Itaca
Bevilacqua e Osti. Anonimati (seconda parte)
17 Maggio 2009
 

Esce dall’imbuto della sua camicia a punte, stordito come il bronzo di una campana; e ci viene incontro, il vecchio amico Andrea, compagno di liceo, ride e tentenna il capo ad acconsentire uno spiraglio di luce attraverso la ferita di tempo e luogo. È una tela di catrame questo slargo di luce grigiarancione. Tu che profumi di vaniglia, l’altro che ci vorrebbe trascinare nel covo, oltre la soglia del DrinkDay of BuddhaBar dove la musica si perde in una nuvola rossa. Fra scomposizioni e apparizioni, fra un occhio e la sua biglia di vetro. Chi siamo? Adesso, tre punti equidistanti attorno ad un centro altissimo, poco più grande di un macchia sulla luna.

Francesco Osti



Le note della voce stonata di questa donna riversa

nel suo canto, triste figlio di un karaoke di frazione

che si mangia a pezzi le orecchie rivolte a non sentire.

Il suo orgoglio respira nel bar perdendosi nei globuli,

nei sogni di attenzione del barista sfinito di cadute

non molto lontano dalla musicalità della mia rabbia

che tuona silenziosa di paura e orgoglio senza vacillare

o riversarsi in qualcosa di agito poco dopo di me.

Massimo Bevilacqua



Materiali per la manutenzione. Andrea Bajani, Se consideri le colpe, Einaudi 2007. Clogs, album Lantern.Penguin Cafè Orchestra, album Preludes air & yodels.


(2. continua)


(da 'l Gazetin, aprile 2008)

 


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