Obiettivo educazione
Paolo Brondi: Sulla "logica" del tempo presente
14 Febbraio 2009
 

Oltre la banalità di ogni giorno che sottrae le persone a spazi e tempi di significative e valoriali esperienze,  conviene sempre più spesso interrogarci sul proprio posto nella storia, e cogliere, più costruttivamente, il senso del corpo che vive in un’epoca e una mente che vive molto oltre.
Corpo e mente esperimentano un vissuto storico che è un susseguirsi di supremazie e soggezioni, entro le quali l’uomo si è sempre più deformato, grazie a schemi e griglie di conoscenza unificanti il sapere e oscuranti spontaneità e creatività.

  
Ma, mentre il corpo sente il peso delle catene del presente, condizionanti ogni aspetto della vita individuale e sociale, culturalmente derivate dalla logica del tempo, una logica della morte delle permanenze e di una società del “getta via”; la mente indica la strada per liberare l’uomo dalla logica del dominio, ovvero da tutte le strutture autoritarie, che, seppur originate da un bisogno di sicurezza e connotate da un sapere rassicurante, in realtà perpetuano insicurezza, mascherandola in vari modi.

   
Una delle maschere, più potente è rappresentata dalla chiacchiera, non quella sana e socializzante delle piazze o del sagrato di un tempo trascorso, ma l’odierna e di moda, divulgata prepotentemente dai mass-media.
L’odierno dominio della chiacchiera, così densa di insignificanza e di grigiore, eppure coinvolgente ogni processo di coscienza;  conferma che oggi la saldezza del pensiero è incrinata dal dominio delle interpretazioni: nulla è vero, nulla è falso, qualsiasi banalità è un fatto su cui contare. Così, il vivere assume la forma dello scontro delle forze e delle prospettive diverse: ognuno ha la sua prospettiva che vorrebbe imporre normativamente agli altri, ciascuno ha la sua menzogna da far valere come verità incrollabile. Il superamento di qualsivoglia menzogna, ha come base un’interpretazione continua e in ogni modo la consapevolezza che questa è sola una fra le tante interpretazioni. Il conoscere è dunque un valutare, un organizzare la realtà secondo un certo punto di vista, una determinata  prospettiva: Conseguentemente è compito della persona aprirsi ad una interpretazione dell’ambiente e di tutto quanto accade, con minima cessione al già detto e massima apertura alla ricerca; ed è dovere di chi è preposto e orientato a difendere l’educazione individuale e sociale, di porgere aiuto, a chi non è in grado di elevarsi a tale compito, attraverso il carattere ortopedico delle idee. Esse hanno efficacia là dove le credenze si sono infrante o indebolite ed il pensiero è in un circolo chiuso, o in una sorta di labirinto. Esse guidano oltre la caverna dell’ignoranza e favoriscono l’obiettivo di accrescere le capacità dell’individuo, di tener testa al mutamento, di maturare capacità cognitive e affettive necessarie per sopravvivere ad ogni spinta acceleratrice e per riguadagnare felicità altrimenti impossibili.

  

Paolo Brondi

 


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