Lo scaffale di Tellus
Alessandra Borsetti Venier: L’editoria italiana e il boom del romanzo
20 Febbraio 2009
 

In veste di editore della Morgana Edizioni ricevo spesso richieste di informazioni sui meccanismi di scelta degli autori, o su quali siano i generi che funzionano meglio, oppure come pubblicare “quel” libro che si vorrebbe tanto far uscire dal cassetto… Risposte che con l’andamento odierno dell’editoria sono sempre più complesse e che, comunque, non si possono dare in modo generico. Per me ogni autore e ogni libro sono una storia speciale, niente può essere standardizzato.

 

Comunque un’analisi generale su come si svolge il mercato librario mi sento di affrontarla, soprattutto perché sull’argomento vengono fornite poche informazioni.

Intanto, da alcuni anni il Belpaese sta diventando sempre di più una “fabbrica del romanzo”. Secondo un recente rapporto pubblicato dall'Osservatorio permanente europeo della lettura, ogni anno l’operosa officina dell’editoria italiana ne sforna oltre 40 titoli al giorno, incluse domeniche e feste comandate: complessivamente vengono pubblicati circa 15mila cosiddetti “testi letterari moderni”. Uno tsunami quotidiano che inonda le librerie: oltre un centinaio di novità al mese! Ed ecco perché ormai una “novità” ha vita brevissima, e deve lasciare il “posto” sullo scaffale alla successiva nel giro di pochi giorni.

I circa 15mila “testi letterari moderni”, secondo le ultime stime Istat, sono così divisi: circa 50 sono “testi narrativi” e una quota di poco più di mille è rappresentata da “opere letterarie classiche”. Il resto – quindi la stragrande maggioranza – è costituita da opere di fiction, con una significativa prevalenza dei pen club e murder seguita dai generi, secondo le definizioni internazionali: historical, ethnic e banality.

Su una produzione editoriale complessiva di oltre 54mila titoli l’anno è un dato sorprendente!

 

Tali sono i ritmi dettati dall’industria editoriale, al servizio della regola del consumo rapido, dove però la letteratura c’entra poco o niente. Come ci spiega bene Michele Rak, professore di Teoria e Critica della letteratura all’Università di Siena e curatore del rapporto Mercato e romanzo (Liguori Editore), «non esistono più i tradizionali generi letterari, scalzati da nuovi campi dell’immaginario ideati dal marketing. Gli editori li hanno confezionati interpretando bisogni e desideri del “cliente”, sincronizzati sulle suggestioni che provengono dalla cronaca: delitti, guerre, religioni, etnie, malattie, gossip e molto altro ancora. Niente di più o di diverso dalla produzione di altre merci. Anche la società letteraria ne viene fatalmente contaminata, includendo al suo interno “critici togati” e “interpreti abusivi”, spesso dilettanti commentatori di romanzi, però funzionali al consumo rapido».

 

Questa sterminata produzione di romanzi include un ampio ventaglio di prodotti nazionalpopolari, tutti di sicuro appeal per il lettore. Tra i più frequentati è il genere murder, nelle sue varie articolazioni di giallo, noir, thriller, horror; mentre il genere historical soddisfa la richiesta di chi è attento alle problematiche della società e ai temi dell’identità. In questa sezione ci si imbatte nelle spy story finanziarie e giudiziarie, nelle saghe, nei romanzi storici, negli epistolari e nei diari, e anche nei cosiddetti mix novel, nati dall’incrocio tra eros, violenza e cronaca. Proseguendo nella rassegna dei macchinari narrativi, s’incontra lo show writing, ossia la collezione di romanzi tratti da film e spettacoli, oppure firmati da personaggi dello show business. Di recente successo è il genere ethnic che comprende i romanzi dedicati a culture, etnie, religioni di mondi un tempo lontani e oggi vicinissimi grazie alle migrazioni. Il variegato catalogo comprende anche il soap writing, vale a dire il “polpettone” erotico, e infine il cosiddetto banality, ossia storie di vita vissuta in formato nazionalpopolare.

Se escludiamo il nothing, un termine per indicare i libri finanziati dagli assessori o da case editrici a pagamento, arriviamo al pen club o romanzo di penna, l’unico che tenga conto della qualità della scrittura e dello stile, destinato a lettori esigenti. Contiguo è il reparto Classic, nel quale sono compresi i romanzi delle tradizioni letterarie nazionali.

Un altro filone riguarda i bestseller e le sue innumerevoli imitazioni. Il 2005 fu l’anno di Dan Brown, o meglio della sua definitiva celebrazione, con una vasta schiera di follower pianificati (parodie, approfondimenti, dietro le quinte, contestazioni, eccetera), alcuni dei quali toccarono la vetta di 80 mila copie.

Per ricapitolare, le cifre riportate dall’Osservatorio permanente europeo della lettura indicano la rilevanza della “letteratura delittuosa”, con il consueto trittico omicidio-indagine-rivelazione, mentre il tradizionale horror registra un certo calo nel favore dei lettori. Altra tendenza in forte crescita è quella del “romanzo etnico”, caratterizzato da scenari esotici o comunque extra occidentali, un genere sicuramente aiutato dal successo di autori laureati dal Nobel come l’antillano Derek Walcott nel 1992 o l’africano John Coetzee nel 2003.

 

Comunque il mercato, quello tricolore, è sempre più nazionale: è in diminuzione la quota dei libri tradotti e cresce l'attenzione per la narrativa italiana.

Certo è che di fronte a questa alacre macchina narrativa, potrebbero sembrare paradossali i bassi indici di lettura esibiti dal nostro paese. Un Paese in cui, comunque, si stima vengano venduti oltre 20 milioni di romanzi all’anno. Ma quanti sono i clienti affettivi ed effettivi di questo crescente librificio? Il rapporto tra la quantità dei libri e la quantità dei lettori sarà argomento di un prossimo appuntamento con i lettori di Tellusfolio

 

Alessandra Borsetti Venier


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