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Alberto Figliolia. Nuovi incontri/ Francesco Fiorista, medico umanista
29 Giugno 2009
 

Luca di Antiochia, l'antica metropoli siriana: l'Evangelista Luca. Anton Cechov. Arthur Conan Doyle. Carlo Levi. Giulio Bedeschi. Mario Tobino. Che cosa unisce questi nomi? Tutti scrittori? Certamente. Ma anche... medici. Come Francesco Fiorista, nella sua vita quotidiana medico da oltre trent'anni e dal 1978 in servizio presso la Divisione di Cardiologia dell'Ospedale San Carlo di Milano. Innumerevoli pazienti ha assistito nello svolgimento della professione, in lunghi giorni e nelle dure notti, ai suoi occhi un avvicendarsi di esistenze con i propri bisogni, piccoli e grandi drammi o gioie, morti ma anche guarigioni, disperazioni e speranze. «A tutti gli ammalati/ Che pallidi al guanciale/ Mi hanno mostrato l'Uomo/ Diverso e sempre Uguale», così il Dottor Fiorista ha scritto nei ringraziamenti che compaiono all'inizio del suo libro I Vangeli e in versi e in rima.

Deposto lo stetoscopio e toltosi il camice alla fine del turno medico, Francesco Fiorista ha sempre coltivato l'intima vocazione letteraria. I Vangeli in versi e in rima hanno occupato quindici anni delle sue fatiche di penna: «È un poema sul Cristo, una narrazione poetica del Vangelo fedele ai testi canonici, alternati a episodi degli apocrifi e a racconti di fantasia, scritti con fede e con accenti di spiritualità laicale. Un'opera volutamente popolare, rivolta a tutti, con cui ho tentato di far rivivere in un modo insolito, per giungere al cuore del lettore, la freschezza e la straordinaria novità della parola evangelica».

Una doppia ma felice vita è quella di Francesco Fiorista, 59enne milanese vissuto fra piazzale Lotto e Trenno, cardiologo e indagatore dei misteri del cuore umano: «Il rapporto con la sofferenza, con la malattia e con la morte porta necessariamente all'elaborazione. Non è un caso che ci siano stati tanti medici-scrittori», sostiene con convinzione. I suoi Vangeli in versi e in rima sono giunti alla terza edizione (pp. 751, casa editrice Ancora), continuamente arricchiti di note storiche e d'ogni genere. Francesco Fiorista è uno dei massimi esperti italiani dei rapporti fra medicina e storia e letteratura e ha compiuto approfonditi studi e ricerche sulle cause mediche della morte di Gesù Cristo. Affascinante invero è il disegno dell'opera, tutta in ottave di settenari in rima. Senza tema lo si può definire come il lavoro di una vita. Presentato all'Ambrosiana e volto anche in lettura drammatizzata nello suggestivo scenario della Cappella Portinari di Sant'Eustorgio, è un testo che dà lustro a chi l'ha scritto, uno dei figli scelti di Milano.

In Rime dovute (pp. 202, Editrice Nuovi Autori), ultimo suo libro, ha raccolto invece poesie - da brividi il coro a più voci sulla tragedia di Ustica e di lieve e bruciante nostalgia i versi dedicati a Gianni Brera - e prose di oltre tre decadi. Una curiosità: attraverso l'analisi degli scritti del Gran Recanatese, Francesco Fiorista ha dato alla luce le sue conclusioni sulle malattie che avevano afflitto Giacomo Leopardi, che qui compare in una trasferta milanese e in un racconto in forma di epistola, una immaginaria e godibilissima lettera scritta dal genio (un golosissimo genio...) de L'Infinito al padre Monaldo. Milano peraltro compare sovente in questo volume del medico-umanista. «Per quanto riguarda questo libello, ci sono anche i ricordi collettivi e la memoria della vita italiana», chiosa.

Estremamente toccanti le pagine di una breve prosa di esperienza ospedaliera. «Ho sempre pensato all'importanza e alla necessità, per un medico, di una passione artistica, in quanto quella sensibilità aiuta a vedere il mondo e le persone in una certa ottica. Per essere più vicini a coloro che si vedono ogni giorno; perché il paziente è, prima di tutto, un uomo».


Alberto Figliolia


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