Diario di bordo
Elisabetta Zamparutti. Il nucleare francese è un fallimento
12 Marzo 2009
 

Elisabetta Zamparutti, deputata radicale eletta nelle liste del PD, sull’accelerazione del progetto italo-francese per il nucleare in Italia annunciato dal Ministro Scajola, ha presentato un’interrogazione parlamentare - firmata anche da tutti i componenti la delegazione radicale - sulle gravi difficoltà industriale e finanziaria in cui versa il nucleare francese.

 

E. Zamparutti ha dichiarato:

«Indubbiamente la crisi ha provocato perdite generalizzate ma se il nucleare fosse realmente il faro dell’avvenire le società del settore dovrebbero trarne comunque positivi effetti. Il caso francese dimostra invece l’esatto contrario, in un settore sostenuto tutto da denaro pubblico e che, ciononostante, ha registrato negli ultimi mesi perdite vertiginose di Areva (del 70%) e di EDF (del 60%). Il cantiere EPR di Areva in Finlandia, che dovrebbe servire da modello per il nucleare italiano di terza generazione, è un vero e proprio disastro.

Se il Piano di rilancio economico di Obama non stanzia nemmeno un centesimo per il nucleare, mentre l’industria atomica, francese compresa, si aspettava 50 miliardi di dollari di investimenti, mi chiedo perché mai dobbiamo andare noi in soccorso dei dissesti finanziari ed industriali d’oltralpe invece di puntare ad un grande piano di efficienza energetica».”

 

Segue testo dell’interrogazione

 

Al Presidente del Consiglio e

Al Ministro dello Sviluppo economico

 

Premesso che:

 

il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e il Presidente francese, Nicolas Sarkozy, hanno firmato un accordo di cooperazione che prevede lo sviluppo di centrali nucleari in Italia e in Francia;

 

il Presidente Sarkozy ha dichiarato nel corso della conferenza stampa che: "Il nucleare ci permetterà di collaborare attivamente con l'Italia, è qualcosa di storico per i due Paesi, quindi per il 2020 bisognerà sviluppare in maniera massiccia centrali nucleari e nessuna persona deve assolutamente porre veti a una decisione che è molto importante, è fondamentale per Italia e la Francia";

 

EDF e Areva si trovano in una grande difficoltà industriale e finanziaria: le azioni della prima hanno subito perdite del 70% negli ultimi mesi mentre quelle di Areva del 60%;

 

secondo la rete ambientalista “Sortir du nucléaire” Areva è alla ricerca di circa 3 miliardi di euro per cercare di tenere in equilibrio il bilancio 2009 dopo che lo scorso 25 novembre è stata costretta ad annullare il suo progetto di sfruttamento della miniera di uranio Midwest in Canada e ha subito il 5 dicembre 2008 l’annullamento da parte del Sudafrica del progetto di costruire 12 reattori;

il cantiere EPR di Areva in Finlandia, avviato nel febbraio 2005, che dovrebbe servire da modello per il nucleare italiano di terza generazione, è un vero e proprio disastro: 38 mesi di ritardo nella costruzione, 2,4 miliardi di euro di penalità richieste dai finlandesi ai francesi per un reattore venduto a 3 miliardi di euro e che in realtà ne costa già ora 5,4.. in attesa che i lavori proseguano;

 

a gennaio la Siemens ha annunciato che abbandonerà il progetto, prendendo alla sprovvista Areva che ora deve trovare altri 2 miliardi di euro per rimpiazzare le quote detenute dal suo vecchio partner;

 

Areva è stata rovinosamente colpita anche sul mercato americano: il Piano di rilancio economico di Obama non stanzia nemmeno un centesimo per il nucleare, mentre l’industria atomica si aspettava 50 miliardi di dollari. La stragrande maggioranza dei progetti nucleari Usa era già congelata e per quelli che restano Areva dovrà affrontare una concorrenza all’ultimo sangue, visto che ci si gioca la sopravvivenza, con la concorrenza nippo-americana di Westinghouse/Toshiba e di General Electric/Hitachi. Puntando tutto sul “rinascimento” nucleare propagandato da Bush, Areva aveva investito su un mercato nucleare Usa che si sta rivelando virtuale. Il colosso nucleare pubblico francese, solo nel maggio 2008 aveva annunciato di aver acquisito il sito di Bonneville, nell’Idaho, per produrre combustibile nucleare, ad ottobre, in piena campagna presidenziale Usa, Areva aveva reso noto un investimento di oltre 360 milioni di dollari in Virginia per produrre i componenti “pesanti” per il settore nucleare Usa;

 

anche Edf è pesantemente indebitata ed ha perso più del 60% in borsa in particolare per operazioni effettuate in Gran Bertagna dove ha acquistato, subito prima del crollo dell’economia mondiale, British energy e le sue centrali a fine vita ad un prezzo esorbitante (tre se non quattro volte superiore al costo attuale) e negli USA dove ha sborsato 5 miliardi per acquistare il 50% delle attività nucleari dell’americana Constellation rivenduta dal miliardario Buffet ad un prezzo molto più alto rispetto a quello a cui l’aveva acquistata nel corso della crisi. Inoltre l’EPR di Flamanville, lanciato nel dicembre 2007 ha già accumulato un anno di ritardo e il suo prezzo è passato dai 3,3 miliardi ai 4 e tutto fa pensare che ne costerà almeno 5 o 6;

 

la maggioranza dei progetti di costruzione di centrali nucleari francesi all’estero (Libia, Algeria, Marocco, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Giordania, Sudafrica ed addirittura l’Estonia sfiancata da una crisi economica devastante) restano annunci e i volenterosi tour del presidente Sarkozy fino ad ora non hanno sortito che semplici "accordi di cooperazione", che non impegnano a niente e l’eventualità di costruire EPR in giro per il mondo è meramente virtuale;

 

in particolare la “vendita” annunciata da Srakozy di due EPR all’India consiste solo nella firma di un protocollo che non impegna a nulla e anche i due EPR venduti alla Cina nel 2007 restano allo stadio di progetto essendo stato eseguito solo qualche lavoro di terrazzamento nel 2008 a Taishan;

 

il nucleare richiede enormi investimenti pubblici per una produzione di energia che darà i suoi frutti tra gli 8 e i 10 anni con un ritorno degli investimenti a distanza di 30 anni, che tali risorse, già difficili da programmare prima della crisi sono ancora più improbabili oggi, comprese la Cina e l’India;

 

il nucleare è un’energia del passato, inquinante e che a parità di investimento crea occupazione 15 volte inferiore ad investimenti in energie alternative quali l’efficienza energetica e le rinnovabili;

 

si chiede di sapere,

 

se siano al corrente di quanto sopra riportato;

 

se non ritengano, a fronte di quello che si rivela essere il rovinoso fallimento del nucleare francese, di riconsiderare la decisione del ritorno dell’Italia al nucleare ed in particolare gli accordi recentemente siglati con il Presidente francese Sarkozy e le aziende francesi;

 

se non ritengano infine più conveniente e risolutivo dei problemi energetici del nostro Paese nel rispetto anche agli impegni internazionali puntare ad un piano straordinario per migliorare l’efficienza energetica in tutti gli ambiti, da quello dell’edilizia a quello industriale.

 

 
Fonte: Radicali.it

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