Archeologia editoriale
J. L. Borges e la poesia congetturale. Recensione di Patrizia Garofalo
Borges
Borges 
05 Agosto 2009
 

«Se le pagine di questo libro ammettono qualche verso felice, voglia perdonarmi il lettore la sgarberia, di averlo usurpato io, anticipatamente. Le nostre quisquilie differiscono poco; ordinaria e fortuita è la circostanza che tu sia il lettore di queste esercizi, e che io ne sia l’estensore».

J.L. Borges, Carme presunto ed altre poesie

 

 

Borges dimensiona la genialità poetica a puro collante con il lettore, esautorando la poesia da genialità e protagonismi e ne indica la funzione puramente di congettura, «la letteratura è concepita quindi come periodica casella vuota che il lettore è sollecitato a riempire con la sua espressione e la sua fantasia». Altissimo inventore di un nuovo e ribaltante poetare, esso è concepito come unica congettura possibile per stabilire una comunicazione con il lettore che diventa protagonista della funzione poetica ed è tramite lui che l’opera viene fruita come “imminente rivelazione”.

Quindi unico aggancio alla vita, al sociale, alle problematiche e alla eternità della memoria.

Borges stesso aveva suggerito e scritto di questa metodologia di approccio letterario analizzando sia la poesia di Whitman (senza titoli e con citazioni di luoghi inventati) che quella di Valery le cui offerte esistenziali al lettore, offrivano a suo avviso, poliedriche possibilità di lettura fino a tanto che l’uomo lettore diventasse artefice del “letto”.

Il presumere un substrato dal quale si generi il verso e quindi la composizione, contiene fascino e menzogna da parte dell’autore e donate all’uomo perché sia lui a verificarne l’esistenza come certezza di sentimenti e logiche ricercate in se stesso, nella vita e nella società.

Il poeta diventa quindi “provvisorio detentore” di questo messaggio ma allo stesso tempo si colloca “eterno” nella memoria di chi legge e lo riscrive dentro se stesso. Questa posizione non esclude l’intensità poetica anzi la carica di vagheggiamenti, nostalgie, colori, di recupero della memoria, di mappe dell’anima, di scorci suburbani, di quel galoppo del cuore e dell’anima di cui i suoi versi sono carichi e gravidi d’amore.

Tutta l’immensità di Borges stupisce e confonde e trascina nonostante «abbia rinunciato al diritto di primogenitura». Anzi i momenti del creatore e del lettore che si fondono, costituiscono una visione del mondo e una prospettiva infinita, tesa alla ricerca dell’archetipo appunto “congetturale”.

Il sogno quindi, la memoria impossibile, la nostalgia come impossibile ritorno.

Questo che segue è uno dei testi che più ho amato.

 

 

ELEGIA DEL RICORDO IMPOSSIBILE

 

Che cosa non darei per il ricordo

di un viottolo polveroso fra i muri bassi

e d’un alto cavaliere che riempie l’alba in uno dei giorni della pianura,

in un giorno senza data.

Che cosa non darei per il ricordo

di mia madre che contempla il mattino

nella tenuta di Santa Irene,

ignara che il suo nome sarebbe stato Borges.

Che cosa non darei per il ricordo

d’aver combattuto a Cepeda

e d’aver visto Estanislao del Campo

che saluta il primo proiettile

con il giubilo del coraggio

Che cosa non darei per il ricordo

d’un portone di villa segreta

che mio padre spingeva ogni sera

prima di smarrirsi nel sonno

e spinse l’ultima volta

il 14 febbraio 1938.

Che cosa non darei per il ricordo

delle barche di Hengist

salpanti dalla sabbia della Danimarca

per soggiogare un’isola

che non era ancora l’Inghilterra.

Che cosa non darei per il ricordo

di una tela d’oro di Turner

vasta come la musica

Che cosa non darei per il ricordo

di essere stato uditore di quel Socrate

che, la sera della cicuta,

analizzò serenamente il problema dell’immortalità ,

mentre la morte cerulea andava ascendendo

dai piedi ormai gelidi.

Che cosa non darei per il ricordo

di te che m’avessi detto che mi amavi

e di non aver dormito fino all’aurora ,

straziato e felice.

  

J.L. Borges (La Moneta di ferro)

 

 

Alba – maternità –  morte – amore «di te amata fino all’alba, straziato e felice» si annullano a vicenda e si compenetrano nella ricerca spasmodica di un ricordo che come “rivissuto” sappiamo impossibile ma che congetturiamo come catarsi.

 

Patrizia Garofalo


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