In tutta libertà
Alberto Figliolia. Il preziosissimo “Only”
07 Marzo 2009
 

Una perla in un mare magno di fango. Only è un film preziosissimo. Così bello da non riuscire a entrare in un circolo distributivo, per ora. E bisogna ringraziare la Fondazione Cineteca Italiana che ha saputo, proponendola all'attenzione e acquisendone i diritti per il circuito non commerciale italiano, seguire il profumo di questa pellicola, di cui sono protagonisti due adolescenti: il dodicenne, e solitario, Daniel (Jacob Switzer) e la tredicenne, e turbata dai violenti dissapori fra i genitori, Vera (Elena Hudgins Lyle) alle prese con i propri sentimenti, nel viluppo di un'amicizia estemporanea, casuale e brevissima – lo spazio di una mezza giornata, un volo di farfalla –, ma interiormente ricca, di parole che lasciano un dolce segno, nonostante e contro le frustate di una dura e amara realtà condita di solitudine, e silenzi che non sono tali, bensì una comunicazione muta e profonda.

I due ragazzini si muovono in perfetta e totale sintonia, fra case e cose, binari della ferrovia, alberi e neve, una neve che tutto circonda e ricopre, quasi ovattando ogni piccolo grande malessere dell'esistere. Non è una fuga il loro vagare apparentemente senza meta né ordine, fra confidenze, confessioni, piccoli segreti, disvelamenti di paure e desideri, ma quasi una sorta di viaggio iniziatico, un microviaggio alla ricerca: di sé e dell'altro, di sé nell'altro, la sonda di un amore acerbo e tenero, la sua delicatezza da preservare per sempre nel cuore. Commovente, in quanto vero. Nessuna complicazione intellettualistica fine a se stessa, nessun indugio narcisistico: semplicemente, invece, una disperata e soave necessità reciproca, empatica, e un lirismo potente nel dipanarsi delle anime. Tutto così bello e naturale e puro che la stessa paura della separazione, inevitabile, è vinta. Seppur senza messaggi consolatori, la speranza vive. «Volevo catturare le impressioni di un tempo, quel tempo culminante di conquista dell’indipendenza, di distacco dai genitori, e di estensione verso l’esterno ma ancora innocente», dice Ingrid del suo film.

E gli adulti con il loro mondo, così incomprensibile e nel contempo incapace di comprendere? Sono sullo sfondo: figurine. Presenti con i propri drammi e “assenti”.

Only – dal Canada: meraviglioso il paesaggio innevato dell'Ontario, con le sue solitudini che paiono assecondare lo scorrere dei fiumi emozionali e di coscienza dei due giovanissimi protagonisti –, è l'opera prima, come lungometraggio, di Ingrid Veninger, canadese nata a Bratislava nel 1970, coregista con Simon Reynolds. Un film, finalmente, non da tempo delle mele o delle pere, ma una rappresentazione reale, realistica e, come detto, poetica senz'alcuna forzatura. Il tutto agevolato e fecondato dalla splendida interpretazione dei due attori protagonisti di un'impareggiabile mimesi.

Il film, presentato in anteprima per l'Italia (anche se visto al Festival Internazionale del Film di Roma) allo Spazio Oberdan di viale Vittorio Veneto 2 (Milano) e qui sino all'1 marzo, si trasferisce ancora per un certo lasso di tempo all'Area Metropolis 2.0 di Paderno Dugnano (via Oslavia 8) e a Como.

Info per il pubblico: tel. 02 29005659

www.cinemamilano.itwww.onlythemovie.com

Alberto Figliolia



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