In tutta libertà
Alberto Figliolia. "Il caso dell'infedele Klara" di Roberto Faenza
25 Marzo 2009
 

Guardati dalla gelosia, mio signore, è un mostro dagli occhi verdi che schernisce la carne di cui si nutre, William Shakespeare, Otello, atto secondo, scena terza. Oppure Gelo sia, a ruota felicemente libera da Alessandro Bergonzoni. E Catullo era geloso di Lesbia?

Praga, magnifica città e capitale, una di quelle del triangolo della magia bianca con Torino e Lione. La magia della gelosia è sovente, invece, nera e tortuosa. Venezia, che richiama fra le altre sue attrattive, maggiore fra tutte la mutevole acqua, il Carnevale. Carnevale = travestimenti e maschere. I travestimenti e le maschere della gelosia.

Fra queste due città si dipana la pellicola Il caso dell'infedele Klara, l'ultimo film di Roberto Faenza, liberamente ispirato all'omonimo romanzo di Michael Viewegh (edito da Instar Libri), considerato l'erede di Bohumil Rabal. La pellicola uscirà nelle sale il 27 marzo. Protagonisti i bravissimi Claudio Santamaria (di un certo rilievo anche la sua carriera teatrale) e Laura Chiatti – i due tornano a lavorare insieme, dopo lo sceneggiato televisivo dedicato al cantautore tragicamente perito Rino Gaetano, dimostrando un notevole affiatamento professionale –, Iain Glen, Kierston Wareing, l'affascinante inglese che ha lavorato con Ken Loach, e Paulina Nemcova, celebre modella ceca.

Un film, come detto poc'anzi, sulla gelosia: leggero ma nient'affatto superficiale, carico di ironia. Luca, musicista italiano che vive e lavora a Praga, è tormentato da un'invincibile gelosia nei confronti della propria fidanzata Klara, studentessa laureanda, pensando e temendo che lei lo tradisca con il suo tutor universitario Pavel. Decide perciò di affidare a un detective, Denis, l'incarico di pedinarla e scoprirne l'eventuale tradimento. Denis – ex poliziotto laureato in psicologia, che guarda le scarpe delle persone per capire se mentono – pare al contrario non essere affetto dal morbo della gelosia avendo con la propria bellissima e raffinata coniuge Ruth un rapporto di coppia aperto, anzi apertissimo, sin troppo aperto forse. Poi c'è Nina, l'aiutante in agenzia di Denis che... Insomma, un bel guazzabuglio, con intrighi e colpi di scena assortiti, dove i sentimenti si mescolano e contaminano e si squarciano certezze. Ma qualcosa cambierà. E altro invece non cambierà.

«Il tema della passione d’amore e della gelosia divorante ricorre in molti miei film, per esempio nei più recenti, da Prendimi l’anima a I giorni dell’abbandono», spiega Roberto Faenza, cineasta dall'importante filmografia (altre fra le sue opere: Copkiller, Jona che visse nella balena, Sostiene Pereira, Marianna Ucrìa, I Vicerè), geniale e “scomodo”, anche scrittore e con esperienze di docenza universitaria, fondatore della prima radio libera a Bologna, nel 1974. «Al sentimento della gelosia, quando ossessivo, spesso si accompagna l’incapacità di amare, tipica di certe personalità maschili, fragili o irrisolte, come ho raccontato in un’altra pellicola da me diretta tempo fa, Mio caro dott. Grasler, ispirato al romanzo di Arthur Schnitzler».

«Il caso dell’infedele Klara», prosegue il 66enne regista e sceneggiatore nato a Torino, «costituisce anche una occasione e in un certo senso una sfida nell’affrontare sullo schermo una vicenda dove si incrociano diverse culture, quella italiana, rappresentata da Luca, e quella praghese, rappresentata dagli altri coprotagonisti. Uomini e donne che sembrano molto diversi tra di loro, ma la cui frequentazione finisce per contagiarli e intrecciarli l'uno all’altro, come in un grande ballo dove è in gioco la vita, piena di pulsioni e contraddizioni».

Terrazza Martini, nel cuore di Milano. 15° piano. Giornata ventosa e panorama spettacolare, le Alpi in splendida vista all'orizzonte, oltre le guglie del Duomo, oltre la metropoli. Conferenza stampa dopo l'anteprima all'Odeon, storica e stupenda sala. Una conferenza stampa, e un po' tavola rotonda, di cui vale la pena riferire.

Esordisce il Professor Raffaele Morelli, medico e psichiatra, studioso e luminare: «Siamo calati nella più profonda realtà tecnologica, ma dobbiamo sempre confrontarci con i nostri demoni interiori, quelli dalle radici più antiche. La gelosia: un demone di cui bisogna parlare e da cui si può essere travolti, così come ci si può mantenere a distanza da esso, ma fino a quando? Il 70% delle relazioni uomo-donna finisce per la gelosia, quando questa diviene eccessiva e chiude in un recinto. La gelosia però è anche un elemento per rafforzare la coppia, può essere anche un collante». Ecco, come vedete, non c'è nulla di semplice. «Secondo un sondaggio fatto su giovani questi la considerano importante nella relazione. La gelosia ci ricorda che l'amore è impermanente: notti magiche, e le prossime? Un vero amore dovrebbe lasciar spazio sia alla gelosia sia alla giusta distanza». Insomma, un casino.

