre  spese militari, la marea demografica cresce al ritmo di quasi un centinaio di milioni di unità all’anno e la devastazione dell’ambiente procede in un rapporto multiplo rispetto all’espansione numerica della popolazione mondiale.


Leo Solari (da La rivoluzione obbligata)

 

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La rivoluzione liberale che s'annuncia non può fare a meno della Rosa

 

Era nell'ordine naturale delle cose che nella Rosa nel Pugno non potesse rimanere costante il clima di caloroso idillio che di quel soggetto politico accompagnò la gestazione, la nascita e, fino a qualche tempo fa, il cammino. Il disegno di realizzare fusione e sintesi di due realtà politiche tra loro così diverse come quella movimentista dei radicali e quella tradizionale di partito dello Sdi non poteva non rappresentare una difficile scommessa. Solo nel genuino entusiasmo che caratterizzò nello scorso anno l'incontro tra socialisti e radicali si poteva immaginare che l'operazione non avrebbe conosciuto momenti critici. La discrasia che è venuta maturando sull'onda dei deludenti risultati elettorali della scorsa primavera sarebbe pertanto da interpretare quale naturale riflesso di difficoltà, del tutto prevedibile, la cui manifestazione non dovrebbe, di per sé, essere motivo di decadimento del progetto. 

Le tensioni tra radicali e socialisti hanno raggiunto in questo frangente – è vero – momenti di particolare intensità. Non ci si è risparmiati di scambiarsi reciproche sferzanti critiche e rimostranze. Sono insomma volate, per così dire, le stoviglie come in certe liti di famiglia. Non per questo però si potrebbe concludere che il progetto radicalsocialista è profondamente incrinato e che, anche se esso non verrà abbandonato, socialisti e radicali vivranno nella Rosa nel pugno come separati in casa. Nel dibattito all'interno dello Sdi che delle due parti politiche della Rosa nel pugno è quella in cui si sono addensati atteggiamenti di insofferenza le contestazioni appaiono infatti attenere in prevalenza non alla sostanza del progetto, ma allo stato dei rapporti tra radicali e socialisti nella Rosa nel pugno. Un aspetto, questo, di indubbia importanza, ma non tale da rappresentare necessariamente una ragione di deperimento del progetto radicalsocialista.

Se questa interpretazione è fondata la Rosa nel Pugno non può afflosciarsi per difficoltà che possono considerarsi fisiologiche in un'operazione come quella dell'unificazione tra radicali e Sdi. Sarebbe assurdo che essa si illanguidisse proprio mentre appare finalmente svilupparsi, con l'approvazione del decreto di Bersani sulle liberalizzazioni, una linea di riforme in cui si rispecchia una delle ispirazioni fondamentali del progetto radicalsocialista e alla cui maturazione ha certamente contribuito l'attiva presenza, nella maggioranza che ha espresso l'attuale governo, di una forza politica - la Rosa nel pugno - risolutamente impegnata nella promozione di una rivoluzione liberale nel paese. La complessa partita per l'emancipazione dell'Italia dalla fitta rete di corporazioni in cui il paese si trova avviluppato è solo iniziata. Dovrà investire molti altri campi. L'azione riformatrice sarà così destinata ad incontrare crescenti resistenze. L'esistenza e il vigoroso impegno della Rosa nel pugno sarebbero di importanza vitale per i futuri sviluppi di questa grande impresa.

Sarebbe pertanto auspicabile che la presente crisi costituisse l'occasione per predisporre un prossimo grande rilancio del progetto radicalsocialista: un rilancio che, naturalmente, non potrebbe prescindere dalla preventiva definizione di soluzioni, per quanto riguarda la forma istituzionale della Rosa nel pugno e per quanto concerne i rapporti tra Sdi e radicali, atte non solo a consentire il superamento delle recenti tensioni, ma altresì a limitare il più possibile l'eventualità del replicarsi, nel percorso della Rosa nel pugno, di nuovi gravi turbamenti.


Leo Solari (da Il Riformista)


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