Diario di bordo
Sul cardinale Caffara. Rosario Amico Roxas risponde a Piero Capone
25 Giugno 2009
 

L’affermazione politica ed elettorale di taluni personaggi a Bologna e dintorni, non merita l’interpretazione che viene data da Piero Capone, che si presenta riduttiva, marginale, settaria e referenzialista circa le “radici cristiane” che si vogliono imporre, ma interpretate secondo una dottrina antitetica allo stesso cristianesimo. • Flavio Delbono, nuovo sindaco di Bologna • Signora Draghetti, Presidente della Provincia • Il nuovo Rettore Magnifico dell’Università di Bologna rappresenterebbero la riconquista del territorio da parte del cristianesimo attivo, rappresentato da “cattolici adulti”; il tutto sotto copertura, indicata come regia, dell’ultra ortodosso cardinale Caffarra,… Che di tutto potrà essere accusato ma non certo di appartenere alla Teologia della Liberazione! affermando, implicitamente, che l’appartenenza alla teologia della Liberazione verrebbe valutata e considerata come una accusa infamante.

La personalità del cardinale Caffara, unitamente alle sue convinzioni morali e culturali, non può essere liquidata con affermazioni apodittiche, senza analizzare i fatti e i detti del cardinale in questione. Piero Capone ha trascurato di prendere in esame l’interpretazione che il medesimo cardinale ha offerto a Bologna, presso l’istituto Veritatis Splendor, del libercolo di Marcello Pera Perché dobbiamo dirci cristiani, che ha avuto anche una inopportuna presentazione scritta da Benedetto XVI e firmata nella qualità, come se si trattasse di una lettera apostolica. Il cardinale Caffara ha ridimensionato le affermazioni del pontefice, pur non contraddicendole, ma più per umiltà che per convincimento. Il pontefice ha affermato la perfetta aderenza tra cristianesimo e liberalismo, facendo di Cristo un antesignano dell’economia di mercato. Dal cristianesimo così elaborato da Benedetto XVI, descritto da Marcello Pera e propagandato da Magdi Allam, corre obbligo escludere Cristo; infatti, a proposito proprio della confusione tra liberalismo e cristianesimo, il cardinale Caffara ebbe a sostenere nella citata presentazione del libercolo che «non basta dirci “cristiani per cultura”» precisando che «la vera identità di Gesù di Nazareth può essere riconosciuta solo mediante la fede, e la sua presenza nella storia avviene mediante la fede dei suoi discepoli». Smontando con una sola frase le ragioni stesse della condanna ratzingeriana della teologia della Liberazione, nonché il tentativo (con sfumature blasfeme) dello stesso pontefice di storicizzazione della divinità di Cristo, che vorrebbe ridimensionare la fede (v. Gesù di Nazaret).

La fede così confermata dal cardinale cos’altro è se non quella testimonianza che manca nella dotta (ma non troppo) presentazione, così farcita di indecorosa piaggeria, scritta e firmata da Benedetto XVI? E la teologia della Liberazione cos’altro rappresenta se non la medesima testimonianza che il vescovo Romero esercitò fino alle estreme conseguenze, rinnovando la medesima testimonianza che portò i primi cristiani a diventare pasto per i leoni? In particolare il cardinale Caffarra ha spiegato, sempre nella medesima circostanza, che «è stata la Rivelazione cristiana a condurre l’uomo alla consapevolezza della sua dignità della persona».

Il liberalismo non riconosce la dignità della persona, privilegiando le esigenze del mercato e la conseguente discriminazione tra il mondo opulento e quello bisognoso, bivaccando nello sfruttamento dell’uomo sull’uomo. «Dignità di persona» ha sottolineato ancora il cardinale «che implica un giudizio di valore circa la persona stessa: non esiste realtà che valga più che una persona». Ed ha poi aggiunto: «Che importa all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde se stesso?». Una domanda, quest’ultima, che né Benedetto XVI, né Marcello Pera, né Magdi Allam si sarebbero mai posti, preferendo rinnovare e rimodellare il motto che li accomuna: “Mai contro il potere!”. Il loro cristianesimo sconvolge quello ben noto di Cristo e si propone come continuatore di quelle radici cristiane dell’Europa che hanno prodotto frutti velenosi, dal potere temporale, alla lotta per le investiture, dalle crociate all’Inquisizione.

Il Magistero sociale della Chiesa ha giustamente dimensionato ciò che il cardinale Caffara ha ribadito nella già citata affermazione: «…non esiste realtà che valga più che una persona…». Ma la dottrina di Benedetto XVI è tutta indirizzata a sconvolgere le conquiste del Magistero sociale e del Concilio Vaticano II, per accogliere nell’Empireo delle divinità anche Mammona, che del liberalismo e dell’economia di mercato è il protettore. Questo moderno cristianesimo-liberale, nel quale è impossibile riconoscere la voce di Cristo, diventa settario, con tendenza al razzismo del quale Pera è convinto propugnatore, con la benedizione di Benedetto XVI, per stimolare i nuovi cristiani ad agguantare in pasto i leoni.

La conclusione del cardinale Caffara, contraddice totalmente le affermazioni esultanti di Piero Capone; a Bologna non ha vinto il cattolicesimo liberale, bensì l’insegnamento dossettiano, quando, nel 1994, espresse pubblicamente la sua preoccupazione per i propositi di stravolgimento della Costituzione repubblicana, che da vari ambienti politici venivano espressi con sempre maggiore chiarezza e radicalità e che oggi si ripresentano con maggiore arroganza perché svincolati da ogni esigenza etica. Così il cardinale Caffara concluse la sua dotta presentazione del libercolo di Pera (peraltro contrastando le piaggerie espresse da Benedetto XVI): «di questo cristianesimo ha bisogno il liberalismo; ha bisogno l’Europa; ha bisogno l’etica pubblica della società occidentale, se non vogliono perire».


Rosario Amico Roxas


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