Itaca
Bevilacqua e Osti. Anonimati (prima parte)
19 Aprile 2009
 

per Donatella (nel turno di notte)


Chissà da dove viene, da chissà quale

intestino della fabbrica.

Qui nella saletta ristoro, la mente

è un imbuto di pensieri;

la guardo sulla pellicola

opaca di un mio negativo:

le gambe sottilissime accavallate,

la noce del polso che di continuo

scricchiola sulla fronte…

Una vertigine di stanchezza,

un nodo irrisolto la lega a ciò

che non ha più legami.

È il turno di notte ad imbiancarle

il volto, mentre questa penombra

ci immobilizza come un guanto

di felpa stravolta.

Devo alzarmi, separarmi, sentire

nuovamente oliare le giunture,

scegliere la frequenza giusta,

la pena più adatta che ci accomuni.

Mi scollo da lei alle tre e quarantacinque

e mi riconosco: unto e pesante.

Francesco Osti



Si vede sempre la schiena muta

si erge dallo sgabello si difende

dal bar delle transazioni volanti

un giornale solo, voce nella pausa

non parla una schiena così

chiude la geografia di un viso

e ci sta che da qui si voglia

attraversagli il corpo, da dietro

lui voglia sgusciarle dagli occhi.

Massimo Bevilacqua



Materiali per la manutenzione. Sufjans Stevens, album Illinois. Arvo Part, album Orient Occident.


(1. continua)


(da 'l Gazetin, febbraio 2008)


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