Prende la parola Roberto Faenza e torna alla sua fatica cinematografica: «È un film dove non c'èuna cifra precisa – infatti non piacerà ai critici (non sappiamo se mettere i puntini di sospensione, nda) –; non è lineare, è un po' commedia, un po' grottesco, un po' noir, è un film su cinque personaggi e segue i loro registri. L'amore non ha tinte uniche: ha momenti giocosi e momenti melanconici. Il film è un po' un cocktail. La cifra può essere quella del sarcasmo e dell'ironia. In passato mi aveva molto colpito e condizionato un film di Luis Buñuel, El, sulla gelosia. Stupendo. Dal quel momento ho sempre avuto il tarlo della gelosia...». I puntini di sospensione ci possono stare adesso.

E Laura Chiatti, sullo schermo l'infedele-fedele Klara, il delizioso e sorridente viso, che dice? «Sono la persona meno indicata per dare consigli su come curare la gelosia. Sono però convinta che la gelosia sia innata. Può essere anche sintomo d'interesse». Ma... «Il rapporto con la gelosia può essere molto forte e turbolento e può logorare il rapporto. Ma può tenere accesa la fiamma. La gelosia controllata è importante. Non si potrebbe vivere con un uomo che non abbia un po' di gelosia». Abbiamo sintetizzato e non dimentichiamoci che... «Le donne esprimono la gelosia in maniera più cruda».

È la volta di Claudio Santamaria. Sorridendo... «Il mio personaggio è meno evoluto di me, totalmente. Nella mia vita ho cercato di dominarla. Non si può eliminare la gelosia, ma ci si può convivere. Io ci gioco sopra».

Laura Chiatti: «Però o non credo che sia così gestibile».

Professor Morelli: «I bambini sono gelosi per qualche istante, poi gli passa. La gelosia arriva come il vento e poi sfuma, anche se ha fatto provare solitudine, vergogna o un senso di annientamento».

Alessandro Bergonzoni (sì c'è anche lui, il grandioso arrampicatore di parole e concetti, il superimmaginifico equilibrista del linguaggio, il comico e cosmico...): «Più che geloso io ho golosia». E via con una performance, come sempre, di fantasmagorica intelligenza. Impossibile registrarla. Rapidissima, troppo. Ma nulla sfugge e se ne gode... compresa la gelosia dell'ombelico nei confronti della rotula o la gelosia dei fiammiferi.

Torna il Professor Morelli: Bisognerebbe descrivere la gelosia nelle varie età a 30, 40, 50, 60, 70 anni. Il dato nuovo è che in un sondaggio fra uomini giovani la risposta al 90% è che non ci si vergogna di essere gelosi. I giovani ci stanno dando una lezione. Dobbiamo essere grati a Faenza perché ci ha fatto vedere quello che può procurare la gelosia: dolore, fantasie di morte, incidenti».

Ma riandiamo al cinema propriamente detto. Per esempio, sul rapporto regista-attori così come lo concepisce Faenza: «Ho un metodo un po' antiActor's Studio. Gli attori devono andare sul set e fare le cose. Io li voglio vedere solo nell'occhio della cinepresa. Ciò che c'è attorno mi disturba. Ho un metodo “primitivo”».

Laura Chiatti: «Anch'io non credo molto a quelle tecniche, a quelle strategie. Credo nell'istinto. Ciò ci dà una responsabilità maggiore, ma ti fa crescere come attore e come persona. Faenza è una persona molto sensibile che va a fondo degli animi».

Claudio Santamaria: «Il talento è un diamante grezzo, ma lo devi sgrezzare. Roberto è un regista molto attento agli attori. Se una scena non è venuta bene, lui dopo viene e ti dice due-tre cose specifiche. Lui è molto elastico e molto moderno e sa prendere molto dalle persone che ha di fronte».

Professor Morelli: «Prima il mondo era più silenzioso e più chiuso. Ora possiamo condividere i disagi e liberarcene. Jung diceva negli ultimi anni della sua vita che la cosa più difficile per un uomo è essere semplici».

Alessandro Bergonzoni: «Vorrei parlare del rapporto fra pazzia e passia. Le scarpe ci portano lontano. Fare quattro pazzi per andare oltre. Io non ho scarpe coi lacci perché non voglio legami. Le scarpe hanno un difetto: impediscono le ali ai piedi. Lasciare l'impronta vuol dire abbandonarla o lasciarla a un altro?». In realtà Bergonzoni è un fiume inarrestabile di arditismi. Segue un'esilarante lettera della/sulla gelosia («Parliamo di gelosia e di doveri. Dov'eri quando ti cercavo?»). Uno spettacolo!

Comunque c'è persino il tempo di parlare di facebook (ci si arriva trattando delle e-mail lette di nascosto dal partner geloso) per apprendere che Laura Chiatti non è esattamente favorevole a queste tecnologie: «È molto triste quando opprime il cervello. Ho dei seri dubbi sull'entrare in intimità con persone che non conosci».

In ogni caso se, dopo questa bizzarra e ondivaga recensione, andrete a vedere il film, non ve ne pentirete. Begli attori e belle attrici. E tutti capacissimi. Eccellente regia. Un prodotto divertente. Pur facendo riflettere su un argomento delicato e controverso, per sua natura tormentoso. Ma, come chiosa il Professor Morelli, l'ironia, e il film ne è sapientemente ricco, può resuscitare uno psichismo devastato. Anche quello di un geloso perduto?

 

Alberto Figliolia



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