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Nuova proposta di legge, Italia a rischio: il labile confine tra scuole e ospedali
23 Giugno 2009
 

Bambini in perfetta salute a partire dalla scuola dell’infanzia potranno essere sottoposti a test nella lettura, nella scrittura e nel calcolo ed essere poi etichettati “affetti da dislessia, discalculia, disortografia…”. Risultato finale: nuovi pazienti che potrebbero andare ad incrementare le entrate di “specialisti” preposti alla somministrazione e alla valutazione dei test, incremento di persone disabili nella nostra società e fallimento dell’istruzione e dell’istituzione scolastica.

Un nuovo disegno di legge sulla dislessia, già approvato dalla Commissione Istruzione del Senato, a breve passerà alla Camera. Se dovesse superare il vaglio parlamentare, il diritto all'istruzione sarà spazzato via da vincoli diagnostici soggettivi e arbitrari. Difficoltà di lettura, di scrittura o di calcolo, saranno ridefinite come “Disturbi Specifici di Apprendimento”, ossia malattie psichiatriche, e in quanto tali suscettibili di trattamento. Un business enorme, se si considera che il 3-5 per cento dei bambini sono ritenuti “affetti” da DSA. Studenti del tutto normali potrebbero venire discriminati e finire su percorsi educativi alternativi, alla stregua dei portatori di handicap (regolamentati dalla legge n. 104 del 5 febbraio 1992). Le valutazioni però sarebbero prive di valore scientifico, essendo basate su una batteria di prove che non tengono in nessun conto del percorso educativo-didattico degli alunni, del lavoro svolto in classe, del contesto sociale in cui i bambini sono inseriti e del loro rapporto con la famiglia. Quindi non esami diagnostici, ma solo test e punteggi del tutto arbitrari. Come può un test univoco determinare la reale difficoltà del bambino, che magari è ascrivibile a difficoltà familiari o più semplicemente a una scarsa conoscenza della lingua, o a una mancata comprensione della lingua stessa?

Dietro a un velo fatto di mistificazione e compassione, scopriamo celarsi un allettante business: l'industria farmaceutica, che è penetrata in altri ambiti, contagiando profondamente il settore educativo. E se un bambino etichettato “dislessico” venisse considerato anche affetto da “ADHD”, potrebbe essere sottoposto a una terapia psico-farmacologica. Tombola! Nelle scuole americane gli psicologi sono passati dai 1.000 del 1950 ai 10.000 circa del 1990. Come scrive Bruce Wiseman: «Qualsiasi traccia della psichiatria e della psicologia dovrebbe essere rimossa dalle nostre scuole. Le scuole servono per imparare. Non servono per esperimenti psichiatrici su giovani menti».


Davis Fiore


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