Diario di bordo
Gianni Somigli. Uomini senza qualità
03 Luglio 2009
 

E poiché possedere delle qualità presuppone una certa soddisfazione di constatarle reali, è lecito prevedere, come a uno cui manchi il senso della realtà anche nei confronti di se stesso, possa un bel giorno capitare di scoprire in sé l'uomo senza qualità.

Musil

 

 

Esiste una dimensione, in mezzo al putiferio che alcuni chiamano mediatico, altri politico, in pochi morale, che sta scuotendo, ma non troppo, l’incancrenito ed assonnato Sistema Italia. Scuotendo, ma non troppo. Agitato, non shakerato.

C’è una dimensione che ha volti, facce, mani, abiti firmati. Una dimensione che possiede barche lunghe come code alle Poste. Che dispone di ville in ogni angolo della Terra.

 

Intorno ai centri di potere si affolla questa dimensione. Una schiera di uomini senza qualità. Giovani virgulti, neanche quaranta anni, cannibali di appalti e veline.

Raramente se ne leggono eroiche azioni finanziarie, geniali intuizioni innovative, successi in ambito economico. Più spesso, si notano accanto alla starlette di turno, con volto sorpreso e smagliante, adagiati su pagine rosa sbiadite. Si baciano, tradiscono, cenano. Vanno al cinema in Ferrari, alla coop in Limousine.

 

Questi uomini, uomini senza qualità, salgono alla ribalta, arrivano su improbabili vette, scalano da arrampicatori liberi e spregiudicati la famosa piramide sociale e politica. Un giorno, questi uomini, li trovi ad un party con Belene. Il giorno dopo ad una cena per il finanziamento di un sindaco. Poi di un assessore. Poi di un governatore. Di un parlamentare. Di un partito. Di un cantautore. Di un comico. Poi te li trovi come modelli da seguire. Come ministri.

 

Nessuno sa chi siano, questi luminari del nulla, questi prestigiatori, illusionisti che fanno comparire soldi da un cilindro preso in prestito da chissà dove. Ottengono incarichi e consulenze per ospedali, aziende, ministeri. Moderni Re Magi, portano in dono donne, ville, coca, soldi. Costruiscono case, milioni di case, vincono appalti, sempre loro, per strade e ospedali, servizi igienici e asili nido, mense e armi di distruzione di massa.

Sono uomini senza qualità: non hanno inclinazioni, non hanno competenze. Non sanno fare nulla. Eppure comandano tutto.

 

Avere qualità diventa così un grosso problema, al giorno d’oggi. Un ostacolo che ti lascia fuori dal giro. Possedere qualità: qualcosa di cui vergognarsi. Qualcosa da mettere in discussione. Fino a minare alla base il concetto stesso di qualità, mutevole nei secoli dei secoli, certo, ma in genere sostituito da qualità superiori, magnifiche e progressive. Una linea evolutiva più o meno dritta. Non sostituito dal vuoto dell’assenza.

 

Gli uomini (e le donne) senza qualità, quelli che sono ovunque, che vanno a cena col primo ministro, che comprano società di calcio, che sposano o scopano tettute attricette sudamericane da copertina, quelli che diventano sempre di più, invadono in classico stile Ultracorpi questa povera Italietta martoriata dagli italiettani, terra fertile da sempre per forze d’occupazione temporanea.

 

L’ultima invasione è questa. Quella degli uomini senza qualità. Sono quelli che Dante liquida in due versi, senza ragionar di loro ma guardando e passando mentre inseguono per l’eternità un vessillo. Forse era un tricolore. E a quanto pare, alla fine, lo hanno abbrancato.


Gianni Somigli


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